Regione. Il Sindaco di Giano dell'Umbria sfratta una esperienza artistica di valore nazionale e internazionale
Nell’incedere sonnolento delle vicende regionali, segnato e fagocitato dall’emergenza Covid 19, rischia di passare inosservata una vicenda dal valore eccezionale, che si sta consumando nelle bucoliche colline umbre. Nel Comune di Giano dell’Umbria, dove un giovane e solerte Sindaco di Centro destra (Lega), Manuel Pierucci, si è intestato una battaglia dal sapore ideologico che tende a sfrattare, da un’ex colonia estiva situata sui monti Martani, un’importante avanguardia artistica.
Nello spettacolo naturale di quei monti si sta consumando un braccio di ferro tra la "Repubblica dell’arte mai vista”, “Frigolandia” e il municipio locale, che, facendosi forte del recepimento da parte del Consiglio di Stato di una normativa europea secondo cui le concessioni marine non possono essere più rinnovabili, la utilizza per sfrattare "Frigolandia".
L’inasprimento della vicenda ha coinciso con il cambio di colore della Giunta leghista che si è intestata questa battaglia per una questione di principio, anche se va detto che la stessa Giunta di centrosinistra precedente, dopo l’enfasi dell’aggiudicazione tramite bando del sito dismesso abbandonato e ridotto a discarica, ne avviò una procedura di sfratto.
Destra e Sinistra unite per rimuovere una concessione rinnovabile automaticamente fino al 2035, questa in breve è la storia giudiziaria che attende il pronunciamento del Tar, ma che contiene una storia nascosta da ricordare.
"Frigolandia" è l’ultima appendice di un percorso di una avanguardia artistica multidisciplinare che, tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, ebbe il merito di trasformare il linguaggio del fumetto e di modificare e arricchire altre forme di espressione artistica, culturale e giornalistica.
Una esperienza intensa che faceva riferimento alle riviste FRIGIDAIRE, CANNIBALE, IL MALE, FRIZZER e molte altre, animate e contaminate da persone, idee ed entusiasmo generativo, capace di raccogliere e rilanciare in molte direzioni lo spirito dirompente del movimento studentesco, delle radio libere, del punk nostrano e di dare un nuovo sbocco alle lotte e le rivendicazioni di quegli anni, rompendo i dogmi marxiani e l’operaismo imperante.
Un’esperienza nuova che coglieva lo spirito del tempo, reinterpretando i pensieri e innovando tecniche e linguaggi con un grande impatto sui giovani, allora alla ricerca di nuove forme espressive per liberarsi di un sistema diventato ai loro occhi, pesante, asfissiante, imbalsamato, travolto dai conformismi e dai luoghi comuni.
Quel percorso di fatto non si è mai interrotto ed è arrivato ai giorni nostri nella sua forma ultima: quella di "Frigolandia" e del suo rappresentante più in vista, Vincenzo Sparagna che oltre a essere depositario di quell’immensa innovazione ne è anche il testimone vivente, quello che fisicamente risiede a Frigolandia e si prende cura di un archivio e di una memoria storica straordinaria di cui tutti dovremmo essergli grati.
Frigolandia non è solo memoria è anche un fermento di attività che spaziano nei vari campi dell’arte e della cultura più in generale, che in questi anni ha promosso e partecipato a numerose iniziative culturali in tutta Italia, molte realizzate presso la sede di Giano e nei Comuni limitrofi. Può vantare la presenza continua di visitatori, di artisti e studenti in cerca di materiali per le tesi di laurea, mantiene relazioni con importanti Università, e in particolare quella di YALE nel Connetticut, la cui Library ha acquistato, nel 2017, l’intera produzione editoriale, confermando in quell’insieme di esperienze e di uomini un’avanguardia a livello mondiale.
Detto questo, al saldo del rancore ideologico, l’Umbria soffre del problema dello spopolamento e l’abbandono delle aree interne e da sempre i Comuni soprattutto montani sono in cerca di opportunità per rendere interessante e appetibile il proprio territorio. Dopo i fallimenti di piscine, percorsi di trekking, mountain bike etc, rianimare quel territorio che vide il suo splendore negli anni settanta testimoniato dalla presenza di alcune casette dal pessimo gusto alpino e da un rifugio dove invece ha sede un ottimo ristorante di prodotti a kilometro zero, il rilancio di queste aree diventa davvero improbabile. Inquesta situazione, non si capisce perché il Comune non metta a sistema le possibilità che offre Frigolandia. Qui si entra nel campo dei misteri e delle insondabili e incomprensibili vicende della politica, della demagogia, di equilibri e di consenso.
Se in questa vicenda si usasse il buon senso apparirebbe evidente che le parti dovrebbero non solo interagire, ma lavorare insieme per allargare le possibilità di sviluppare un brand originale legato alla cultura e alle diverse forme artistiche per arrivare a valorizzare e salvaguardare il territorio. La sensibilità di Sparagna, già impegnato in esperienze e liste ambientaliste, sarebbe una garanzia.
Quale Comune, in particolare se appartenente alle aree interne e alla fascia montana, può permettersi di rinunciare a un incubatore di opportunità cosi importante e riconosciuto, per correre dietro a qualche fantomatico contributo pubblico che lascerà come sempre il vuoto alle spalle o, peggio, la violenza e agli insulti dei leoni della tastiera?
Gli atti in corso e la richiesta di sfratto non lasciano spazi al dialogo e a un confronto insistentemente richiesto da "Frigolandia" e sempre negato dal giovane Sindaco, che si rifugia dietro un rifiuto categorico al confronto , del tipo “io con quelli non ci parlo, il mio obiettivo è cacciarli”.
Di fronte a tanta acredine e chiusura, a "Frigolandia" non è rimasto altro che ricorrere alle vie legali e realizzare una raccolta di firme (si pensava 5000 e si è già quasi a 13.000), provando così a dare più visibilità e informazione sui gravi fatti che stanno avvenendo nel cuore dell’Umbria.
Arrivati a questo punto, si potrebbe dire peggio di prima! I nuovi amministratori invece di segnare una positiva discontinuità, si caratterizzano per posizioni reazionarie, battaglie di retroguardia e per ottusità verso il nuovo e “il mai visto”. Per la povera Umbria, che da vent’anni era sprofondata in un conservatorismo asfissiante e arrogante, questa nuova ondata di rigore Talebano era proprio quello che ci voleva per alimentare un già splendido miserevole isolamento. ◘
Di Ulderico Sbarra