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L'assenza della tecnica

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Il 17 Gennaio 2020 si è spento all’età di 90 anni il filosofo Emanuele Severino. È stato, come da molti ritenuto, uno dei maggiori pensatori europei, una figura decisiva per gli sviluppi della filosofia contemporanea. Gli studi principali che ne hanno segnato l’itinerario intellettuale sono La struttura originaria, Essenza del nichilismo, Destino della necessità’ ecc…

Un punto nodale del suo pensiero è il destino della tecnica e dell’Occidente. Severino li vedeva strettamente congiunti, al punto da inserirli appieno nel più ampio quadro della storia della metafisica classica. Cosi come è venuta configurandosi da Platone a Nietzsche, porta già in grembo i semi del proprio declino. La tecnica si è trasformata nel corso dei secoli, ma già dai suoi esordi ha coltivato il volto nascosto del suo potenziale progressivo. L’odierna ipertrofia delle tecno- scienze, per Severino, non solo ha radici antiche ma determina occultamente il destino e l’anima dell’intero Occidente, prefigurandone l’inevitabile oblio. In un suo breve scritto dal titolo Gli abitatori del tempo, sosteneva che «Tutto l’Occidente è dominato dalla volontà nascosta e tecnica che le cose siano tempo e, perciò stesso niente». La tecnica per Severino, fornisce alla cultura il senso ultimo e definitivo del proprio essere e, quindi del proprio farsi e organizzarsi come ‘storia’. La funzione redentrice della tecnica è speculare alla sua capacità di trasformare e manipolare la realtà. Così come la tecnica può solo procedere, così la civiltà dominante può solo inseguire il suo programma di auto potenziamento tecnico-scientifico. Per Severino una cultura tecnologica non può contemplare nessuna battuta di arresto, ne maturare uno sguardo retrospettivo, ma solo implementare l’erogazione dei coefficienti di valore. Nemmeno le religioni monoteiste, le politiche e, la finanza globale, possono considerarsi neutrali dinnanzi all’accelerazione impattante degli odierni processi produttivi. Severino è stato anche uno dei pochi ad aver esplicitato la congiunzione funzionale fra capitalismo e tecnica. Non a caso, uno dei suoi ultimi testi ha per titolo Capitalismo senza futuro.

Per ciò che riguarda il versante strettamente filosofico, Severino ha riflettuto sull’alterazione del senso originario dell’Essere, sul nichilismo europeo e sul valore fondamentale - per la genesi della civiltà classica -della scuola presocratica. Il suo amore per il più antico pensiero greco è testimoniato dai suoi celebri saggi Il detto di Anassimandro e Ritorno a Parmenide. Proprio l’antico saggio di Elea forniva a Severino il paradigma necessario per approdare a quella verità assoluta che i greci chiamavano epistème. Un sapere incontrovertibile e inaudito, il solo che sapeva contrapporsi al divenire incessante della realtà, al di là della contrapposizione infinita fra essere e non essere. Per Severino, il nichilismo è una conseguenza e non una causa, derivante dall’aver pensato filosoficamente l’essere a partire dalla sua contrapposizione al nulla e, finendo dunque per conferire a quest’ultimo un’esistenza propria... Nella sua ultima fatica letteraria dal titolo “Testimoniando il destino”, riprende e sigilla il tema dell’uomo come l’apparire del destino della verità. La totalità dell’Essere come fondamento dell’Eterno è l’Assoluto che permane al mutevole rinnovamento di tutte le cose.

Il pensiero di Severino non è ‘rassicurante’nel senso generale del termine, ma nemmeno una vaga apologia del pessimismo. Al contrario , si tratta di un pensiero dalla complessità articolata e, dettato da una coerenza sistematica difficilmente raggiungibile, in grado di porsi in dialogo costante con ogni istanza del nostro tempo.

Di Davide Guerrini


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