Nei fumetti quel sinistro personaggio che rispon-de al nome di Joker ap-pare per la prima volta nel 1940 e fin dall’inizio mostra tutti i tratti suoi particolari: è un criminale intelligente e sadico, che uccide in maniera crudele con un veleno che deforma il viso delle vittime in un ghigno grottesco. Ha anch’egli il volto attraversato da un sorriso che lo fa assomigliare in tutto alla celebre carta da gioco, ma si capisce subito che il suo è soltanto un sorriso esteriore.
Lo vediamo per la prima volta al cinema nel 1966 nel film Bat- man diretto da Leslie H. Martinson, dove il personaggio è il cattivo per eccellenza, ma non è il solo. Assieme a lui sono in scena, nella stessa pellicola, il Pinguino (fisicamente un ometto piccolo di statura e corpulento, deforme, con un lungo naso, che nutre un odio smisurato nei confronti degli esseri umani ed è affezionato agli uccelli da cui il soprannome), l’Enigmista (che veste un abito verde e nella giacca ha un punto interrogativo e che, oltre che abile truffatore, è un criminale compulsivo, che possiede una passione maniacale per i rebus, gli indovinelli ... con i quali sfida continuamente gli “avversari”) e Catwoman (un’abile ladra molto bella che nel corso tempo cambia il proprio carattere diventando da cattiva “generosa”). Joker ha, in questo caso, la faccia bianca, il ghigno disegnato, veste giacca e pantaloni di colore rosso. L’attore Cesar Romero, che impersona il Joker, è truccato in modo pesante per nascondere i baffi che ha e che non vuole assolutamente togliere, come richiederebbe l’interpretazione del personaggio.
Nel 1989 è la volta di Jack Nicholson a indossare i panni del malvagio personaggio nel Bat- man di Tim Burton. Per l’occasione ha una camicia color arancio e una marsina viola.
Alcuni sostengono che il Joker di Nicholson sia una “derivazione” diretta di quel Jack Torrance cui ha dato vita tempo prima nel famoso Shining di Stanley Kubrick. Quello che è da sottolineare è senz’altro il fatto che qui il Joker ruba la scena al protagonista Batman interpretato, fra l’altro, da un ottimo Michael Keaton.
Ne Il cavaliere oscuro (2008) di Christopher Nolan (una versione cupa da cinema horror) il Joker ha il volto di Heath Ledger. Nel film appare un altro super criminale che era un tempo molto bello e si è ritrovato con metà del volto orrendamente deturpato, tanto da essere chiamato “Due facce”. Costui è ossessionato da Batman, un tempo suo amico, ed è intenzionato a eliminarlo a tutti i costi. Ha un abbigliamento bicolore che sottolinea la dualità della sua mente e ha una moneta con due facce (una parte riproduce il bell’uomo che fu e l’altra parte sfigurata), che getta in aria prima di prendere decisioni. Queste saranno buone o cattive a seconda che nella moneta appaia il lato sano o quello sfregiato. Jared Leto nel 2016 incarna un “Joker” in Suicide Squad di David Ayer, che si ispira ai fumetti dei supercattivi, ma senza riferimenti a Batman. Ha i capelli verdi e indossa vestiti bizzarri. È caratterizzato dai denti di metallo e da molti tatuaggi, ma non ha il volto deturpato, non è psicopatico, ha il sorriso tatuato sul dorso della mano e, per ghignare, si mette questa sulla bocca.
Ma veniamo infine all’ultimo Joker diretto da Todd Phillips e interpretato da Joaquin Phonix. Joker è un pagliaccio da strada (con ambizioni da stand up comedian), si trucca il viso e vive in una Gotham City sporca e violenta ma molto realistica, che non stonerebbe – secondo diver- si critici – in un film di Martin Scorsese (tipo Taxi Driver). Ha un tic nervoso che gli procura una risata isterica, perfida, penetrante, imprevedibile e incontrollabile, una risata che esplode nei momenti meno opportuni ed è più simile all’urlo di un animale che alla espressione di un essere umano, una risata che lo pone in continuo imbarazzo, ma che conserva tuttavia anche tutto un suo dolore straziante. Perché il Joker è un derelitto relegato ai margini della società, un infelice che si trova di fronte un sistema che ritiene avverso (il sistema che sa tutto e ci comanda) e che non riesce ad accettare. Antieroe tragico dunque, che in fin dei conti non riesce a inserirsi nel mondo, un perdente che vorrebbe essere amato da quelli che però lo rifiutano e lo tengono a debita distanza.
In Joker si vedono «il disagio, il risultato di prolungati traumi familiari e sociali, e un mondo e una realtà sanitaria che non sa come comunicare con questi disagi ...» (Joaquin Phoenix). Insomma qui il Joker è lontano dal Joker di Nolan-Ledger, che non voleva niente e non si lamentava della sua condizione. Da sottlineare infine che la pellicola si muove fra il surreale e il grottesco con momenti decisamente noir.
Pietro Mencarelli