A guardare le cifre si rimane sbalorditi: 2350 persone accumulano più ricchezza degli altri 5 miliardi. Siamo entrati nell’epoca della disuguaglianza planetaria, provocata da un capitalismo selvaggio e da una finanza rapace, pronta a succhiare le risorse del mondo. Lo aveva intuito Keynes con un’anticipazione profetica che “la finanza avrebbe dovuto fare l’eutanasia di se stessa”, ma i grandi poteri economici procedono sulla stessa identica linea.
La situazione climatica appare sempre più preoccupante, mentre i poli si sciolgono con grande rapidità e la Corrente del Golfo mette in pericolo intere aree del pianeta che diventeranno inospitali.
Sotto il profilo politico le grandi potenze come Stati Uniti, Russia e Cina si controllano a vicenda, mantenendo un equilibrio fragile che potrebbe saltare all’improvviso, come è accaduto nello scontro tra USA e Iran quando si è sfiorata una nuova guerra. Ormai il mondo è multipolare e occorre prendere atto della situazione e governarla con intelligenza, senza la pretesa di dirigere il ballo. Non sembra che gli Stati Uniti se ne siano accorti, anche perché il loro potere economico e finanziario è decisivo.
Fioriscono perciò guerre per procura che coinvolgono la Siria e la Libia, dove Russia e Turchia si fronteggiano su schieramenti opposti, gli uni in difesa di Assad nella riconquista del territorio siriano, gli altri a sostegno di Al Sarraj, con un Erdogan che insegue il sogno di un impero neo-ottomano. Comunque russi e turchi in Siria sono giunti di fatto a un tentativo di spartizione della zona di influenza. In Libia è più difficile perché gli attori sul terreno si muovono in maniera autonoma. E qui s’inserisce il dramma dei migranti detenuti nelle carceri libiche, coinvolti e schiacciati nelle vicende belliche. Una tragedia senza fine di cui abbiamo perduto persino le tracce.
Di Achille Rossi