MAIOLICHE TRICCA
Tra ottobre e novembre a Sansepolcro in Via Fontesecca è stato abbattuto un fabbricato apparentemente insignificante, ma che come tutte le cose aveva vissuto una sua storia e che in questo caso aveva portato lustro alla città per molti decenni tra Ottocento e Novecento. Parliamo della Fabbrica di Maioliche di Primo Tricca che tra alterne vicende fu protagonista della vita economica di Sansepolcro per 138 anni, dal 1825 al 1963.
Agli inizi del Novecento Carlo Signorini, segretario della Camera di Commercio ed Arti di Arezzo, ci segnala a Sansepolcro «una fabbrica di maioliche comuni e fini, di terraglie brune, tubi per condutture in terra cotta pressati» che utilizza ben «quattro fornaci per le varie qualità di lavoro». La produzione di questo opificio, fondato da Giovanni Tricca nel 1825, che già a fine Ottocento era stata premiata con medaglia d’oro dal Ministero di Agricoltura Industria e Commercio e aveva ricevuto anche altre medaglie e molte altre menzioni onorevoli, era specializzata nella realizzazione di «tubi di terra cotta per condutture di acqua del diametro interno dai 50 ai 200 millimetri, internamente invetriati, resistenti a una pressione fino a 25 atmosfere» come si legge nella carta intestata del 1900. Tuttavia la sua attività spaziava ben oltre gli impianti idrici e sanitari e come si legge nella pubblicità del periodo andava da «una speciale manifattura di cartelli in maiolica» «con fondo bianco e iscrizione turchina» per la «numerazione delle case e per gl’indicatori delle strade» alla realizzazione di «lettere in rilievo smaltato in bleu di varie grandezze»; da «idrometri smaltati, quadrelle parimenti smaltate per pavimenti» a «tubi da drenaggio e per la conduttura delle acque»; da «vasi da fiori e da agrumi» a «stufe per salotti e camere».
Nel 1911, alla data del primo Censimento dell’industria, la fabbrica di maioliche di Primo Tricca dava lavoro a 25 operai e il salario poteva dirsi “buono”. A Sansepolcro, come accusavano i socialisti dalle colonne del loro settimanale “La Rivendicazione”, a tenere basse le paghe era la presenza della Buitoni con alti livelli occupazionali e la giustificazione che garantiva lavoro con continuità annuale. Tuttavia anche nella fabbrica di ceramiche si lavorava per tutto l’anno e agli inizi del Novecento i lavoratori della fornace di Primo Tricca, esclusi i ragazzi e gli apprendisti «rimunerati con piccoli salari», percepivano una mercede compresa tra 1,60 e 1,80 lire al giorno, superiore a quella della Buitoni che si può stimare mediamente un 20-25% più bassa.
In ogni caso l’importanza della fabbrica di maioliche Tricca è dovuta più allo sviluppo del suo mercato di vendita che al numero dei dipendenti. Infatti le targhe smaltate di bianco con le iscrizioni e i numeri in colore turchino invasero le ferrovie del Regno così come le strade di molti comuni per l’indicazione toponomastica delle piazze e delle strade e la numerazione civica dei fabbricati.
Dal 1917 la conduzione dell’azienda passò ad Angiola (Emma) Tricca, figlia di Primo, e al marito Valentino Mercati. La ditta però conservò il nome di Primo Tricca e con questa ragione sociale la troviamo iscritta nel 1925 nel Registro imprese della Camera di Commercio di Arezzo come Società di fatto.
Nel 1929, conservando la sede principale in via Fontesecca, venne aperta una succursale in viale Diaz, che però verrà chiusa nel 1938, e una filiale in Citerna nei pressi della cave di argilla con lo scopo di sviluppare lo sfruttamento di questo materiale per fini commerciali.
Negli anni Quaranta, dopo la morte dei coniugi Tricca e Mercati, la conduzione della fabbrica di ceramiche passò per successione a Primo e Assuntina di Angiolo Tricca. Nel 1943, come per molte altre imprese, furono gli eventi bellici a far cessare l’attività per mancanza di lavoro.
Riaprì nel 1953 con una “nuova ditta attiva nella fabbricazione di terrecotte artistiche e comuni, denominata Fabbrica Artigiana Terrecotte Artistiche (FATA)”, che però, come ci racconta Valentino Minocchi, nel 1958 abbandonò la produzione di maioliche industriali e s’indirizzò verso la produzione artistica. Cessò la produzione definitivamente nel 1963 decretando così la fine dell’attività manifatturiera della famiglia Tricca, a cui rimase l’estrazione, la vendita e la lavorazione dell’argilla per la produzione di manufatti ceramici nella Società Ceramica Sansepolcro in località Fighille nel comune di Citerna. Nel 1971 anche la sede di Sansepolcro in via Giovanni Buitoni 19 della Società Ceramica Sansepolcro lasciò la città toscana e venne trasferita presso la sede operativa in via della Cava 2 bis a Fighille nel comune umbro di Citerna, dove ancora oggi quest’impresa estrae, lavora e commercializza in gran parte della penisola la preziosa argilla denominata “Terra Citernae
Ulteriori dettagli sulla fabbrica di maioliche Tricca di Sansepolcro si possono trovare sul numero del mensile “L’eco del Tevere” di dicembre 2019, distribuito gratuitamente da Saturno Comunicazioni.
di Claudio Cherubini