"O che giorno beato, che c’è Salvato, il neocandidato...” si cantava una volta, accompagnando la statua di Sant’Antonio in processione. Il nomen e il cognomen, Rosario e Salvato, farebbero pensare più a un destino ecclesiale, cardinalizio, più che a una scalata politica per diventare Sindaco. Che è sempre un posto di comando ambito. Il Salvato dunque pare essere il candidato della Sinistra. Ovvero dei discendenti di Berlinguer, di Moro e via dicendo. No, non è una allucinazione: è la verità! Chi è il neocandidato? Un uomo senza partito, infatti. Ma è dotato di uno spartito col quale solfeggia ritmando sia in battere che in levare, un po’ a sinistra un po’ a destra, un po’ in Comune un po’ con la Fondazione Burri, un po’ con Bacchetta un po’ con Cecchini (quando beltà splendea…). Un uomo che fraseggia con il potere, più Richelieu che Mazarino, senza storia politica, ma capace di destreggiarsi nelle corti che contano. Esattamente il profilo del non-candidato che si adatta al non-partito che è il Pd, scelto per non-vincere come disse il segretario della Ditta Bersani. Ma per quanto oscure siano le trame, si tratta pur sempre di un partito con due parlamentari, Verini e Ascani, due ex onorevoli, Ciliberti e Nocchi, ex assessori e consiglieri regionali. Ciò nonostante pare avvinto da una pulsione di morte che lo obbliga a esprimere candidati perdenti, inesistenti politicamente, senza tradizione e valori, ma comunque vestiti di potere. Che in fondo è il vero scopo della fusione a freddo tra i due ex partiti ex Pci ed ex Dc, nonché ex popolari. Hanno ceduto il popolo in cambio del potere alla Lega, e ora che hanno perso il popolo rischiano di perdere anche il potere, ovvero il Comune. Una caduta peggiore di così era difficile immaginare. Per chi voterà dunque il popolo dell'ex sinistra? “O sant’Antonio prega per noi”. ◘
Redazione