Care sardine, guardatevi dagli altri pesci
Le ammirevoli sardine, che mi piacciono un sacco, non hanno certo bisogno di consigli da un altro pesce azzurro come me. Tuttavia, siccome è un bel po’ che mi muovo nelle stesse acque – e ancora non ho abboccato all’amo… – mi permettano di dire alcune cose su quel che vedo qui sotto.
Care sardine, lasciate perdere i salmoni. Ormai l’ha tirati in ballo Matteo Renzi, e son dolori; lui dice che bisogna fare come loro, andare controcorrente. Dopo questo appello, per i salmoni non c’è più avvenire politico.
Qui da noi, un avvenire se lo è conquistato un delfino. Non è stato forse Michele Bettarelli il delfino della potente ex sindaco ed ex assessore regionale Fernanda Cecchini? Ora la Fernanda è detronizzata, il PD è in cocci, ma il delfino saltella giulivo a Perugia come nuovo consigliere regionale. Pure il sindaco Bac- chetta vorrebbe avere dei delfini; ma, poveretto, i pesci che ha intorno stanno sì a galla, ma non ce la fanno a saltare…
A proposito di Partito Democratico: ricordate il vecchio PCI, e poi il PDS, e infine il primo PD? Erano proprio una balena! Bella, potente, ricca di voti e di potere. Ora, invece di una balena, il PD locale sembra un tricheco, un mammifero di dimensioni assai più modeste, e per di più lento e goffo. Come mai si è ridotto così? Tutta colpa di quell’orca marina della Lega salviniana, la terribile predatrice che si nutre di tutto, anche di rossi “compa- gni” di un tempo.
Mentre il PD vive il suo momento storico peggiore, che succede ai suoi maggiori esponenti? Della Cecchini s’è detto, non le resta che aggrapparsi al suo delfino.
Ilpovero Walter Verini, dopo le ultime elezioni, è stato massacrato in maniera brutale dai compagni di partito: l’hanno trattato peggio di un tonno. Se la passa molto meglio la vice-ministro Anna Ascani: abile aragosta, ha saputo imporsi come crostaceo di maggior pregio e ora guarda tutti dall’alto del suo ruolo. Mal che le vada, sa già dove andare in esilio. I salmoni l’aspettano… In questi ultimi tempi il nostro scenario ittico si è popolato a dismisura di seppie e calamari: spruzzando la loro malefica sostanza nera, hanno paralizzato i pesci rossi; anzi, parecchi li hanno proprio ricolorati di scuro. Poveri pesci rossi: prima si pavoneggiavano per la loro bellezza; ora gironzolano in qua e in là in vasche d’acquario sempre più piccole, senza rendersi conto che tra poco non avranno nemmeno più ossigeno da respirare. In questa sinistra in crisi, talvolta vorrebbero ergersi a condottieri quelli più a sinistra di tutti. Poveri gamberi rossi… Pure dalle nostre parti, più camminano all’indietro, meno se ne rendono conto.
Non che i problemi ce l’abbiano solo i pesci di sinistra. Prendi le sogliole. Così piatte, amano mi- metizzarsi tra la sabbia. Sem- brano i Cinquestelle nostrani: non sai dove sono, non sai che fanno. Proprio piatti, proprio sogliole. A proposito di mimetizzazioni, si sa che il polipo è l’essere acquatico mimetico per eccellenza; inoltre possiede anche tentacoli per restare bene aggrappato a ciò che conta. Mimetici e con tentacoli che non mollano mai il potere: i polipi sembrano proprio i pochi berlusconiani rimasti.
Qui sott’acqua ci sono anche tanti ricci di mare. Li vediamo bene aggrappati allo scoglio dei “palazzi” che contano. Stanno sempre lì perché, poveretti, è quello, e quello e basta, il loro ambiente; non saprebbero né dove andare né cosa fare. Attenti però a parlarne male: i loro aculei pungono…
Dicono che ci siano anche delle piovre. Dicono pure che infestino i fondali di “logge” e “fondazioni”. Insinuano che queste piovre si cibino addirittura di tabacco e che siano del tutto immuni alle esalazioni dei pesticidi e agli scarichi velenosi delle acque irrigue. Sarà vero? Mah!
Non ci saranno le piovre, ma i piranha sì! Sguazzano nel “gorgo degli interessi” con occhio famelico. Sono dei colori più vari, incredibilmente svelti: se disgraziatamente qualcuno prova a mettere una mano a mollo per prendere qualcosa anche lui, se la trova spolpata in un amen. Per non dire dei pescicani; anche quelli azzannano senza pietà. Le malelingue insinuano che i nostri pescicani si interessino anche di arte. Ma va…
Per tutelare noi pesci azzurri ci sarebbe bisogno di qualche moschettiere. Ma di pesci spada non ce ne sono quasi più. Un tempo il pesce spada punzecchiava il potere. Ora sembra una foca, per come ci giochicchia mansueto. A rompere le palle ci pensa qualche pesce martello. Ce n’è qualcuno anche in questo giornale: martella, martella di continuo questo pesce. Le solite cose. “Che sega!”, sbuffano altri pesci…
Già, perché ora vanno di moda le triglie e i baccalà. Le triglie se ne stanno parecchio in profondità, su fondali fangosi, così non si fanno vedere, non si compromettono. I baccalà osano fare capolino in superficie, ma se vedono qualcosa che non va restano fermi – cosìappunto si dice – come dei baccalà; li senti mormorare “bisogna fare qualcosa”, “diamoci da fare”; talvolta s’arrischiano addirittura ad affermare “il potere fa schifo”, “sono tutti corrotti”. Ma loro immobili, quasi paralizzati. Dei perfetti baccalà. Per non dire delle anguille! Un genere che non si estingue! Quante ce ne sono tra la gente di ogni colore politico, di ogni età, di ogni ceto sociale! Le anguille non si lasciano afferrare, se ne fregano di impegni e fedeltà, “sguillano” che è una delizia; inutile farci conto.
Care sardine, scusate lo sfogo. Ci vediamo in piazza…