Lunedì, 20 Maggio 2024

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Io cammino con... Susan George

Dossier

silvia romano2

«Sono una donna, questo conta. Un’anziana signora di 86 anni, adesso. Mi sento come se avessi avuto l’incredibile fortuna di poter fare esattamente quello che volevo nella vita. Ho avuto genitori sia “come si deve” che notevoli, soprattutto mio padre. Per me, i diritti e le capacità delle donne andavano da sé. Ho potuto condurre le battaglie che mi sembravano importanti e giuste. Ho dedicato il mio lavoro allo studio del funzionamento dei poteri e ho trasmesso il risultato delle mie ricerche al maggior numero possibile di persone nei miei libri».

Da cinquant’anni Susan George è interessata alle ingiustizie nel mondo. Statunitense naturalizzata francese, ci racconta come la sua coscienza politica si è risvegliata di fronte all’orrore della guerra del Vietnam e come, da allora, si è impegnata contro gli abusi di potere: prima studiando il problema della fame nel mondo, poi quelli del debito degli Stati e del potere delle transnazionali. Fin dall’inizio, dal 1989, sostiene la causa ecologica. Presidente onorario di ATTAC e del Transnational Institute, questa figura di punta del movimento altermondialista è nonna di quattro nipoti. Ha sempre collocato i suoi impegni familiari e pubblici allo stesso livello, dispiegando tesori di energia e di pedagogia.

È stata membro del Consiglio di amministrazione di Greenpeace International e di Greenpeace France dal 1990 al 1995. È membro del comitato di patrocinio della Coordinazione francese per il Decennio della cultura della pace e della non violenza. Diverse decine di suoi articoli in inglese e francese sono disponibili sul suo sito (http://www.tni.org/george [archive]) del Transnational Institute.

Nel marzo 2012 ha partecipato alla creazione del Collettivo Roosevelt con Stéphane Hessel, Edgar Morin e Michel Rocard e di numerosi intellettuali e personalità pubbliche della società civile e politica. Questo collettivo presenta 15 proposte per evitare un crollo economico, sviluppare una nuova società e lottare contro la disoccupazione endemica e creare un’Europa democratica.

Nel 2018 sostiene il collettivo europeo Pacte Finance Climat, destinato a promuovere un trattato europeo a favore di un finanziamento sostenibile della transizione energetica e ambientale per lottare contro il riscaldamento globale.

In un articolo pubblicato nell’Huffington Post (edizione francese) nel 2018 ha scritto:

«La crisi del 2007-2008 non è stata una lezione sufficiente e i nostri avversari di sempre, esigendo continuamente nuovi privilegi, sembrano determinati a provocare un crollo economico e sociale generale. Le imposte sui capitali e sulla ricchezza in generale si stanno evolvendo in un senso che riteniamo pericoloso, i paradisi fiscali sono fiorenti e, secondo i nostri amici del Tax Justice Network, ospitano tra i 21 e i 32 trilioni di dollari, molto più di quanto sia necessario per cancellare i disavanzi di bilancio e gli investimenti nei settori delle infrastrutture, del clima, dei servizi sociali che ne hanno maggiormente bisogno. Le imprese transnazionali non sono mai state così potenti né le loro lobby così influenti. Esse redigono praticamente da sole i trattati come il TAFTA, difendendo naturalmente il “libero commercio” e la libertà di investimento, ma in realtà, soprattutto, la concessione di nuovi diritti per se stesse».

La crisi del 2007-2008 non è stata una lezione sufficiente e i nostri avversari di sempre, esigendo continuamente nuovi privilegi, sembrano determinati a provocare un crollo economico e sociale generale


susan2Nel suo libro edito da Seuil nel 2020 racconta le sue esperienze partendo dalla sua infanzia negli Stati Uniti: grande amante della natura già da piccola, amava fare parte degli scout. Arrivata in Francia da giovane, ha sposato un francese. Nel libro racconta come, quando suo marito si è ammalato ed è stato curato dal servizio sanitario francese, pubblico e nazionale, ha ringraziato il cielo di vivere in tale Paese. Secondo le sue stesse parole, se avessero abitato negli Stati Uniti d’America, in cui la Sanità è in mano alle assicurazioni private, per curarsi sarebbero stati costretti – per affrontare le spese – a vendere la casa.

Il libro di cui Susan George si sente più fiera è Come muore l’altra metà del mondo, ormai diventato un classico, che dimostra come la fame non sia una fatalità, ma implichi una dimensione politica. Anche il Rapporto Lugano lo considera un’opera preziosa, perché spiega efficacemente come i dominanti pensano di preservare il capitalismo nel XX e XXI secolo. Susan George si considera una persona felice e “viva” soprattutto quando compie una missione che corrisponde a ciò che ella spera - o quando le sue idee sono condivise e comprese. È felice per gli altri, del successo dei suoi cari, ma la causa che le preme di più è quella dei poveri, degli esclusi e degli oppressi, al di là delle frontiere.

In questo XXI secolo, in cui la salute, l’ambiente e lo stato sociale sono minacciati, Susan mette in discussione le multinazionali nocive, i governi che le sostengono e le lobby che le difendono. Attraverso i suoi libri, le conferenze e l’attività dell’intera sua vita, cerca di far comprendere questo messaggio: non si dovrebbe accettare che il capitalismo liberale, esacerbato e insaziabile, distrugga - per il profitto di pochi - gli esseri umani, il loro ambiente e la bellezza del mondo. ◘

A cura di Achille Rossi


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