Venerdì, 19 Aprile 2024

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S.O.S. Ambiente

Scuola. Giornalisti in erba lanciano l’allarme sull’ambiente

“Non c’è nulla sul giornale che serva ai vostri esami. È la riprova che c’è poco nella vostra scuola che serva nella vita”. Così scriveva nel lontano 1967 Don Milani nella sua Lettera a un professoressa. Oggi, in molte scuole, come nell’Istituto Comprensivo di Umbertide-Montone-Pietralunga,i ragazzi hanno la possibilità di portare la loro vita nei giornali, attraverso i giornalini autoprodotti e l’attenzione delle testate giornalistiche al mondo della scuola. È una delle faticose conquiste che la rivoluzione culturale ha portato al sistema scolastico, attraverso un processo di democratizzazione e di riflessione pedagogica che ha posto al centro del percorso educativo la Persona, con le sue potenzialità e i suoi sogni. La scuola secondaria di I grado di Montone ogni anno dedica la fase della continuità tra Scuola Primaria e Scuola Se- condaria all’Educazione Ambientale, con il progetto “Fiuta i Rifiuti”, realizzato in sinergia con il Comune di Montone e Sogepu. Il progetto prevede la sensibilizzazione dei ragazzi sulle tematiche ambientali attraverso strategie didattiche diverse, tra cui letture, dibattiti, approfondimenti e l’uscita sul territorio per ‘ripulire’ la città: a gruppi, tutti si impegnano a raccogliere e differenziare l’immondizia abbandonata in aree specifiche nei pressi della scuola. Al progetto, quest’anno si è unito il Plastic Freeday: ogni venerdì gli alunni cercano di non portare oggetti o involucri di plastica non riutilizzabili.

Alla fine del percorso di informazione e sensibilizzazione, gli alunni redigono sull’esperienza un articolo che, in base all’età, può essere cronachistico-descrittivo, espositivo o argomentativo. Questi, alcuni risultati delle loro riflessioni, che hanno quel valore aggiunto della motivazione e dell’esperienza

Mutazioni climatiche, mari inquinati, spreco d’acqua

img209Il nostro pianeta ci sta chiedendo aiuto! Due sono le ferite che stanno diventando incurabili: il surriscaldamento globale e la ‘plastificazione’ della quotidianità.
In questi ultimi anni, il nostro pianeta sta assi- stendo a un mutamento climatico drastico. Sulla Terra, il clima è cambiato molte volte passando da periodi di glaciazione a periodi molto caldi. Tutto questo avviene nell’arco di milioni di anni, per diverse cause naturali.
Il riscaldamento globale attuale, invece, è dovuto alle attività dell’uomo, con le emissioni eccessive di gas serra, che sono gas presenti nell’atmosfera, che riescono a trattenere, in maniera consistente, la radiazione emessa dalla superficie terrestre, dall’atmosfera e dalle nuvole, quindi trattengono calore, come in una serra di un giardino.
Le conseguenze sono un riscaldamento generalizzato: dall’aumento delle temperature che porta allo scioglimento dei ghiacciai e, quindi, all’innalzamento del livello degli oceani.
Oltre al riscaldamento globale un altro problema molto grave è la plastica nei mari.
La plastica nei mari è diventata una vera emergenza mondiale: le ultime cifre ci parlano di circa otto milioni di tonnellate di plastica che equivalgono a 2 camion di spazzatura ogni ora. Dagli articoli che abbiamo letto, sembra che nei mari ci siano più pezzi di plastica che pesci.
Sulle spiagge italiane troviamo circa 900 rifiuti di plastica ogni 100 metri.
Si stanno facendo molte ricerche per sostituire la plastica con altri materiali riciclabili e riutiliz- zabili.
La plastica però resta sempre il principale componente delle spazzature marine: abbiamo visto tutti le foto di balene ricoperte di plastica nello stomaco, oppure tartarughe che inseguono sacchetti di plastica scambiandoli per cibo, oppure uccelli che sono nutriti con pezzi di plastica scambiandoli per forme di vita colorate, che ne causano la morte prematura.
Intanto le spiagge ricoperte di rifiuti attraggono molti ragazzi nelle competizioni sui social.
Anche se fossimo in grado di ripulire ogni sin- golo pezzo di plastica visibile all’occhio umano, a inquinare rimarrebbe la parte più pericolosa: con l’esposizione al sole, alla luce e al calore la plastica non si decompone, ma si frammenta in mille pezzi che rimangono sul nostro pianeta.
Per prevenire tutto ciò ognuno di noi dovrebbe fare qualcosa, e dovrebbe usare soltanto le cose indispensabili alla vita, limitando gli sprechi.
Ognuno di noi dovrebbe provare a ridurre il suo impatto ambientale per diminuire l’effetto serra, quindi il riscaldamento globale e per eliminare la plastica dal nostro pianeta.

