Lunedì, 20 Maggio 2024

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La scuola che verrà

Istruzione. Una nuova idea di insegnamento.

silvia romano2

Negli ultimi mesi, anche in ragione di quanto previsto dal Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), si è parlato e si è scritto molto di scuola. Il Pnrr prevede una spesa complessiva di 30,88 miliardi di euro nella Missione 4, dedicata all’Istruzione e alla Ricerca, e in particolare 19,44 miliardi per i Servizi di istruzione (dagli asili nido alle università) e 11,44 miliardi per la ricerca. Soltanto 5,5 miliardi sono destinati al miglioramento dell’offerta formativa e al contrasto alla dispersione, oltre che al miglioramento delle competenze degli alunni.

Preso atto della grave carenza dei servizi educativi per l’infanzia, il Piano prevede un deciso incremento dell’offerta e il sostegno alle famiglie con l’assegno universale per i figli. Nella consapevolezza del gap nelle competenze di base, del grave tasso di abbandono scolastico, dei preoccupanti divari territoriali (soprattutto tra le aree del centro-nord e quelle del sud e delle isole), si intende incrementare l’impegno di spesa, promuovere la frequenza scolastica, incrementare il numero dei ricercatori, favorire lo sviluppo della cultura dell’innovazione. Al miglioramento qualitativo e quantitativo dei servizi di istruzione e formazione si vuole affiancare il miglioramento dei processi di reclutamento e di formazione degli insegnanti, il potenziamento delle infrastrutture scolastiche, la riforma e l’ampliamento dei dottorati, il potenziamento della ricerca, la collaborazione tra università e imprese, il sostegno ai processi di innovazione. Ma, concreti provvedimenti in questa direzione sono di là da venire.

A 5 mesi dall’inizio dell’a.s. 2021/22, non possiamo non chiederci: a che punto siamo? La realtà del sistema scuola-università-ricerca è molto preoccupante. Le dichiarazioni di buona volontà non sono sufficienti. Gli stessi Piani non sono stati predisposti e potremo valutarli solo in fase di realizzazione. Abbiamo urgenza di interventi immediati, organici e coerenti. Preso atto delle gravi carenze strutturali del sistema scolastico, è necessario intervenire nel potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione (dagli asili all’università) ed è urgente riportare nelle aule i ragazzi che hanno abbandonato la scuola. Nel biennio dominato dal Covid nel nostro Paese oltre 700mila ragazzi hanno lasciato i banchi di scuola; il tasso di abbandono ha superato il 13% degli iscritti. Ma la pandemia ha danneggiato diversamente le scuole del Centro/Nord del Paese rispetto alle scuole del Mezzogiorno, nelle quali in due anni è crollato l’indice di frequenza, mentre l’abbandono scolastico, la dispersione e i livelli di formazione hanno raggiunto esiti preoccupanti, come documentano anche i risultati Invalsi.

Giornalisti e uomini di scuola negli ultimi mesi si sono interrogati sulla necessità e sull’urgenza di interventi coerenti a favore degli studenti, dei docenti e di tutto il personale scolastico e universitario. Risulta sempre più diffusa l’idea che una scuola, che sappia sviluppare sia un insegnamento umanistico sia un insegnamento nell’area scientifica, consente agli studenti di fare consapevolmente le scelte della specializzazione, una volta completato il ciclo della formazione superiore. Si ritiene giustamente che il dialogo con gli strumenti della tecnologia e dell’intelligenza artificiale, senza trascurare la formazione umanistica e scientifica, vada promosso già nella secondaria superiore per preparare i giovani alle scelte alle quali saranno chiamati negli anni successivi.

Come ripensare la formazione degli insegnanti che operano nella secondaria superiore? Proposte interessanti sono presenti nella lettera aperta che il professor Pietro Di Martino, dell’Università di Pisa, ha inviato alla Ministra Messa e al Ministro Bianchi. Di Martino parte da un dato incontrovertibile: l’Italia è l’unico paese in Europa a essere privo di un serio percorso di formazione iniziale dei docenti. Il Professore di Pisa ritiene urgente la realizzazione di un sistema efficace e condiviso, progettato e gestito insieme dalle Scuole e dalle Università, e per questo si rivolge ai due Ministri del Governo perché accolgano la sua richiesta.

Quale profilo disegnare per la scuola che verrà? Il sistema educativo e scolastico italiano va radicalmente riformato. L’area linguistico-letteraria e storico-filosofica non deve essere danneggiata, ma va armonizzata con l’esplosione delle scienze e con la rivoluzione tecnologica. E non basta implorare un accesso qualificato all’insegnamento. I docenti devono essere formati e aggiornati tenuto conto della rivoluzione che sta sconvolgendo non solo le strutture di insegnamento e le forme di apprendimento, ma anche la definizione dei profili educativi e professionali. Sono necessarie nuove idee e nuove pratiche di insegnamento, che coinvolgano tutti i docenti, di ogni livello e indirizzo scolastico, e riescano a rispondere ai bisogni dei ragazzi del XXI secolo. Certamente è inaccettabile quanto sostenuto dal Consiglio universitario nazionale in un recente documento (16.XII.21) sul tema della formazione degli insegnanti: cancellare, cioè, ogni percorso formativo pre-ruolo (perché rappresenta un aggravio sia di costi sia di tempo) e rimandare una formazione specifica dei docenti al periodo successivo all’immissione in ruolo!

Ministri e dirigenti scolastici dovrebbero conoscere i bisogni e ascoltare le richieste dei ragazzi, ma soprattutto dovrebbero promuovere il coinvolgimento dei dirigenti scolastici e dei docenti, che vivono in trincea e conoscono le attese degli studenti, come dimostrano le pratiche delle associazioni dei presidi e degli insegnanti a livello nazionale e come testimoniano i docenti tutte le volte che hanno possibilità di esprimersi: è il caso della professoressa Lucia Tancredi (Macerata), titolare di Italiano e Latino, scrittrice di successo, insegnante democratica che non ha dubbi sulla Dad: “La scuola è scambio vivo. La scuola a distanza non è scuola”. E la situazione dei primi giorni dell’anno 2022 lo ha confermato, così come hanno dichiarato dirigenti scolastici e docenti, che hanno anche testimoniato sui disagi degli insegnanti e degli allievi, hanno documentato le assenze continue del personale e degli studenti a causa del Covid, hanno denunciato l’impossibilità di recuperare carenze e ritardi preoccupanti, registrati anche in questo terzo anno scolastico sconvolto dalla pandemia. ◘

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di Matteo Martelli


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