Castellani all'estero raccontano l'epidemia
Gianluca Canali, castellano verace, risiede dal 2001 a Madrid e dal 2007 lavora per il Gruppo Aboca. Attualmente si occupa del progetto Apoteca Natura.
Gianluca si rende conto che anche in Spagna c’è stata una iniziale sottovalutazione del pericolo:
«I processo di presa di coscienza della situazione ha tardato come un po’ dappertutto. Il primo segnale, che aveva visto la soppressione di grandi eventi come il World Mobile Congress di Barcellona, non era stato minimamente annunciato con l’enfasi dell’emergenza. Al contrario, si erano adoperati per non creare allarmismo. Tutte le autorità competenti avevano minimizzato il tema, anche con il supporto del mondo scientifico. Così la vita ha continuato nel suo normale fluire, fino alle drastiche misure messe in atto a partire dal 14 marzo. Dal 31 marzo si sono fermate anche tutte le attività non essenziali. C’è solo da sperare che tutto questo passi nel più breve tempo possibile, altrimenti sarà senza dubbio una crisi ben più grave di quella vissuta a partire dal 2008. Ma potremmo spingerci anche più indietro nel tempo».
Stanno funzionando le misure prese?
«Viviamo in una realtà irreale, che si ingigantisce in una cultura così conviviale come quella spagnola. Il silenzio così irreale di Madrid lo avevo provato solo una volta, in occasione del tragico attentato dell’11 marzo 2004. Dopo i primi giorni, devo dire che la società ha reagito con grande senso di responsabilità, e con senso civico e solidarietà. Anche qua c’è ovviamente qualche critica da parte dell’opposizione al governo, anche se mi sembra che non cerchi di strumentalizzare la situazione. Personalmente credo che sia facile criticare ora: sicuramente non tutto è stato fatto nel migliore dei modi, ma bisogna considerare che l’accaduto non ha precedenti ed entrare per esempio in uno stato di emergenza, limitando i principali diritti individuali, non è cosa banale”.
E il sistema sanitario? Le cifre che giungono dalla Spagna sono allarmanti.
«Il sistema sanitario è certamente al collasso. C’è una grandissima solidarietà, ma nelle zone come Madrid, per esempio, si stanno vivendo ore drammatiche, con squilibri e lacune che pongono in seria difficoltà e rischio sia le strutture che il personale ospedaliero”.
Che impatto sta avendo l’emergenza nel tuo lavoro?».
“Stiamo continuando a lavorare molto, ovviamente da casa. Approfittiamo di questo momento per continuare a formarci e a coinvolgere tutta la squadra in questo percorso. Ovviamente diamo supporto alle farmacie, che restano in primissima linea in questa emergenza. Oggi più che mai si rafforza la ‘missione’ del Gruppo Aboca, nel sottolineare la relazione indissolubile tra uomo e natura e il ruolo dell’impresa come sistema vivente che persegue il bene comune. Insieme a tutti i colleghi, stiamo cercando di dare il massimo».
Il pensiero rivolto alle tante vittime e al personale sanitario che combatte in prima linea stimola tutti a dare il proprio contributo.
«Dobbiamo dare con solidarietà e senso civico il meglio di noi stessi, ognuno nel proprio settore. Dobbiamo crederci».
In momenti così tesi e angoscianti, si sente ancor più la nostalgia di casa?
«Non è facile vivere lontani dalla propria terra e dai propri affetti, oggi più che mai. Bacia per me ‘la mi Castèlo»
di Andrea Tacchini