OSSERVATORIO STAMPA. Un anno di cronache locali
Sono un tipo vecchio stampo. Mi piace sfogliare i giornali quando sono al bar. Accidenti a internet e roba del genere! Quanto è bello sfogliare un giornale in mezzo alla gente, mentre ti gusti un caffè! E qualche volta prendo addirittura degli appunti. L’anno scorso mi sono divertito ad annotare che immagine di Città di Castello trasmettevano le cronache locali dei quotidiani. Lasciando perdere la politica, anche perché lo scenario politico locale non mi pare così, me lo si conceda, “coinvolgente”. Mi è capitato di notare che qualcosa non va. Nel gennaio 2019 si titolava che il camping della Montesca avrebbe riaperto a primavera, lo si dava per “cosa certa”. Beh, ancora è chiuso. Sempre a gennaio leggevo: “Nuova Piazza dell’Archeologia. Sarà consegnata entro giugno”. Beh, da quel giugno sono passati 7 mesi. Quel gennaio 2019 fu provvido di promesse: “Il vecchio ospedale verrà ristrutturato”, “Soluzione in arrivo”. Beh, sapete come è andata… E riguardo alla Torre Civica? Dopo l’entusiasmo per la sua apertura al pubblico, a marzo un grido di dolore: “Torre civica, chiusura immotivata”; poi uno squarcio di speranza: “Monumento chiuso, ma è allo studio la riapertura nei fine settimana”. Beh, ancora studiano… Le cronache nel 2019 hanno dato ampio spazio alla cronaca nera, che “tira” dal punto di vista giornalistico e che, purtroppo, è una brutta realtà. Così ho letto frequentemente di ladri “scatenati” in periferia e nelle frazioni, di truffe, di spaccio di droga, e così pure di vandalismo nel centro storico.
Quasi una città sotto assedio da parte di malviventi e maleducati. Qualche titolo ha cercato di tranquillizzare noi cittadini: “Raffica di controlli per fermare i furti”, “Stroncato traffico di stupefacenti”. Però un altro articolo metteva il dito su un aspetto della vulnerabilità della nostra comunità, la carenza di vigili urbani: “Manca oltre la metà del personale: solo 18 sui 43 previsti”. Che il nostro territorio sia segnato da gravi problemi appare evidente solo leggendo qualche titolo: “Allarme povertà”, “Emergenza ludopatia. Ogni tifernate si gioca 1.500 euro all’anno”, “Tumore gastrico. Il triste record tifernate”, “Incidenti sul lavoro, è emergenza”, “Tevere torbido, spettro inquinanti”, “I cambiamenti climatici incidono sul ciclo agricolo”, “Bonus bebè contro la denatalità”, “Case popolari, 150 famiglie restano fuori”. E inoltre i tanti articoli sulla questione di Color Glass a Trestina. Tuttavia prevale una narrazione positiva della realtà locale, alimentata dai comunicati stampa spesso trionfalistici diffusi dagli enti, accolti in genere acriticamente da chi dovrebbe vagliarne lo spessore e la veridicità. Prendiamo ad esempio il turismo a Città di Castello. Se dessi retta a quanto leggo sui giornali, Castello dovrebbe avere un flusso turistico eccezionale: “La magia di Burri ridisegna il turismo. Sedi museali prese d’assalto dai visitatori”, “Burri fa da calamita ai turisti”, “La mostra dei presepi è un trionfo. Boom di visitatori”, “Il turismo religioso scopre l’Altotevere”, “Trentamila buongustai in città per la mostra del tartufo bianco”, “I cinesi incantati da Castello”, “Fine settimana da 8mila presenze con lo sport”, “Only Wine punto di riferimento in Europa. Città invasa dai visitatori”, “Ferragosto da record”, “Tiferno Comics riempie le piazze”.
Una narrazione esaltante anche delle manifestazioni che hanno goduto di copertura giornalistica, tutte “da record”: “Tutti in fila per assistere ai ‘Concerti di Natale’. Un successo”, “Biblioteca ad alto gradimento, numeri da record”, “Concorso Zangarelli, cifre record”, “Sempre più tifernati a teatro. Numeri senza precedenti”, “Festival delle Nazioni, 12mila presenze!”, “Mostra nazionale del cavallo, si torna grandi”, “Mostra del Fumetto, in due mesi numeri da capogiro”. Insomma, toni enfatici per esaltare la Città di Castello dei grandi eventi e quella godereccia di vino, cioccolato e tartufi (con la sua madonnina protettrice: “Monica Bellucci benedice il tartufo”). In realtà la percezione popolare di noi “indigeni” è quella di una città dal centro storico in gravissima crisi, problema solo raramente emerso nei giornali nel 2019: “I negozi del centro rischiano di scomparire.
La crisi del commercio non si arresta”, “Continua lo spopolamento del cuore storico della città”, “Pochi bus e male organizzati”, “Sporcizia e incuria nei parchi cittadini”, “Vie colabrodo”, “Barriere architettoniche negli edifici pubblici”. Una città per di più mal collegata ai territori confinanti; una questione, questa, più spesso sollevata dalle cronache locali: “L’E45 spezzata in due va in tilt”, “E45 colabrodo”, “I treni della ex FCU a 10 km orari”, “Treni lumaca”, “Calvario dei pendolari”, “Apecchiese serve più sicurezza”, “Dopo un anno riapre Bocca Trabaria”. Insomma, nell’insieme avremmo gradito un giornalismo un po’ più di inchiesta, come la gravità dei problemi esige. Ad esempio, un redattore locale, nel dicembre 2019, dando voce alle preoccupazioni dei coltivatori altotiberini, si chiedeva: “Il tabacco è in salute?” Io mi sarei chiesto, e avrei chiesto: “C’è salute con il tabacco?”