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Città di Castello. Interviste agli imprenditori

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Quanto pesa la pandemia sul tessuto economico e produttivo del territorio? È quello che abbiamo cercato di capire con l’aiuto di alcuni imprenditori. Hanno risposto alle nostre domande Riccardo Rosmini della Ros.men (Camiceria etrusca), Fausto Fancelli della Tifermec e S.B. artigiano tipografico.

Quale impatto ha avuto il coronavirus sull’’attività della sua azienda?

R.R. L’8 marzo improvvisamente ci siamo trovati a dover adottare misure idonee di tutela sanitaria e allo stesso tempo ad affrontare la sospensione della nostra produzione abituale. Abbiamo immediatamente studiato una riconversione e sfruttando le poche opportunità disponibili abbiamo agito sul fronte mascherine. Grazie a un sistema di filiera studiato da Confindustria Moda e Cna Moda è stato attuato un progetto di mascherina dell’Università di Firenze denominato “prototipo toscana 1”, compatibile con le aziende di abbigliamento. Nel giro di tre, quattro giorni siamo stati in grado di rispondere all’emergenza. Nel contempo abbiamo dovuto adeguare l’azienda agli aspetti burocratici, modificando i codici Ateco, mettendo a punto i protocolli di sicurezza interni, effettuando due sanificazioni. Ciò ci ha consentito di andare avanti e dato la speranza di proseguire. Stiamo lentamente riavviando la nostra produzione abituale che è gravata anche da numerosi insoluti da parte dei clienti, che a loro volta hanno dovuto concedere dilazioni, una collaborazione su tutta la filiera per consentire di disporre di liquidità e affrontare i disagi contingenti.

F.F. La crisi ha determinato un rallentamento sia della produzione che dell’acquisizione degli ordini. È un effetto domino che ha interessato tutta la filiera, sia i fornitori che i clienti hanno ridotto l’attività.

S.B Nel mio caso c’è stato il fermo quasi totale della mia attività per settimane. Dal momento che solo il settore alimentare era attivo, e non i settori per i quali prevalentemente lavoro (stampati commerciali e pubblicitari). Essendo un’artigiana e vivendo con passione la mia attività, sono comunque stata in sede, in attesa di eventuali ordini, ad esaminare la possibilità di diversificare la mia produzione, ipotizzando l’acquisto di macchinari diversi. Il tutto accompagnato dall’amarezza di trovarmi in una situazione così difficile e improvvisa.

Quali prospettive prevede per il suo settore?

R.R. Le firme più importanti, che sono più strutturate, hanno decretato il blocco della stagione tessile in corso, le fiere internazionali sono rinviate a settembre, c’è una situazione di incertezza. La prospettiva è di ripartire con la prossima stagione.

F.F. Prevedo un ulteriore rallentamento dell’attività per almeno per 4 - 5 mesi, ma non è tutto aleatorio. Noi lavoriamo molto con l’estero e come sappiamo ci sono paesi che ancora non hanno affrontato il picco di crisi che noi già abbiamo attraversato, per cui il calo di attività generalizzato proseguirà per un tempo indefinito.

S.B. Non riesco a fare previsioni al momento vista l’instabilità che si è creata e il peso dei provvedimenti presi

Ritiene che gli aiuti del governo siano efficaci per risollevare la sua situazione?

R.R. Aiuti al momento non ce ne sono, se non la cassa integrazione straordinaria che ci ha dato una mano essendo totalmente a carico dell’Inps, è stata erogata nei giorni scorsi e ci ha permesso di tutelare i dipendenti che non potevano lavorare. Ho notizia però di 5000 aziende che sono ancora in attesa dell’erogazione. La riconversione industriale delle aziende come la mia ha fatto sì che ricorressimo poco a questo ammortizzatore sociale.

F.F. Non abbiamo fatto ricorso alla cassa integrazione, abbiamo utilizzato le ferie, pertanto non siamo in grado di fare una valutazione.

S.B. No. Ho ricevuto, seppure in ritardo, i 600 € di Bonus, ma coprivano poco più della metà delle spese vive del mese di riferimento. Ritengo anche che la proroga delle scadenze fiscali non sia di aiuto, sarebbe stata necessaria la cancellazione.

Pensa che il suo settore riuscirà a superare questa fase?

R.R. Le aziende che non hanno una struttura adeguata a fronteggiare la situazione di crisi, saranno in difficoltà. Dobbiamo attenderci licenziamenti, presumo da settembre, dato il blocco degli stessi disposto dal governo. Il personale in esubero per ora è protetto dalla cassa integrazione. C’è stato un abbattimento totale degli ordinativi, seguito al crollo dei consumi, ma ritengo che con l’attivazione di tutti gli ammortizzatori sociali disponibili nel nostro Paese potremo dare sicurezza ai lavoratori, perché abbiamo forme di tutela che altri Paesi non hanno.

F.F. Sicuramente. Devo essere ottimista.

S.B. Il mio settore era già in crisi, anche per effetto della digitalizzazione dei documenti, che ha condotto a un ridotto uso del cartaceo. Prevedo uno scenario molto critico.

Ritiene che si possa ritornare a produrre come nella situazione precedente oppure che questo evento costringerà a cambiare il modo di lavorare?

R.R. Penso che, con tutti gli strumenti di tutela previsti in Italia, potremo superare la crisi, se non si protrarrà oltre qualche mese. Più le aziende restano ferme, più si indebitano e la ripartenza diventa difficile. A livello bancario ci sono degli strumenti che adesso è più semplice utilizzare, ma si tratta pur sempre di indebitamenti, non sono finanziamenti a fondo perduto. Per cui gli interventi attivati non sono nulla di straordinario.

F.F. Torneremo alla situazione precedente, quando ci sarà il vaccino.

S.B. Sarà piuttosto difficile.

Ci sono azioni di supporto da parte di associazioni di categoria o istituti similari?

R.R. Sì, le associazioni di categoria ci inviano giornalmente degli aggiornamenti e delle indicazioni, in base alle disposizioni di legge che a mano a mano escono. Sono informazioni dettagliate e puntuali.

F.F. Le associazioni di categoria si stanno attivando, ma come ripeto noi non abbiamo ancora usufruito degli strumenti messi a disposizione dal governo.

S.B. Negli anni passati ero iscritta a un’associazione di categoria che a fronte di una quota associativa di tutto rispetto non mi forniva alcun servizio, neppure di carattere informativo, così mi sono dissociata. Di recente mi sono rivolta a un’altra associazione di categoria, ma con gli stessi risultati, per cui sono scettica nei loro confronti.

Di Romina Tarducci


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