Altra occasione Persa
Un esempio plastico del declino (anche) culturale di Città di Castello lo forni- scono le ormai imminenti celebrazioni nazionali per il 500enario della morte di Raffaello. Nel 1983, per il mezzo millennio dalla nascita, il capoluogo altotiberino aveva saputo recitare un ruolo di primo piano con la mostra sul Maestro Urbinate giovane (che proprio qui divenne MAGISTER) e con altre importanti iniziative collaterali che videro tra l’altro la partecipazione in loco dell’illustre storica dell’arte Sylvie Béguin, allora conservatrice del Louvre (dove è custodito un frammento dell’“Incoronazione di San Nicola da Tolentino”, primo dipinto tifernate per la chiesa di Sant’Agostino); oggi invece fa scalpore l’assenza della città dalle prossime manifestazioni, che la relegheranno a un ruolo puramente formale e marginale.
Eppure 37 anni fa erano state gettate le basi pervalorizzare ulteriormente lo straordinario rilievo storico-artistico della permanenza e dell’attività del Sanzio a Città di Castello, in virtù della nota convenzione stipulata tra la Pinacoteca Comunale e Brera, perseguita in maniera tenace dall’allora sindaco Giuseppe Pannacci, poi scia- guratamente lasciata cadere dai suoi successori. Certo non riuscì all’epoca il tentativo, per la verità appena abbozzato, di riportare “Lo Sposalizio della Vergine” nel luogo di origine, per una esposizione temporanea che tanto lustro avrebbe dato all’immagine del capoluogo altotiberino, ma nei decenni successivi si sarebbero concretizzate (se solo le Istituzioni si fossero applicate con competenza e sensibilità) ben altre possibilità; e ciò sia perché l’approccio sullo spostamento delle opere è radicalmente cambiato, e i trasferimenti momentanei di grandi opere sono ormai all’ordine del giorno, sia perché insigni critici si sono nel frattempo pronunciati a favore di tale ipotesi, primo tra tutti Vittorio Sgarbi, notoriamente non molto amato dalle locali Fondazioni, ma capace (ad esempio), con le rassegne da lui curate, di trasformare Gualdo Tadino da uno dei luoghi più misconosciuti in Umbria stessa in un polo d’attrazione turistica nazionale.
Ma nessuno si è mosso in tal senso e ancora una volta si è persa l’occasione di richiamare l’attenzione sul carattere rinascimentale della città, tratto che notoriamente la differenzia da tutte le altre realtà umbre e che la collega idealmente e culturalmente a Urbino e alla Toscana. Eppure il libro dell’autorevole studioso inglese Tom Henry (“Gli esordi di Raffaello” stampato pro- prio in loco nel 2006), in fruttuoso contatto con l’allora vicesindaco Rosario Salvato, sembrò per un attimo aprire nuovi orizzonti, (come noto la “Crocifissione Mond” è alla National Gallery di Londra), ma è stato un fuoco di paglia poiché questi input vanno ravvivati continuamente per assicurare una prospettiva solida sia sul piano degli approfondimenti scientifici sia su quello degl’indotti conseguenti.
Nel frattempo la Pinacoteca è stata volutamente tenuta priva della direzione artistica con un’ottusa pervicacia degna di miglior causa.
Certo gli amministratori erano troppo impegnati a litigare per le poltrone (lo hanno ammesso i loro stessi vertici), per poi finire di perderle come è regolarmente accaduto. Ma non si sono fatte vive, in proposito, nemmeno quelle associazioni che avrebbero per compito statutario la valorizzazione del territorio, né quegl’intellettuali sempre pronti a pontificare sul sesso degli angeli ma rei della stessa ignavia che in troppi ambienti locali alligna desolatamente.
In questo profluvio di ritardi, sciatterie, menefreghismi spunta una stonatura aggiuntiva che suona persino beffarda: agisce come noto in città un’azienda-leader quale LA BOTTEGA ARTIGIANA TIFERNATE, specializzata nella ripro- duzione di opere d’arte su affreschi, legni, tele realizzate a mano, utilizzando materiali tradizio- nali secondo l’originalissima tecnica pictografica. I manufatti di Stefano Lazzari (personaggio tanto competente in materia quanto schivo da ogni ostentazione) e dei suoi collaboratori sono sbarcati in ogni parte del mondo; recentemente ne è stato fatto dono a Papa Francesco… Ebbene nessuna istituzione ha pensato di commissionare a Lazzari la riproduzione dello ‘Sposalizio’ per sostituire quella orrenda fotografia esposta nella chiesa di San Francesco, peraltro ormai non più officiata se non in rarissime occasioni. Sarebbe stato un modo per riappropriarsi, ancorché in maniera trasposta e virtuale, della memoria di una parte così significativa della storia locale… Evidentemente anche per molti cittadini pure questa (come tante altre) memoria, in tal caso toponomastica, si sta perdendo, dato che proprio un anno fa gli auguri collocati in cartellone di grande risalto davanti all’hotel Tiferno erano firmati da “i commercianti di Piazza San Francesco” (sic!!!) con tanti saluti al povero Raffaello: che qualcuno oltre al quadro gli abbia rubato persino l’intitolazione della piazza?
Massimo Zangarelli