Venerdì, 29 Marzo 2024

libreria acquista online

I poveri si aiutano da soli

silvia romano2

Frei Betto, teologo, scrittore, è una figura di spicco della Teologia della Liberazione. Con altri amici sociologi, pedagogisti e giornalisti ha costituito una scuola di Fede e Politica per i giovani. L’intento è di creare una nuova coscienza sociale e politica perché si possa realizzare un vero cambiamento del Brasile. Come scrive spesso, il Vangelo non deve rimanere incatenato e la Chiesa non deve diventare neutrale, ma pane soprattutto per i poveri.

L’altro impegno di Frei Betto è la difesa della foresta amazzonica. Proprio negli ultimi giorni migliaia di bovini sono stati trasferiti nelle aree deforestate illegalmente. La diffusione della pandemia però ha colto il Brasile impreparato. Chiediamo a Frei Betto se c’è stata una sottovalutazione del problema da parte dell’autorità e per quali motivi. «Oggi 4 giugno il Brasile è arrivato alla triste cifra di 33mila morti per Covid 19 e quasi 600mila infettati. Si sa che il numero dei morti è molto più alto perché è stato sottostimato. Non abbiamo test nella popolazione. Ma il nostro principale problema si chiama Bolsonaro, che io chiamo “BolsoNero” perché è completamente indifferente alla pandemia, non gli importa niente delle vittime e dei loro familiari. È un governo genocida. Queste morti – la maggior parte sono poveri – interessano il governo, perché nella testa di “BolsoNero” questo significa meno spese per pensioni, politiche sociali e sanità pubblica. Spero che nessun italiano commetta la seria imprudenza di viaggiare in Brasile di questi tempi».

Come ha reagito la popolazione di fronte alla diffusione del contagio soprattutto nelle baraccopoli? I più poveri si sono coalizzati per difendersi anche senza l’aiuto governativo? Chi sono gli artefici di questo risultato sanitario?

FREI 2«I poveri non sanno come difendersi dalla pandemia. Nelle favelas del Brasile vivono tredici milioni di persone senza condizioni igieniche di base e il 52% della popolazione brasiliana non ha le prestazioni sanitarie di base. La maggioranza della gente vive rinchiusa in piccole case per 6-10 persone. Questa gente non può rispettare la quarantena perché ha necessità di uscire per garantirsi la sopravvivenza. L’aiuto del governo, cento euro per tre mesi ai più poveri, è insignificante e obbliga la gente a uscire in strada e fare lunghe code per raggiungere le agenzie bancarie. Questo aiuto è stato pagato – solo il primo mese, maggio – a 58 milioni di persone, però nelle favelas e nei quartieri poveri la gente si organizza con cucine comunitarie, fa delle scuole vuote centri improvvisati di salute, promuove campagne di raccolta di alimenti essenziali. C’è molta solidarietà tra i più poveri».

Le popolazioni indigene sono rimaste senza protezione di fronte alla pandemia. Le notizie dall’estero parlano di numerosi morti. Cosa succede davvero in Amazzonia?

«Otto province dell’Amazzonia hanno subito il contagio del Covid 19 in parecchie popolazioni: Acre, Amazzonia, Amapá, Maranhão, Pará, Tocantins, Rondônia e Roraima. 51 etnie indigene sono state infettate, con 996 casi di contagi confermati, informa la Coiab (Coordinamento delle organizzazioni indigene dell’Amazzonia brasiliana). Continuano i gravi problemi nella regione, come le politiche deliberate da Bolsonaro e dal suo ministro dell’ambiente Ricardo Salles: deforestazione, invasione delle aree indigene da parte delle imprese minerarie e latifondiste, contaminazione dei fiumi da parte degli sfruttatori di minerali e di cacciatori di animali selvatici, con grande minaccia di contaminazione degli indigeni».

L’atteggiamento del governo di fronte al Coronavirus è stato molto ambiguo. C’è stato un cambiamento nella politica sanitaria di fronte al diffondersi dell’epidemia?

FREI3«Non è ambiguo, è criminale! Genocida! Non è stato mai decretato il lockdown, la gente esce nelle strade senza rischiare nessuna sanzione. Il presidente Bolsonaro ha già licenziato due ministri della salute tra febbraio e maggio e ora il ministro ad interim è un generale che non comprende alcunché di salute pubblica e tanto meno di epidemia. Tutti i sabati e le domeniche Bolsonaro esce in strada senza mascherina e abbraccia la gente in totale indifferenza verso la gravità della pandemia, offrendo un bruttissimo esempio alla gente».

Quale politica economica realizza Bolsonaro di fronte alle grandi multinazionali interessate alle ricchezze dell’Amazzonia?

«Con lui, l’Amazzonia passerà nelle mani delle multinazionali perché egli difende la privatizzazione di tutto il patrimonio brasiliano, sia materiale, che territoriale o simbolico. Oggi una parte considerevole dell’Amazzonia ha perso la propria vegetazione originaria per dar luogo al guadagno, alla soia, allo sfruttamento minerario. Nessun europeo dovrebbe comprare carne, legname (mobili) e altri prodotti di provenienza amazzonica, perché facendolo contribuisce alla devastazione ambientale e indigena».

Dopo la tempesta del Coronavirus è cambiato qualcosa nel rapporto fra gli esseri umani e verso la natura?

«Se continuiamo a vivere nel capitalocene – questa era nella quale la concentrazione della ricchezza è considerata più importante dei diritti collettivi – non ci sarà alcun cambiamento. Forse sono in arrivo governi più autoritari, xenofobia, discriminazione etnica e pregiudizi nei confronti degli stranieri. Oggi la natura beneficia degli esseri umani confinati nelle proprie case – i fiumi e i mari sono più limpidi, così come l’atmosfera e gli animali hanno più libertà – però quando tutto questo terminerà torneremo probabilmente a un maggior riscaldamento globale e all’aggressione alla natura. La natura ha vissuto miliardi di anni senza l’incomoda presenza degli esseri umani. E può continuare senza di noi. Siamo noi a non poter sopravvivere senza di lei».

Di Achille Rossi


Editoriale l'altrapagina Soc. Coop.
Sede Legale: Via della Costituzione 2
06012 Città di Castello (PG)
Responsabile: Antonio Guerrini
Info Privacy & Cookie Law (GDPR)

Seguici anche su:

Dati legali

P.IVA 01418010540
Numero REA: pg 138533
E-mail: segreteria@altrapagina.it
Pec: altrapagine@pec.it
ISSN 2784-9678

Redazione l'altrapagina

Telefono: +39 075 855.81.15
dal Lunedì al Venerdì dalle 09.00 alle 12.00