Giovedì, 18 Aprile 2024

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Metropolis

Cinema

da urbino a perugia1

Nel 1926 Fritz Lang realizza uno dei film più famosi di tutti i tempi, un indiscusso capolavoro espressionista, Metropolis, tratto da un omonimo romanzo della moglie del regista, Thea von Harbou. Grazie al successo ottenuto dal precedente I Nibelunghi, Lang ha usufruito infatti di enormi finanziamenti soprattutto dalla casa di produzione (ben 7 milioni di marchi oltre che un anno e mezzo di lavorazione dal maggio 1925 all’ottobre 1926). Sono stati impiegati, oltre gli attori di primo piano, venticinquemila uomini e undicimila donne.

Vediamo il film sommariamente. In un futuro piuttosto vicino Metropolis è una megalopoli formata da abitazioni medievali e ultramoderne con una tecnologia ai limiti dell’immaginario. Altissimi grattacieli abitati da pochi ricchi che spadroneggiano e costringono, manovrando gigantesche macchine, ad un duro lavoro incessante nel sottosuolo cittadino una classe operaia ridotta ad uno stato di schiavitù. Mentre dall’alto di una grande torre il signore assoluto di Metropolis controlla le attività produttive, suo figlio ignaro di tutto quello che avviene nella parte più bassa di Metropolis vede per caso un giorno un gruppo di bambini malvestiti e cenciosi. è commosso dalle immagini della miseria dei ragazzi. Compare come per incanto una bellissima fanciulla, che accogliendo gli operai sfiniti dal lavoro, racconta loro la storia della torre di Babele. Come questa fu costruita dagli schiavi per avvicinarsi al cielo, Metropolis è costruita dalle braccia del proletariato per servire da luoghi di abitazioni dei ricchi.

La donna predica pur tuttavia la pace futura e l’avvento di un mediatore, che porrà fine alle iniquità perpetrate dai capitalisti sulla massa degli sfruttati. Per rompere l’unità degli operai ed eliminare ogni influenza della fanciulla giudicata nefasta, il capo di Metropolis fa costruire da uno scienziato che vive in un grattacielo un robot con le fattezze della fanciulla, che dovrebbe manipolare gli uomini secondo i desideri dei potenti. Sullo schermo dunque vediamo due donne identiche: la predicatrice e la donna robot. “La statuaria purezza delle linee del volto del Helma (l’attrice che interpreta i ruoli delle due donne) pur prestandosi ad incarnare quella sorta di simbolico concentrato di santità che costituiva il primo personaggio, sembrò invece più idonea a dare corpo alla metallica impassibilità della malefica bambola meccanica” (F. Montesanti). Niente infine andrà secondo i desideri degli uomini al potere. Però si arriverà alla piena concordia fra gli uomini che detengono il potere e gli operai costretti al duro lavoro fisico, in nome dell’Amore universale. Insomma il braccio (gli operai) fa quello che la mente (il capitale) esige per il bene universale. Metropolis è considerato il primo colossal di fantascienza e, nonostante il “dolciastro finale” (Nuccio Madera), che lo stesso regista riconobbe non molto sentito, il film è di innegabile potenza visiva.

Realizzato in un vecchio hangar per dirigibili divenuto lo studio di produzione più grande al mondo dal punto di vista cinematografico, il film è fautore di enormi progressi tecnici. Innanzitutto sfrutta l’effetto Schufftan (dal nome di Eugen Schufftan), un ingegnoso sistema di specchi che permette di utilizzare modellini creando l’illusione di mondi virtuali. “Davanti alla macchina da presa secondo un angolo di 45 gradi con l’asse ottico di ripresa viene posto un grande specchio parzialmente argentato. Nella parte riflettente viene riflesso un oggetto più o meno lontano, mentre attraverso la parte non riflettente (parte non argentata) viene vista direttamente la restante parte dell’immagine da riprendere”. “ ... ammirevole risultato plastico del film: la lenta marcia degli uomini nella città sotterranea l’impeccabile geometria dei movimenti di folla in contrasto con la confusione finale anch’essa perfettamente programmata” (Kracauer - Cinema tedesco).

Lang dice che l’idea del film gli era venuta quando vide per la prima volta, a bordo di una nave, una New York illuminata. Infatti la città del suo film è una gigantesca New York.

Di Pietro Marinelli


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