Spazio/Confronto. DOPO IL REDDITO DI CITTADINANZA
Il Coronavirus riapre il dibattito sul reddito di cittadinanza universale. Membri del governo e partiti politici chiedono un reddito di emergenza per tutti.
Secondo Rutger Bregman, scrittore e storico olandese classe ‘88, la politica con la P maiuscola è l’arte di rendere inevitabile l’impossibile, ovvero di rovesciare il paradigma bismarckiano per cui la politica è l’arte del possibile.
Parlare di reddito universale di cittadinanza, per molti ritenuto pura utopia, è in realtà, per me, pura filosofia ovvero, letteralmente, amore per la sapienza.
Ma con chi parlarne?
Per ora solo uno sparuto numero di filosofi, scrittori ed economisti (tra le menti più plastiche e moderne del panorama intellettuale mondiale) insieme a qualche miliardario di successo venuti dal nulla e diffusori delle nuove tecnologie (ad esempio, Mark Zuckerberg, Bill Gates e Elon Musk) è palesemente schierato in difesa del reddito universale di cittadinanza.
Il filosofo, economista e giurista belga Philippe Van Parijs (classe ‘51), fondatore del Basic Income Earth Network (che traducendo non in maniera letterale potrebbe suonare come Associazione Mondiale per il Reddito di Cittadinanza), ama raccontare il Reddito Universale come un'idea.
Un'idea che appare nuova, plurale, giusta, per il futuro, piena di punti interrogativi ai quali si cerca di dare risposte non vecchie, corporative, machiavelliche per il passato.
Sradicare convinzioni ataviche, saldamente strutturate e ancorate a schemi e modelli sociali ed economici è la vera missione di chi crede nel reddito universale di cittadinanza, perché non esiste uomo più caparbio di colui al quale si mettono in discussione le idee politiche o religiose.
Gli studiosi di Yale hanno dimostrato che le persone istrui-te sono più radicate degli altri nelle proprie convinzioni e secondo il giornalista, blogger e commentatore politico americano Ezra Klein (classe ‘84) le persone brillanti non usano il loro intelletto per ottenere la risposta corretta, lo usano per ottenere quello che vogliono sia la risposta.
Che dire poi degli ignoranti? Il noto effetto cognitivo Dunning-Kruger, dal nome dei due ricercatori della Cornell University che l’hanno descritto nel 1999, ci ricorda l’insidioso cortocircuito mentale che condanna chi è incompetente a non accorgersi della propria incompetenza. Secondo i due studiosi, all’incompetenza spesso si accompagna la supponenza, e gli incompetenti nutrono un’incondizionata fiducia nelle proprie capacità.
Dunque la dura lotta contro un'insolita alleanza tra colte menti brillanti e ignoranti supponenti mette da anni il dibattito sul reddito universale in un angolo a ululare alla luna.
Bregman ci ricorda che dalle crisi economiche generate dalle guerre, carestie, pestilenze, terremoti, quello che prima era impossibile diventa possibile.
A metà marzo 2020 il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz (classe ‘43) sostiene che la crisi attuale del Coronavirus riuscirà a far capire finalmente che abbiamo bisogno del Pubblico, dello Stato per proteggerci, il mercato da solo non lo può fare; l’economista newyorchese sottolinea che l’attuale mancanza di lavoro si protrarrà nel tempo in quanto non è perdita di domanda aggregata (per esempio i ristoranti resteranno senza lavoro per ancora del tempo). Per questo ritiene che sia necessario un reddito universale di 2000 dollari mensili per tutti per tutta la durata della crisi.
Il dibattito sul reddito universale è per alcuni anatema, ma, come direbbe qualcuno, ”eppur si muove”.
di Francesco Filippi