La propaganda anti immigrati non l’ha inventata Salvini, la sinistra ne porta le stigmate. Salvini la fa esibendo i muscoli, certa sinistra invece nasconde il problema. Due esempi freschi di cronaca. Il primo riguarda l’arresto dei gestori egiziani di un servizio di autolavaggio, che costringevano altri loro concittadini dipendenti a turni di lavoro di 12 ore, paghe basse e anche botte.
Un caso di schiavitù domestica di cui i tifernati, ancorché clienti, non si erano accorti. L’altro episodio, positivo, riguarda l’integrazione di un camerunense che ha frequentato la scuola operaia Bufalini e dopo aver completato un corso formativo, ora lavora in una ditta locale. Il giovane è scappato dalle persecuzioni del suo paese, ha attraversato il Mediterraneo, è approdato allo Sprar di Arezzo e a Castello.
Due casi simili con esiti opposti, come opposti sono stati i comportamenti pubblici: sul grave episodio di schiavitù nessun partito, sindacato, amministratore ha pronunciato una parola di condanna, mentre sul secondo episodio l’istituzione ci ha messo il cappello con una fotografia di Amhed accanto a quella del Sindaco Bacchetta che di Sprar non ha voluto sapere e di immigrazione non parla, perché alla propaganda servono solo messaggi positivi. E così, a forza di accumulare polvere sotto il tappeto, l’incapacità della sinistra che si esibisce sulla Sea Watch e fa il selfie con Amhed sono della stessa natura. Salvini ha il pregio della chiarezza: la sua repressione è dichiarata, palese, ostentata.
Certa sinistra, invece, si mette il fiorellino all’occhiello mentre occulta il problema.