Lettere in redazione: Il mistero poco buffo

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Trovo quasi buffo che, sul numero di dicembre, vicino all’articolo “come si costruisce il mostro” che dovrebbe insegnare a pensare due volte, pri­ma di diffondere le notizie ci sia quello “come si avvelena un territorio” in cui si accomuna la ditta Splendorini alla coltura del tabacco, alla Color Glass (di cui non so niente, ma almeno è ‘potenzialmente’ pericolosa). Frequento da tantissimi anni lo “sfascio” adiacente lo stabi­limento sotto accusa e solo recentemente ho scoperto cosa si lavora al suo interno... quindi la puzza non è così forte e persistente, se non l’ho mai sentita (comunque se quella roba finis­se in discarica qualcuno ne sentirebbe l’odore ben peggio). Ho provato a chiedere perchè con una ditta del genere non ci fosse un biodigestore lì vicino e la risposta, unanime, è stata «sai quanta puzza in più dovremmo sopportare?» A me non risulta che i biodigestori puzzino! Le materie trattate dalla ditta sono tutte comme­stibili, quindi non pericolose L’episodio citato di “sversamento intenzionale, sperando che la pioggia annunciata e non veri­ficatasi ne cancellasse le tracce” non ha nulla da invidiare alla “creazione del mostro” dell’altro ar­ticolo in quanto nessuno può sapere che è stato uno sversamento voluto e, da quanto con buo­na volontà si può dedurre dall’articolo stesso,nè le analisi ufficiali, nè quelle del Comitato hanno dato risultati compromettenti per Splendorini, al­trimenti sarebbe seguita denuncia e avreste scrit­to chiaramente cosa si era trovato. Non ho alcun interesse in questa vicenda, ma cre­do che i “nemici dell’ambiente “ siano altrove... magari nel sistema che crea tutti quegli scarti e non permette neanche che un riciclo intelligente avvenga in loco...Che interessi ci sono dietro???

In fede Bugini Nadia

La ringrazio per la sua lettera che mi consente di fare alcune precisazioni, utili a non confondere le cose e non  impantanarsi in una sterile contrapposizione tra “negazionisti” e “colpevolisti”. Per rendercene conto basta os­servare quanto sta avvenendo, e sottovalutando, a livello planetario con la crisi climatica e il surriscaldamento globale, per molto tempo negata e ora evidente a tutti. A meno che non si vogliano considerare gli incendi de­vastanti in Australia o in Brasile piuttosto che lo scioglimento dei ghiacciai fatti casuali, bisogna ritenere  che vi sia una parte di responsabilità preponderante da parte dell’uomo nella crisi ambientale attuale. Le cose sono tutte interconnesse, piccole o grandi che siano, e se lo ha capito una ragazzina di 16 anni, Greta Thunberg, possiamo, con un piccolo sforzo, capirlo anche noi. Il tema affrontato a Trestina – ma che in verità riguarda tutta l’Alta Valle del Tevere –  non appartiene a una singola azienda né, tantomeno, a una singola storia. Abbiamo cercato di documentare come l’inquinamento   di quel territorio abbia alla base una serie di concause che, sommate insieme, producono un effetto moltipli­catore con pesanti ricadute sull’ambiente e sull’uomo. Gli attori, nella fattispecie, Splendorini, Color Glass, tabacco, discarica e tanto altro. Nella ricostruzione dei fatti abbiamo ricordato che per un periodo lungo e contrastato l’azienda Splendorini è stata autorizzata al trattameneto di rifiuti urbani, da cui sono scaturiti i principali problemi. Questo ne ha fatto un anello dei tanti  attori presenti in quel contesto, che ha prodotto un innalzamento inquietante del problema ambimtale e di quello connesso della salute.Quindi non si tratta di creare mostri, ma di spiegare una realtà complessa e i problemi che spesso hanno molte cause. La semplifica­zione è la malattia del tempo, ma non bisogna cadere in questo errore.I dati, se non ci si vuol fermare ai dettagli, sono molti e da noi documentati: secondo l’Ispra le acque del nostro territorio sono tra le più inquinate del Paese; l’Istat ci rappresenta una mappa delle insorgenze tumorali in cui l’Altotevere, e in particolare la zona di Trestina, figura ai primi posti; il fattore di rischio rappresentato dalla coltivazione del tabacco è stato documentato con uno studio antropologico; il Comitato di cittadini ha fatto prendere coscienza del problema coinvolgendo competenze e tecnici di alto livello. Infine abbiamo aggiunto che la ditta Color Glass, che produce Biossido di Titanio, non dovrebbe stare in mezzo a un paese, perché clas­sificata “Insalubre di prima classe”. Poi ci sono i biodigestori e discarica a poca distanza. Di fronte a questi dati, il Comitato ha deciso di difendere gli interessi dei cittadini: se saprà farlo, avrà il plauso; se non lo sprà fare, sarà criticato. Ma il tema dell’aggressione all’ambiente è ineludibile. «Che i nemici dell’ambiente siano altrove... magari nel sistema che crea questi scarti... che interessi ci sono dietro???», lei si chiede. È proprio questo il punto: le responsabilità sono altrove, nelle istituzioni che non sono state in grado di varare un Piano Rifiuti degno di questo nome, e, cosa più grave, cercano di scoraggiare, se non proprio intimidire, chi respon­sabilmente si fa carico dei problemi del proprio ambiente. Per fare gli interessi di chi? Per rispondere a questa domanda, si chieda perché Gesenu ha fatto la fine che ha fatto: forse troverà la risposta. (A.G.)