L'ottuso borghese

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Cinema. Ugo Tognazzi

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Altro big della commedia all’italiana è Ugo Tognazzi. Tanti suoi personaggi sono generalmente individui di origine settentrionale, talvolta prodotti tipici del “boom economico” della seconda metà del secolo scorso, fedeli a tutti i principi borghesi ritenuti eterni e immutabili, usi a rivendicare una vita fatta di duro lavoro e di sacrifici che li hanno portati al punto in cui sono arrivati e dunque pieni di pregiudizi di fronte agli “sfaticati meridionali”. Sono tipi “educati”, che mai si esprimono in modo sguaiato, ma poco perspicaci, privi di senso dell’umorismo, talvolta grotteschi.

Vediamo a questo punto alcune delle sue interpretazioni tra le più significative. Il primo film di rilievo è la pungente satira Il federale (1961) di Luciano Salce, dove Tognazzi impersona uno zelante quanto fanatico e intellettualmente limitato aspirante federale, Primo Arcovazzi, che arriva al momento più patetico allorché imperterrito continua per la strada, non accorgendosi del cambiamento dei tempi dovuto alla caduta del fascismo e rischiando di morire per principi insensati. Verrà tratto in salvo, per ironia della sorte, da un professore antifascista.

Sempre in un film di Salce La voglia matta (1961) interpreta un quarantenne che affascinato da una giovanissima Catherine Spaak non teme il ridicolo volendo entrare in competizione fisica con dei coetanei della ragazza. In La marcia su Roma (1962) di Dino Risi (insieme a Gassman) è un bifolco di buon senso che, partecipando insieme a squadristi in camicia nera alla famosa marcia su Roma, si rende pian piano conto del volto violento e becero del fascismo. Ne I mostri (1963) di Risi, interpreta una galleria di personaggi degli anni sessanta al limite del mostruoso: il padre che educa il figlioletto a essere furbo cioè ad essere disonesto, un carabiniere che si fa fotografare per pura vanità vicino a un delinquente, un uomo che vilmente inganna l’amico seducendo sua moglie, il fratello di una squillo assassinata che specula sul diario della poveretta con la stampa interessata al suo acquisto, un onorevole che non riceve un onesto generale in possesso di importanti documenti atti a smascherare dei politici disonesti, un vigile urbano che gode sadicamente nel fare contravvenzioni “a tradimento”, un pugile malconcio che convince un altro pugile conciato peggio di lui a tornare sul ring dove si farà massacrare ancora di botte.

Con Marco Ferreri interpreta personaggi ripugnanti: in Una storia moderna: l’ape regina (1963), film feroce contro il matrimonio borghese, è un individuo che viene ossessivamente stimolato dalla moglie ad avere un figlio salvo esser messo da parte una volta raggiunto lo scopo; in La donna scimmia (1963) è un uomo privo di scrupoli che vive di espedienti e che non esita a sposare per far esibire in pubblico come animale raro una poco intelligente donna pelosa. Nel film a episodi di registi vari Controsesso (1964) interpreta un professore guardone che mette a dura prova la pazienza di alcune sue allieve.

In La vita agra (1963) di Carlo Lizzani è un intellettuale “rivoluzionario” alquanto velleitario che si reca in una metropoli per compiere un attentato salvo poi integrarsi egregiamente nella società del benessere. In Una questione d’onore (1966) di Luigi Zampa è un personaggio del sud pieno di pregiudizi che si convince ad uccidere la moglie (fra l’altro innocente) al fine di “vendicare l’onore”. Ne Il fischio al naso (1967), di cui è anche regista, tratto da un racconto di Dino Buzzati, è l’industriale che, ricoverato in una clinica di lusso per un insignificante fastidio al naso, finirà per restare prigioniero degli ingranaggi dei servizi sanitari. In Porcile (1969), una satira grottesca di Pier Paolo Pasolini impersona un bieco possidente in un mondo che è in fin dei conti un “porcile”. In Venga a prendere il caffè da noi (1970) di Alberto Lattuada è il funzionario arrivista che si installa nella casa di tre zitelle benestanti al fine di sfruttarle sia sessualmente che economicamente.

Comunque nelle sue interpretazioni ci sono anche personaggi positivi come per esempio ne Il commissario Pepe (1969) di Ettore Scola dove impersona il commissario che conducendo delle indagini arriva a scoprire le nefandezze dei potenti, oppure In nome del popolo italiano (1971) di Dino Risi dove impersona un giudice che scava fra le miserie dell’Italia del tempo per arrivare al “marcio di una società irrimediabilmente corrotta”. Interpreta infine anche la trilogia di Amici miei ( 1975, 1982, 1985; i primi due diretti da Monicelli, il terzo da Nanni Loy) e de Il vizietto (1978, 1980, 1985; i primi due di Edouard Molinaro e il terzo di Georges Lautner). ◘

Redazione altrapagina.it