Libri. Profeti del post-Concilio
Il ’68, ovvero la “la gestazione planetaria della speranza” – per riprendere una definizione di don Enzo Mazzi – attraversò anche la Chiesa di Roma. Il dibattito, che subito divenne protesta, trovò a Firenze, nel quartiere e la parrocchia dell’Isolotto, la sua culla .
La scintilla, che fece esplodere il fuoco, fu la richiesta da parte della curia di Firenze e dello stesso papa Paolo VI a don Enzo Mazzi, parroco dell’Isolotto, di ritrattare una lettera di solidarietà rivolta ai giovani cattolici di Parma che avevano occupato il duomo, (dopo che la curia si era compromessa in una vicenda oscura con una banca). A sostenere don Mazzi scesero in campo migliaia di fedeli, intellettuali, sacerdoti. Il “popolo di Dio” poté di nuovo proclamare con orgoglio la follia dei cristiani, di cui parla san Paolo nella prima lettera ai Corinzi.
Mario Lancisi, giornalista e scrittore, ripercorre questa esperienza nel libro “I Folli di Dio: La Pira, Milani, Balducci e gli anni dell’Isolotto”, Ed. San Paolo. Gli chiediamo di presentarci molto brevemente i personaggi del suo libro e di quale storia stiamo parlando?
Il libro è il racconto della storia del cattolicesimo fiorentino dagli anni ‘50 e’ 60 e la figura di Giorgio La Pira, sindaco di Firenze (dal 51 al ’57 e dal 61 al 65) già padre costituente e sottosegretario al ministero De Gasperi (dal ’48 al ‘50), è al centro di quella esperienza. Padre Ernesto Balducci fu un altro importante protagonista, presbitero, editore, grande intellettuale, fondò la rivista Testimonianze; don Lorenzo Milani non ha bisogno di presentazioni… Ma poi furono tanti i sacerdoti uniti in una visione del mondo che “rovesciava” la tradizione secolare: l’uomo al centro del mondo e non la Chiesa (il riferimento metaforico ai tolemaici o ai copernicani fu fin troppo esplicito). In particolare forte fu la scelta di una economia sociale: il lavoro non più subordinato al profitto ma allo sviluppo degli esseri umani tutti (Jacques Maritain). La difesa della pace e del superamento della contrapposizione fra i due blocchi storici della guerra fredda, l’obiezione di coscienza, la natura e il creato… furono altri temi caldi di quel laboratorio di idee e di iniziative davvero rivoluzionarie.
Questa storia finisce nel ’68. Poi ognuno prese storie diverse. Ci fu la rottura con la DC
Perché un libro su questo pezzo di storia contemporanea e della Chiesa, dopo tanti anni? Forse perché il tema della “follia”, la radicalità profetica del vero credente, è da duemila anni a questa parte una delle radici più solide della fede nel Cristo risorto?
Certamente. La "follia" dei cristiani è uno dei paradigmi del Cristianesimo più radicale, da San Paolo… Pensiamo a Francesco d’Assisi, “Il folle di Dio”. Nella tradizione russa i “folli in Cristo” erano dei mistici, dei santi, che tuttavia erano considerati stolti, a volte oggetto di pubblico disprezzo.
Un motivo di grande interesse del libro è l’attenzione all’impegno politico dei cattolici di quegli anni; nel senso dell’attenzione agli “ultimi” (la povera gente di Giorgio La Pira). Come fu declinato quell’impegno sul piano teorico e pratico e cosa determinò?
Ci furono tanti preti operai, tanti insegnanti, pedagogisti, alcuni sacerdoti ma anche laici andarono nelle missioni. Pur nella diversità delle scelte, c’era un terreno comune. Poi tutto finì dopo il ’68. In politica ci fu la rottura con la DC. Ognuno prese strade differenti.
Al di là delle contingenze storiche, c’è un filo di continuità tra questi movimenti e il ritorno allo spirito evangelico originario voluto da papa Francesco?
Papa Francesco ha reso omaggio a don Mazzolari e don Milani, al movimento dei Focolarini, alla comunità di Nomadelfia. In modo esplicito ha riabilitato pienamente le anime più “luminose” della Chiesa, che erano state “condannate”. In particolare il 20 Giugno 2017 papa Francesco, in visita presso la tomba di don Lorenzo Milani a Barbiana, con una specifica celebrazione, fa “della pietra scartata dai costruttori la testata d’angolo” della sua nuova Chiesa. ◘
Di Daniela Mariotti