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La scuola delle rime buccali

Scuola. Aspettando il 14 settembre: una corsa contro il tempo

silvia romano2

Le Linee guida del Ministero dell’Istruzione per indicare la misura di distanziamento tra gli alunni, nelle classi che saranno operative dal 14 settembre 2020, hanno fatto ricorso ad una locuzione d’archivio: un metro non tra i banchi, non tra studenti, ma tra le loro fessure orali (le fenditure della bocca!). Senza dire che le Linee guida sono ricche di altre amenità, oltre che di indicazioni eterogenee e contrastanti (solennemente approvate dall’assise a cui hanno partecipato il Governo, rappresentato dalla Ministra Azzolina, e le Regioni), che hanno meritato la qualifica di suggerimenti confusi, contraddittori, inidonei alla gestione della complessa situazione che attende a settembre genitori, docenti, personale Ata, dirigenti scolastici, per non dire degli amministratori locali, a partire da quelli regionali.

A disposizione degli Istituti il «cruscotto delle scuole» che avrà il compito di segnalare ai DS le aule troppo piccole. Gli Istituti scolastici sono autorizzati a recuperare spazi operando interventi di adattamento e ristrutturazione degli spazi, sistemando panche e tavoli all’aperto, utilizzando locali come cinema e teatri! Non temete per l’insegnamento: le scuole superiori possono alternare alla didattica in presenza quella a distanza. E saranno i DS a decidere (valorizzazione dell’autonomia scolastica): accorpando classi, materie, tematiche trasversali, e garantendo ai ragazzi disabili la distanza in presenza. E le mascherine? Non vi preoccupate. Sarà il Comitato tecnico-scientifico a stabilire tempi, modalità e spazi. Senza dire che le ASL garantiranno test sierologici e tamponi per tutti! E il personale? Il Ministero incrementerà l’organico (insegnanti e Ata) di ben 50 mila persone: 3 unità per scuola! Poco meno o poco più, visto che ottomila sono le istituzioni scolastiche italiane. Altro che organici dell’emergenza per 7.559,259 studenti (a.s. 2019-20), senza considerare gli alunni (866,805) delle paritarie!

Nessuna preoccupazione per le scuole e per le famiglie! Un tavolo ad hoc, costituito da rappresentanti del Ministero e degli Enti locali, rafforzato dalle Conferenze dei servizi, provvederà a risolvere tutti i problemi connessi agli spazi scolastici e agli spostamenti degli studenti da casa a scuola. Le mense saranno garantite, ma non si sa dove e come: probabilmente sui banchi, nelle aule, a discrezione dei presidi, che decideranno anche se e come utilizzare i giardini e gli spazi esterni, gli scaglionamenti nelle entrate e nelle uscite, l’alternarsi delle didattiche (in presenza e a distanza), laboratoriali e no, e provvederanno a tutte le necessità: alla flessibilità organizzativa, alla differenziazione dei turni, alla aggregazione delle discipline in aree e in ambiti disciplinari, alla rimodulazione settimanale dell’orario e del tempo scuola!

Giustamente, i dirigenti scolastici sono molto preoccupati. Reclamano l’urgenza di un discorso di verità sui gravi problemi connessi all’edilizia scolastica e sulla assoluta insufficienza degli organici a disposizione delle scuole. I tagli agli organici realizzati negli anni, il fenomeno storico del precariato, la mancanza di una coerente progettualità non possono essere offuscati da proposte confuse e inefficaci, con la promessa dell’attivazione di organismi pletorici (tavoli regionali, territoriali e via enumerando).

Senza dire dei docenti e delle famiglie, disorientati da dichiarazioni contraddittorie e da promesse inconsistenti. Per un’accettabile riapertura delle scuole a settembre molto dipenderà dall’azione condivisa di Ministero – Enti locali – Scuole. E soprattutto, come sempre avviene, molto dipenderà dall’impegno dei docenti, degli Ata e dei DS. L’accordo raggiunto tra Governo e Regioni è una buona notizia, ma i contenuti sono generali (e generici) . L’iniziativa è nelle mani degli Enti locali in accordo con le strutture ministeriali regionali e con le scuole. I mezzi a disposizione, come al solito, sono inadeguati. La scuola ha bisogno per settembre di una rinnovata organizzazione, di personale aggiuntivo, di molti spazi e di tanti docenti in aggiunta agli attuali organici (attualmente sono stati attributi in assenza di pandemia). Il miliardo messo a disposizione è insufficiente. Settembre è alle porte.

Si farà ancora ricorso alla DaD nell’anno scolastico che verrà? Sul tema non c’è accordo tra i docenti e tra gli esperti. Bisognerebbe chiarire innanzitutto quale differenza concettuale e pratica si può riscontrare tra didattica in presenza e didattica a distanza. La didattica in aula ha come scopo la formazione degli allievi (a prescindere dalla loro età), è interattiva, coinvolge più persone, è concentrata sull’apprendimento dei ragazzi. La didattica a distanza è un aiuto agli studenti perché l’istruzione non si fermi, ma è sostanzialmente informativa. Può avere un ruolo in particolari circostanze, ma non può sostituire l’ambiente formativo dell’aula scolastica. Perché l’insegnamento non è solo un’operazione di comunicazione, un’attività linguistica, bensì è coinvolgimento psicologico e spirituale, relazione dal vivo, e non si esaurisce nell’interfaccia comunicativo. ◘

Di Matteo Martelli


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