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La farsa

La farsa. Lascito Mariani. Atto Terzo- in cui si narra di come il Lascito lasciò il Comune per accasare alla Asl Altra pagina.it Articolo Luglio Agosto 2020

silvia romano2

Ricapitoliamo. Il 6 Maggio il Sindaco presenta in Commissione di Programmazione Economica il parere pro veritate richiesto al professor Gianfranco Palermo, traendone la conclusione che il Lascito Mariani, dopo essere stato immobilizzato per sei anni, si possa utilizzare per la Cittadella della Salute, previa ristrutturazione dell’ex ospedale con i soldi del Lascito. Imbracciato il parere come un bazooka, spara contro tutti coloro che lo hanno avversato su questa ipotesi, in particolare contro gli Avv.ti Mattei e Pecorari, “ineffabili principi del foro”, rei di aver affermato che tale uso è improprio, anzi illegittimo perché non rispetta la volontà delle sorelle Mariani e procurerebbe un illecito arricchimento patrimoniale a un altro ente. Aggiungendo, nella foga oratoria, una serie di accuse pesantissime e che la scelta finale in materia compete alla Giunta e al Sindaco, quindi al Sindaco. Venuto a conoscenza dei fatti, l’Avv. Mattei risponde per le rime al primo cittadino, smontando, in punta di diritto, una per una tutte le accuse, dimostrando che la sua interpretazione del parere è completamente falsa. Quindi, è tutto da rifare.

Il 15 giugno va in onda la seconda puntata della Commedia in Consiglio comunale.

Il Sindaco, dismessa la tonaca del lupo e vestiti i panni dell’agnello, presenta un Ordine del Giorno in cui si dichiara di trasmettere il Lascito alla Asl perché lo utilizzi per istituire la Cittadella della Salute nell’ex ospedale, implementare il Centro Alzheimer e potenziare l’oncologia ospedaliera. E con mossa a sorpresa, apre alle opposizioni uno spiraglio dichiarando la disponibilità ad accogliere le loro osservazioni e/o emendamenti da loro proposti da inserire nel documento. Ovviamente quelli accoglibili. Insorgono le opposizioni che sentono odore di bruciato: non ha mai ascoltato il Consiglio in materia, perché ora…? Vincenzo Bucci, del Gruppo Castello Cambia, lo spiega ricordando al primo cittadino che i contributi sono stati già dati e rimasti lettera morta. Inoltre, sempre Bucci, accusa lo stesso Sindaco di non aver dato nessuna risposta ai pesanti rilievi sollevati dall’Avv. Mattei, aggiungendo che dal 2014 in poi il Lascito ha subito una svalutazione di 90mila euro (chi li risarcisce?). Le altre opposizioni, variano sul tema con diverse accentuazioni. Ma la mossa costringe tutti, obtorto collo, ad accettare la dilazione per non essere tacciati di malafede e di aver rifiutato la mano tesa dopo “l’abiura” del “decide la Giunta” ovvero “io” di un mese prima.

Terza puntata: il Gran Consiglio. Da non confondersi col precedente storico del 25 luglio del ’43, di altro colore politico e causa di ben altri effetti. I suggerimenti e gli emendamenti richiesti arrivano solo dai banchi della Destra, F.lli d’Italia e Forza Italia: inezie, quisquilie, fluorescenze insignificanti e per questo accettate. Le proposte di Castello Cambia, che tra l’altro chiedeva l’inserimento di una clausola di controllo sul rispetto del vincolo imposto dal Giudice sull’utilizzo del Lascito (Emanuela Arcaleni), vengono scartate perché considerate “un ordine del giorno alternativo”.

Altri contributi, non pervenuti. Il Consiglio approva a maggioranza. Le opposizioni di destra, pur avendo concorso agli emendamenti, si astengono; c’è chi esce dall’aula in segno di disapprovazione; Tiferno Insieme e Castello Cambia votano contro. Dove sta il trucco? ll vecchio lupo di mare, che ne sa una più del pesce che pesca, ottiene il risultato voluto: con il soccorso nero della Destra consiliare, trasferisce il Lascito alla Asl con un documento, in parte condiviso dal Gran Consiglio, con cui si delegano Sindaco e Giunta a trovare un accordo con la Asl: così si potrà sempre dire che, se il progetto andrà in porto, il merito sarà della Giunta, ovvero personale del Sindaco, in caso contrario è stata una scelta dei più, ovvero di tutti, anche se non tutti hanno votato il documento. È Il vecchio trucco delle tre carte: Comune, Asl, Regione: dove sta il Lascito? Alzi una carta, e non c’è; sotto l’altra, e non c’è; e dov’è? Dove la mette il mazziere, ossia il Comune, che però non si vede.

Così il Sindaco gongola, perché, nel frattempo, l’Assessore regionale Coletto fa sapere che la Regione si farà carico della ristrutturazione dell’ex ospedale. Carramba che sorpresa!, afferma Marchesani dai banchi della destra, mentre tende la mano al Sindaco inscenando un minuetto con giravolta. Lo scambio di convenevoli tra i due, iniziato già in Commissione con una serie di slinguamenti edulcorati, prosegue all'insegna di evidenti convergenze parallele che potranno tornare utili a entrambi alle prossime elezioini. Lo testimonia in modo inequivocabile la decapitazione di Nocchi dal Festival delle Nazioni chiesta in diretta streaming da Lignani Marchesani con inaudita pusillaminità: «Le pare sig. Sindsaco, un suo delegato che lo attacca in Consiglio. Lo tolga di mezzo». Se le parole non sono state proprio queste, il senso è esatto. I consiglieri del Pd sono rimasti a guardare lo spettacolo senza emettere un vagito.

Dopo 20 anni di inerzia politica, il recupero dell’ex ospedale rimane in capo alla Regione, cioè come era prima, e senza la benché minima proposta di utilizzo complessivo della vecchia struttura da parte del Comune, come prima. Contrabbandare la Città della Salute come fase propedeutica al recupero dell'intera struttura è una bufala bella e buona, ma gradita al palato dei piddini divenuto un tubo digerente in cui passa di tutto. Se il Lascito venisse impiegato come dichiarato in Consiglio (ovvero in servizi), dei nove milioni ne rimarrebbero solo sei per le opere murarie (9-3), e servirebbero a fare il tetto e poco più. Ma anche se venisse impiegato il Lascito, il recupero strutturale sarebbe pressoché impossibile in mancanza di un progetto che cosa dovrebbe contenere quel contenitore. E allora dove troverà i soldi mancanti la Regione nera in tempi di vacche secche, quegli stessi che la Regione rossa non era riuscita a trovare in tempi più favorevoli?

Con un doppio salto mortale carpiato il Sindaco ha compiuto un’opera di puro trasformismo politico di facciata, scaricando la patata bollente del Lascito e dell’ex ospedale alla Asl e alla Regione, quando ha capito che non sarebbe riuscito a cavare un ragno dal buco. Se non è furbizia questo modo di governare, che cosa è? Il indaco ha vinto e la città ha perso. E i problemi rimangono tali e quali: sic et simpliciter. ◘

Di Antonio Guerrini


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