Dipendenze. La campagna del "Buon Samaritano" serve a ridurre le morti per overdose
Martedi 31 Agosto 2020 si è celebrata la giornata mondiale di sensibilizzazione nei confronti delle persone che fanno uso di sostanze psicoattive e a rischio di overdose. “Mai senza Naloxone” è il nome dell’iniziativa promossa dal Forum Droghe - ITARDD (Rete Italiana di Riduzione del danno) - ITANPUD (Italian Network People Use Drugs/Rete Italiana delle Persone che usano sostanze) e dalla Società della Ragione con l’obiettivo di dare avvio alla campagna per la diffusione del Naloxone, un farmaco da banco salvavita da fornire gratuitamente ai consumatori e ai loro famigliari, da somministrare in caso di necessità per ridurre le morti di overdose. Tale campagna, parte della strategia degli interventi di Riduzione del Danno, auspica un intervento legislativo che va sotto il nome di legge del “Buon Samaritano”, a tutela di chi, nel tentativo di salvare una vita, potrebbe incorrere in rischi sotto il profilo amministrativo e penale. Perché se, da un lato, la legge sanziona l’omissione di soccorso in caso di necessità, dall’altra accade spesso che il soccorritore si ritrovi fermato, interrogato e coinvolto in controlli che lo potrebbero mettere a rischio con gravi limitazioni delle libertà.
I soggetti promotori della campagna d’iniziativa di legge rilanciano la necessità di un confronto, sottolineando come nel salvataggio di vite entrino in gioco degli ostacoli di ordine amministrativo, penale e sociale che inducono le persone coinvolte sovente a retrocedere dall’azione di salvataggio. Per questa ragione i soggetti che si trovano nelle condizioni di salvare la vita o di essere oggetto di salvataggio necessitano di un contesto per costruire pratiche di solidarietà e tutela, creando uno scudo di ‘non punibilità’. Che non significa sfuggire in toto a ogni tipo d’indagine, ma dare la prevalenza al gesto del soccorrere. La posta in gioco è cercare una strada di compromesso in cui lo Stato receda da una propria potestà punitiva, dando priorità alla difesa della vita del cittadino, ed escludendo che l’indagine nei confronti del soccorritore gli addebiti qualcosa che non abbia a che fare con il soccorso. Esclusione di addebito potrebbe dire, ad esempio, non incorrere nel reato di omissione di soccorso e rendere non punibile l’illecito di mettersi alla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti per portare il consumatore in overdose all’ospedale.
Sul versante più prettamente sociale, durante il webinar coordinato da Leonardo Fiorentini, Direttore di Fuoriluogo, è stato sottolineato come nella diminuzione delle morti di overdose, oltre al farmaco salvavita, agiscano fattori di ordine più prettamente sociale, legati alla necessità di educare le persone direttamente interessate a mettere in campo comportamenti consoni alla situazione, smontando lo stereotipo secondo cui la dipendenza da sostanza precluda a priori la possibilità di un’assunzione di responsabilità. L’auspicio è che il disegno di legge del "Buon Samaritano", a partire dalla necessità di tutelare delle vite, promuova comportamenti virtuosi dove il problema del rischio da overdose da mera questione di ordine pubblico acquisti una valenza di tipo sanitario e sociale.
Un cambio di paradigma che, andando a smontare l’immagine sclerotizzata del consumatore come soggetto sempre e solo irresponsabile, lo interpelli per capire i suoi bisogni ed effettiva situazione di vita. Interpellare il soggetto direttamente coinvolto significa anche informare sull’uso delle sostanze e i rischi concomitanti, un ambito in cui c’è ancora molto da fare soprattutto nella fascia di persone più giovani, in particolare all’interno degli istituti scolastici. Il tema del soccorso andrebbe affrontato anche sotto il profilo di genere, tenendo conto che le donne a rischio overdose si possono trovare vittime di violenza e abusi e subire, per il fatto di essere donna, un doppio stigma sia nella veste di soccorritrice che di soccorsa. Le associazioni che fanno capo al Forum infine hanno ribadito come si debba riconoscere dignità alle persone dedite all’uso di sostanze affinché nel momento del bisogno non desistano dal dare aiuto e che la campagna di diffusione del farmaco parta dall’idea che i consumatori, se correttamente informati e tutelati, al pari di altri, sono soggetti capaci di esercitare responsabilità. ◘
Di Maddalena Brentarolli