Una esperienza di rieducazione
Sembra una novità per il mondo del carcere e si chiama “Liberi dentro – Eduradio”: un programma radiofonico di didattica, cultura e informazione per il carcere Dozza di Bologna e per la cittadinanza; ogni giorno dalle 9 alle 9,30 sulle onde di Radio Città Fujiko 103.1 FM. Ne parliamo con Maria Caterina Bombarda, caporedattrice e conduttrice, insieme a Francesca Candioli, del programma radiofonico.
Quando e come è nata l’idea del programma? Chi sono gli autori e i sostenitori dell’iniziativa?
L’iniziativa è nata da una lettera aperta a firma mia e di Ignazio De Francesco, islamologo e volontario dell’Avoc come me, inviata alle istituzioni (Garanti dei detenuti e carcere della Dozza) all’indomani delle rivolte nelle carceri, tra cui anche la Casa circondariale di Bologna. L’idea era essenzialmente quella di continuare a “distanza”, via etere, attraverso appunto la radio, le attività didattiche e rieducative, oltre che di volontariato e spirituali, allo scopo di non lasciare i detenuti nell’isolamento più totale in questa situazione di emergenza nazionale.
Come si struttura il palinsesto?
Il palinsesto prevede ogni mattina - dal lunedì al venerdì - una pillola di scuola (italiano, storia, geografia, scienze, francese) e a seguire altre pillole curate dalle associazioni che si occupano appunto di volontariato in carcere. Tra queste, ogni settimana, abbiamo rubriche di cultura araba (“I viaggi di Ibn Battuta”), di “Letteratura dal mondo”, di diritto costituzionale (“Constitutions on air”) di lettura e scrittura (“Ponte di storie) e di spiritualità (“Credere per vedere”).
Siete a conoscenza se ci siano altre esperienze di questo tipo in altri carceri…?
Non abbiamo saputo di altre esperienze come la nostra. Quello che si è potuto notare all’insorgere della pandemia, è stato il fatto che moltissime realtà (aziende, scuole, privati) si sono dovute riversare sul web; tuttavia la peculiarità del carcere e le limitazioni insuperabili all’ingresso di ogni tipo di tecnologia che usi internet si è deciso di ricorrere all’utilizzo dello strumento radiofonico.
Quali sono le difficoltà, se ci sono, e le soddisfazioni, visto che in buona parte l’attività è portata avanti dal mondo del volontariato.
Le difficoltà sono naturalmente quelle legate alla realtà delle carceri in questo momento: il numero dei contagiati e le condizioni in cui versano i detenuti. Dunque nemmeno noi che operiamo nell’iniziativa del programma, sappiamo con certezza se i detenuti siano ragginuti dalla radio (che viene trasmessa anche sul canale 292 RTR in differita televisiva) e se stanno seguendo il programma.
Secondo te, come contribuisce questo tipo di esperienza a governare la grave situazione delle carceri a causa della pandemia in atto?
È un’importante occasione per il mantenimento della quiete e della salute di tutta la realtà carceraria, dalla direzione agli operatori e insegnanti, dagli agenti a tutto il personale che vi opera, fino ai detenuti che la abitano, per una ricostruzione della comunità all’interno della quale, il carcere – citando Ignazio De Francesco – rappresenta un “quartiere tutto speciale”.
di Daniela Mariotti