Aida Milli 3M

L’acqua, un bene prezioso

L’acqua è fondamentale per la vita, senza di essa non ci saremmo noi, le piante, gli anima- li. Il corpo umano, così come la nostra grande casa, la Terra, è composto soprattutto di acqua.
Gli oceani occupano il 70% della superficie terrestre e l’immenso mondo del mare contiene il 97% di tutta l’acqua del pianeta.
Come spiega  Antonio  Canu,  nella  Lettera  a mia figlia sulla Terra, le acque dolci sono meno del 3%, ma il 70% viene usato per l’agricoltura, il 20% per le industrie e soltanto il 10% per uso domestico cioè per bere.
Nel mondo c’è un grande paradosso: abbiamo persone che sprecano acqua, ma anche persone che muoiono di sete.
Lo spreco principale di  acqua potabile è nell’uso domestico: ad esempio, quando si la- scia il rubinetto aperto nel momento in cui si lavano i denti, si sprecano litri di H2O. Inoltre, è un dato certo che il 30%, va perduto a causa delle condizioni degli acquedotti che la distribuiscono; il 70% non arriva ai  campi a causa delle perdite nella rete idrica; insom- ma dell’acqua che abbiamo a disposizione, più della metà si spreca.
Attraverso vari studi, tuttavia, abbiamo capito che, prima o poi, non ci sarà più acqua a sufficienza per tutti. L’acqua piovana non si potrà più raccogliere per essere utilizzata a causa dell’inquinamento, perciò, nel 2025, metà della popolazione sarà a secco. E molti abitanti moriranno. Quello dell’acqua sarà uno dei problemi più gravi per il nostro pianeta. Un problema grande e complesso.
Possiamo e dobbiamo, anche noi fare qualco- sa, perché l’acqua è indispensabile per la vita. Potremmo cominciare con il chiudere i rubinetti quando sono aperti inutilmente, preferire la doccia alla vasca da bagno, riutilizzare l’acqua della pasta per lavare i piatti… E altre piccoli accorgimenti, che uniti insieme, portano a salvare il nostro pianeta.

Anna Occhirossi 3M

Evitare gli sprechi

img212C’è chi spreca e chi ha pochissima acqua, c’è chi spreca e chi muore di sete.
È sbagliata la distribuzione dell’acqua potabile per colpa della sfruttamento eccessivo delle ri- sorse e della disponibilità dell’acqua in base al luogo dove ci troviamo. Un esempio può essere l’Africa, dove c’è poca acqua potabile e tantissi- me persone assetate.
Basta pensare che ogni anno tre milioni di persone muoiono per malattie causate dalla scarsa qualità dell’acqua. Un miliardo e duecento milioni di persone non hanno acqua potabile e 800 milioni non hanno i rubinetti.
Possiamo fare un semplice calcolo: 100 clienti in un albergo in 55 giorni consumano in media 15 mila metri cubi di acqua; con la stessa quan- tità si può soddisfare il bisogno annuale di 50 famiglie composte da tre persone.
La gente che non avrà acqua sufficiente per vivere aumenterà sempre di più; alcuni studi dimostrano che, nel 2050, metà della popolazione sarà a secco.
Per ridurre tutto questo anche noi possiamo fare qualcosa: per esempio è meglio fare la doccia che il bagno; è meglio fare la lavastoviglie o la lavatrice a carico pieno, così se ne fanno meno e si consuma meno acqua o anche semplicemente, chiudere il rubinetto quando ci laviamo i denti.
È buona cosa far installare il regolatore di flusso nel rubinetto: si risparmia oltre metà dell’acqua che scorre inutilmente. Quando abbiamo pochi piatti da lavare possiamo farlo a mano invece che usare la lavastoviglie. Potremmo riciclare l’acqua della pasta per lavare i piatti.
Quando fuori piove ognuna di quelle gocce fa un lungo viaggio: forse un giorno berremo anche quell’acqua.
L’acqua è un bene prezioso da custodire

Teresa Rosmini 3M


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