POESIA. Un nuovo testo di produzione poetica di Giorgio Filippi
Come raccontare il tuo percorso poetico? Sei ormai arrivato alla settima pubblicazione.
Un matrimonio finito in un dirupo, il distacco dai figli ancora adolescenti, e nasce Blu Luna. Scorrono gli anni e sorge Selene la seconda pubblicazione. Poi Endimione. Le copertine sono di Luciano Beddini. Il tutto avviene nel corso di qualche lustro (1990-2013); quando si affievolisce l’attività giornalistica (chiudono in questi anni molti periodici regionali), per i miei “quattro lettori” aumenta la produzione poetica. Questa volta le illustrazioni e le immagini sono di Giorgio Croce. Cyrano (2015), Azotea di luna (2017), Elianto (2018). Sei proprio tu, caro Giorgio Bolletta, ad affiancarmi nella cura di queste produzioni.
Mica solo io, altri hanno collaborato!
Renzo Zuccherini, Walter Pilini sono sempre intervenuti per rendere possibili le mie pubblicazioni con la casa editrice Thyrus di Arrone (Terni). Anche Walter Cremonte si è speso in una preziosa prefazione.
E di AGILLA, il volume uscito in questi giorni?
La raccolta era già pronta in primavera per affrontare l’estate, come avvenuto quasi ogni volta, per i miei libri di poesia. Agilla, sempre per i caratteri della Thyrus, stavolta arriva ad estate quasi compiuta per le note vicissitudini della pandemia. Le immagini sono di Moreno Chiacchiera e la prefazione di Andrea Chioini. Il titolo è dato dalla leggenda etrusca di Agilla e Trasimeno. Per goderli, questi testi, chiederò, nel presentarmi al pubblico, l’aiuto di amici musicisti, come del resto ho sempre fatto.
Come convivono nella tua esperienza politica e poesia?
È la voglia del bello, un unico racconto d’amore, la mia poesia. Così ho provato a impostare negli anni anche l’esperienza politica di insegnante e giornalista. I miei versi li vivo come un inno all’estate, al blu delle notti di luna, allo splendore della natura, tutta da difendere. È quel “semplice difficile a farsi” che ci ricorda Bertolt Brecht; parliamo di una società che ci chiede di diventare più giusta e più umana.
Le delusioni politiche non sono certo mancate, ma è rimasta la passione del bello, ricordiamocelo, di quella “bella giovinezza” che ama la vita e ripudia la guerra e non ci vede ancora arresi. In giorni “post-ideologici”, che ideologici lo sono e come, si comincia dalla corsa al denaro per arrivare a una competizione che tutti ci castiga. Ci ritroviamo sprofondati in un individualismo parcellizzato e sterile: facilmente si arriva fino alla perdita di una visione dello stare al mondo. Forse poco o niente può fare la poesia, ma è importante restituire speranza e futuro a giovani, che, a saperli ascoltare, già offrono il loro prezioso patrimonio di energia. Quello stesso patrimonio spesso inutilmente sprecato nella corsa della precarietà quotidiana che nega la dignità del lavoro. Ci vorrebbero far credere anche che tutto dipende dal destino crudele e baro.
Adesso regalaci alcuni versi di AGILLA
Di poesia un tocco
come di campana
ti fa vicina
o almeno
ti tiene da me
meno lontana
Di Giorgio Bolletta