Città di Castello. Industria poligrafica
“Ho continuato a lavorare durante tutto il periodo del lockdown. Siamo andati avanti grazie alle grandi ordinazioni pregresse. Stiamo ancora facendo 3 turni al giorno, ma la prospettiva è dura”. Così afferma Corrado Petruzzi, la cui azienda del settore tipografico-editoriale è una eccellenza del nostro territorio. Quindi allarga la visuale: “Credo che la mia azienda sia una mosca bianca sul piano nazionale. So che tanti miei concorrenti in Italia sono stati costretti a fermarsi”.
Il perché della crisi è presto detto. A causa dell’emergenza coronavirus e della chiusura delle scuole, l’editoria scolastica è ridotta ai minimi termini. Continua Petruzzi: “Gli editori sono in grande difficoltà, sono arrabbiatissimi. Di solito la produzione dei libri scolastici va da maggio a settembre. Entro questa data i volumi devono essere stampati e rilegati. Al momento l’incertezza sulla ripresa scolastica sta condizionando negativamente la programmazione del lavoro e noi che stampiamo ne subiamo le conseguenze”.
Per la “Petruzzi” la stampa dei libri scolastici rappresenta circa il 90% del fatturato, con clienti a livello internazionale. Si è affermata sul mercato in virtù di onerosi investimenti su macchinari di alta tecnologia. Ma l’altra faccia della medaglia – ricorda Petruzzi – è che “per ammortizzare i costi degli investimenti le macchine devono lavorare”. Per farle lavorare durante l’emergenza l’azienda si è attrezzata al meglio: “Abbiamo adottato tutte le precauzioni possibili: tute, mascherine, guanti, distanziamento, sanificazione dello stabilimento ogni settimana. Inoltre misuriamo la temperatura a chiunque entri in azienda”.
L’orizzonte è preoccupante e, forse, ci saranno aziende che non riterranno conveniente continuare a lavorare. Il fatto è che per l’insieme del settore tipografico-editoriale il processo di ridimensionamento era già in atto. Di libri se ne stampano sempre meno e anche in campo scolastico le nuove tecnologie e le nuove tendenze didattiche portano inevitabilmente a una diminuzione della produzione dei libri stampati. Ora c’è il rischio che il processo acceleri.
Anche Giorgio Zangarelli, direttore dello Stabilimento Tipografico Pliniana, può finora tirare un sospiro di sollievo: “La Pliniana ha retto bene il periodo di emergenza. Ha continuato a lavorare soprattutto in virtù del rapporto consolidato con la belga BREPOLS, una realtà internazionale nel campo dell’editoria scientifica, che garantisce un flusso di lavoro costante”. Però, per chi stampa per il settore culturale, sono già evidenti i pericoli in prospettiva: “Purtroppo, il blocco delle iniziative culturali farà venire meno commesse importanti. Ad esempio, se non si fanno convegni non si stampano gli atti di quei convegni, se non si fanno mostre non si stampano i cataloghi di quelle mostre”.
Come presidente della sezione grafica e cartotecnica della Confindustria Umbria, Zangarelli allarga la sua analisi a livello umbro, dove le aziende altotiberine continuano a essere in grande prevalenza: “La prospettiva del settore non è rosea. La stampa del libro è in caduta libera e si salvano solo aziende ‘di nicchia’. Lo scolastico cala di quantità e di qualità, così pure l’editoriale. Diventa essenziale l’editoria scientifica. Ormai prevale la stampa per cartotecnica, cioè si stampa prevalentemente per chi produce altri beni. Una scelta che può presentare dei rischi”.
L’emergenza Covid probabilmente accelererà una crisi strutturale già latente: “Le aziende si troveranno a dover affrontare una concorrenza in aumento e prezzi in calo e vedranno ridurre i margini di guadagno. Per sopravvivere dovranno fare salti mortali. Non si può escludere che ci sarà anche una contrazione delle commesse, con conseguente riduzione del personale”.
Uno scenario problematico, dunque, ma realistico, che metterà a dura prova gli imprenditori. Tuttavia Zangarelli vuole essere ottimista: “Gli imprenditori altotiberini vengono da una storia di civiltà contadina e di sviluppo industriale partito da basi artigianali. Credo che sapranno difendere le loro posizioni, escogitando gli stratagemmi necessari per tirarsi fuori dalla crisi. Sarà però necessario riscoprire l’ingegnosità e lo spirito di sacrificio che ha permesso l’industrializzazione del nostro territorio”.
Di Alvaro Tacchini