Cade l’impianto accusatorio
Forse qualcuno ricorderà la campagna mediatica scatenata sui social e su tutti i media contro Mario Pianesi, il Guru della Macro- biotica, accusato di aver fondato una psicosetta, di essersi macchiato dei delitti più gravi, tra cui l’omicidio della moglie, la riduzione in schiavitù di alcuni aderenti affidatisi alle sue cure e di aver costituito una vera e propria associazione a delinquere. Furono poche all’epoca le voci, tra cui il nostro giornale, che invitarono a distinguere le notizie di reato, terreno di indagine della magistratura, dalla filosofia e dalla esperienza degli “Upm” (Un punto macrobiotico). Dopo oltre un anno e mezzo di indagini preliminari, i capi d’accusa starebbero cadendo uno a uno.
Per due di essi è già stata richiesta l’archiviazione: la associazione per delinquere nella rete del “Punto macrobiotico” e per l’omicidio della moglie curata, secondo l’accusa, con i metodi alimentari restrittivi imposti dal coniuge. Resterebbe ancora in piedi l’accusa di riduzione in schiavitù mossa da alcuni aderenti all’associazione, ma gli avvocati della difesa sostengono, in una memoria difensiva, che «… anche alla luce delle dichiarazioni accusatorie, il reato non sussista». Quindi, anche l’indagine su questo punto può risolversi positivamente per la famiglia Pianesi.
Tutta la campagna accusatoria e denigratoria si sta sgonfiando, lasciandosi tuttavia alle spalle morti e feriti. In primo luogo la famiglia Pianesi devastata dalla gogna mediatica a cui è stata esposta senza potersi difendere, in secondo luogo, la stessa esperienza macro- biotica degli “Upm”, falcidiata da innumerevoli rinunce, defezioni, abbandoni. La conclusione della vicenda è attesa con fiducia, ma anche la totale assoluzione non restituirà a Pianesi e alla sua famiglia l’onorabilità preesistente.