La tecnologia aiuta la scuola a distanza

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Città di Castello. Didattica a distanza: una esperienza innovativa

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Prevedere una situazione come questa? Decisamente impossibile. Stiamo vivendo in una bolla, e la sensazione che credo si avvicini più alla realtà è quella di sentirsi sospesi. Tutti. E a tutti, fraternamente, voglio rivolgere un umano simbolico abbraccio. Dopo aver ricordato doverosamente l’impegno del personale medico tutto, rivolgo l’attenzione a una di quelle categorie istituzionali, anch’essa in prima linea, che sta tenendo letteralmente in piedi la parte forse più preziosa della popolazione: bambini e ragazzi. Sono gli insegnanti. Asili, scuole primarie, secondarie, superiori e università, si sono prontamente mobilitate e hanno risposto all’emergenza e alla necessità di isolamento in maniera direi immediata e senza tralasciare nessuno.

I ragazzi continuano ad andare a scuola; o meglio è la scuola ad andare dai ragazzi.

Ciò è possibile grazie alla “didattica a distanza” che si avvale della tecnologia(vivaddio, in questo caso, al servizio dell’uomo e non viceversa) per creare luoghi virtuali dove fare incontrare persone vere; luoghi succedanei, dove si fa lezione, dove gli insegnanti possono dialogare con gli alunni, dove gli alunni possono dialogare fra di loro e dove i genitori possono toccare con mano il prezioso lavoro degli insegnanti. La “didattica a distanza” sta innanzitutto tenendo viva nei ragazzi e nei bambini la sensazione dello scorrere del tempo scandito da consuetudini e impegni. Al di là dunque di valutazioni e rendimenti la scuola sta garantendo normalità, relazione, calore: tre pilastri dell’umana esistenza.

Al fine di conoscere meglio le misure adottate dagli istituti per fare fronte alla sospensione delle attività scolastiche, abbiamo chiesto ad alcuni dei diretti interessati, di illustrarci la “didattica a distanza” concentrando la nostra inchiesta su quella fascia che riguarda scuole primarie e scuole dell’infanzia. Abbiamo parlato con il Direttore Scolastico del I circolo, Massimo Belardinelli, che ci ha fatto il quadro della situazione: «Ci siamo mossi immediatamente, senza perdere tempo, attivando tutte le procedure necessarie per raggiungere i ragazzi nelle loro abitazioni e da subito abbiamo riscontrato una partecipazione pari all’80%, ad oggi siamo al 95% e puntiamo al 100% . Laddove sono state riscontrate difficoltà di mezzi o capacità, grazie alla gestione smart di fondi da parte del ministero, grazie al preziosissimo aiuto della Protezione Civile, del corpo insegnati tutto, e di alcuni genitori con particolari competenze nel settore informatico che si sono messi a disposizione di quelli meno preparati, siamo riusciti a superarle. La Protezione Civile ha consegnato dove necessari 15 computer, la scuola 25. Nei prossimi giorni contiamo di consegnarne altri 25 forniti di sim e ricarica proprio per mettere tutti nella condizione di partecipare alla vita scolastica senza sentirsi esclusi. I genitori stanno dando un supporto determinante. Un plauso speciale a tutti gli insegnanti che non si sono tirati in dietro dall’affrontare nella difficoltà anche la grande sfida di dover rimodulare tutto ciò che concerneva fino a ieri la prassi consolidata del metodo di insegnamento. Grazie a questa sinergia la scuola è stata in qualche modo “ricreata”. Ci sono bambini che si mettono il grembiule per fare lezione, altri che alzano la mano per andare in bagno, e questo testimonia che la strada intrapresa è quella giusta. Nel rimodulare la didattica di insegnamento abbiamo messo bene in primo piano l’importanza della relazione. Cerchiamo, in sostanza di rimanere Umani, anche difronte ad una emergenza che in qualche modo ci obbliga ad allontanarci fisicamente».

tecnologia cultura1Giada Marini docente del II circolo ci racconta: «Questo grave disagio ci è piombato addosso all’improvviso e abbiamo dovuto organizzarci velocemente. Fortunatamente noi, come il primo circolo, avevamo già attivato delle piattaforme virtuali che ci hanno permesso di ingranare subito la marcia. In oltre, grazie a corsi di formazione interna e all’animatrice digitale Federica Baldelli, i nostri insegnanti si sono rivelati subito pronti ad affrontare questa sfida. I due portali usati da noi per la didattica a distanza sono MEET e CLASSROOM. Tutti i giorni ci colleghiamo con i bambini della primaria, incontri della durata di una o due ore in base all’età. Mentre per i bambini della scuola d’infanzia gli incontri avvengono due volte a settimana. E anche tra i più piccoli, verso i quali inizialmente avevamo maggiore titubanza, abbiamo riscontrato invece gradimento, anche da parte dei genitori. Ai più piccoli leggiamo fiabe, inviamo video, cerchiamo in somma di mantenere vivo il rapporto di familiarità sia con gli insegnanti che con la scuola. Il motto è stato ed è: “nessuno escluso” e seguendo questa logica siamo riusciti a coinvolgere tutti gli studenti, sia chi carente di mezzi tecnologici, sia quelli con meno familiarità ai mezzi informatici. Siamo molto orgogliosi di ciò che siamo riusciti a creare per supportare i nostri bambini. Voglio ringraziare anche i genitori, tramite i loro incoraggiamenti siamo riusciti a superare le normali perplessità difronte le quali ci siamo trovati all’inizio. Certo non è la Scuola quella con la S maiuscola, ma del resto non è neanche una situazione in cui si può stare a rimuginare sul da farsi, se così fosse stato la scuola come istituzione sarebbe affondata, invece con impegno e dedizione, in questo modo siamo riusciti a tenerla viva».

Ringraziamo Giada Marini e Massimo Belardinelli, per le preziose testimonianze, da cui emerge una sorta di filo conduttore, un’unità di intenti non del tutto scontata in momenti critici come questo.

Ci pare dunque che l’esperienza dettata dall’emergenza stia portando i suoi frutti. Come già scritto, questo è testimoniato anche dal coro unanime dei genitori, spesso invece divisi e ipercritici verso gli insegnanti. Chissà che questa esperienza, che mi auguro possa terminare nel più breve tempo possibile, non ci lasci in eredità una riflessione: dobbiamo imparare ad avere cura degli altri, perché gli altri, in fondo siamo noi. Questi docenti, similmente al personale medico e a tutti coloro che stanno in prima linea per salvaguardare il bene collettivo, ci stanno insegnando che non esiste vita senza relazione, e per fare in modo che la relazione sia ricca e densa di significato è fondamentale mettersi a disposizione degli altri con tutto ciò che ci è possibile fare. Anche quando la vita ci coglie impreparati. Dobbiamo imparare a collaborare e ad aiutarci. Questo è il fondamento della società, e una società non potrà dirsi civile fino a quando i più forti non sapranno prendersi cura dei più deboli.

Di Andrea Cardellini