“Argonauti senza carico” li ha descritti uno scrittore francese, parlando degli adolescenti. Come gli antichi eroi alla ricerca del vello d’oro, i ragazzi di oggi cercano la felicità, ma vengono defraudati dei sogni perché non vengono date loro parole che animino l’esistenza. Sono condannati a vivere di niente e nessuno li aiuta a costruire una base solida per attraversare il percorso della vita. Tutto quello che viene offerto alla gioventù di oggi non è sufficiente a sostenere l’esistenza: c’è bisogno di significati, altrimenti l’uomo sprofonda.
Chi lavora con i ragazzi sa che in loro ci sono l’idealità e la generosità di sempre, ma sotto una crosta più spessa. È un sistema che non hanno creato loro e in ultima analisi li massacra. Siccome non si può vivere solo di consumo, di denaro, di successo, di sesso, si scova nell’esperienza giovanile contemporanea un vuoto che può essere colmato solo dalla violenza. Quello che colpisce negli adolescenti di oggi è una certa solitudine relazionale, come fossero meno capaci di rapporti interpersonali forti e solidi. È un disagio che può essere guarito coinvolgendoli in relazioni reali di ascolto, di condivisioni di esperienze, di cammino fatto insieme. I ragazzi hanno bisogno di essere pensati, portati nel cuore ed educati alla tenerezza; il principio di realtà che si oppone alla violenza. Il mondo adulto deve costruire una società più accogliente per i giovani, che sono i primi a essere misconosciuti e respinti. Sono la parte più debole della popolazione e bisogna porsi il problema del loro futuro. Se non riusciamo ad ascoltarli si rompe il filo che lega le varie generazioni: l’esito finale è che i giovani si smarriscono perché portano un bagaglio troppo leggero e gli adulti intristiscono perché constatano il fallimento dei loro ideali.
In fondo educare significa appassionarsi, ricordando che si educa non con quello che si dice, ma con quello che si è.
I servizi riportati nel dossier sono a cura di Achille Rossi