Venerdì, 11 Ottobre 2024

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Trasformare un muro in un trampolino

Ricostruzione sintetica dei risultati elettorali: ha stravinto la coalizione che appoggiava Donatella Tesei e ha straperso la coalizione che appoggiava Vincenzo Bianconi. Il PD ha potuto godere di quanto seminato nelle ultime legislature: erba cattiva. La destra è riuscita a seminarne più, di una qualità che ha attecchito più velocemente, è cresciuta rigogliosa e – soprattutto - è piaciuta agli umbri. Avremmo quindi semplicemente cambiato fornitore di erba cattiva?
Diretta conseguenza di questa dissertazione vegetale – erba cattiva in alternativa a erba cattiva - potrebbe essere l’adagio tanto popolare: “Sono tutti uguali!”. Non penso sia così. La destra, dopo decenni di “moderazione”, è riuscita finalmente a distinguersi: alzando l’asticella dell’odio, dell’intolleranza, della barbarie. Quel misto di livore, sovranismo, populismo becero che speravo fosse estraneo agli abitanti di una regione – la nostra - in cui la natura, la storia, le tradizioni sono così imbevuti di ben altri valori. E invece ha attecchito, forse ha pure emozionato. Quella emozione che non è stata proprio in grado di suscitare l’altra coalizione in cui la faceva da padrone un gruppo politico, da 50 anni al comando della regione, incapace di una visione del futuro e di uno slancio programmatico, grigio di idee e stanco d’azioni. Chi ha votato la coalizione che appoggiava Bianconi per contrastare le destre lo ha fatto come necessità, come argine. Non ci può essere entusiasmo nel costruire un argine, per quanto possa essere necessario. C’è entusiasmo nel costruire qualcosa che porti frutti nel futuro, che apra a nuove opportunità, che ci salvi dalle disuguaglianze sociali e dai disastri climatici, le due vere priorità e sfide della nostra era.

donatella teseiDa molti della mia generazione la politica non è considerata il mezzo per migliorare il mondo. E gli argomenti a favore di questa idea così deprimente sono molteplici e validi. Possono essere riassunti in una parola: autoreferenzialità. L’autoreferenzialità poi si declina nella politica vista come una fonte di carriera professionale, se non proprio di esercizio del potere fine a se stesso; oppure come organizzazione autofagocitante, le cui dinamiche interne di organigramma, composizioni, ruoli, identità (...) bruciano l’80% delle energie provocando di fatto una siccità di contenuti; oppure ancora come una fabbrica di voti all’inseguimento dell’ultimo sondaggio che nel tempo di un click (nuova dimensione temporale del presente), fa decadere disegni di legge, alleanze, programmi, soggetti politici intesi sia come persone che come gruppi.

Cosa può costruire questo tipo di politica? Questo secondo me è il vero problema. Ci sono tante associazioni, movimenti che operano in tutti i settori della società per, in uno slogan, rendere il mondo migliore. Queste realtà si scontrano spesso con le istituzioni che sono - troppo spesso - dei muri quando dovrebbero invece essere dei trampolini. Fare in modo che la politica torni a fare da trampolino deve essere la sfida del futuro ed è una sfida che va combattuta a tutti i livelli cercando di fare politica in massa. Candidandosi, entrando nelle istituzioni per cambiarle. Contrapporsi a queste, starne fuori - come fanno certi attivisti dai guanti bianchi orgogliosamente antipolitici - porta a rendere quel muro ancora più alto e massiccio. Bisogna invadere lo spazio degli attuali soggetti politici, metterli in netta minoranza, farli sentire (quali effettivamente sono) inadeguati ai nuovi tempi.
Solo così si potranno vincere tutte le altre sfide per rendere questo mondo effettivamente migliore e, innanzitutto, possibile. I 5 anni che verranno di governo regionale marchiato “Lega Nord per la secessione della Padania” non sembra vadano (salvo sorprese) in questa direzione. Perlomeno che ci facciano da vaccino e ci immunizzino e ci risveglino.


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