Libri.
Con la splendida profondità che la contraddistingue, unita a un registro linguistico lucido e incisivo, la filosofa Di Cesare ci offre una lettura originale dei tempi del Virus. E di quello che si è mosso nella collettività umana, lasciando un segno indelebile.
C’è da premettere che “già nel 2017 l’OMS aveva avvertito che la pandemia era imminente, una questione di tempo …”. E “nel settembre 2019 un team formato da esperti della Banca Mondiale e dell’OMS ha scritto: «la minaccia di un’epidemia globale è reale». Eppure, fino a febbraio del 2020, salvo qualche eccezione, a livello collettivo e istituzionale, non ne sapevamo niente! «Noi siamo oggi i primi a dover credere nella fine - senza riuscirci». «Siamo i primi a dover pensare di essere forse gli ultimi». Il capitalismo è in preda a una asfissia progressiva. «Tutti gli istanti sono ormai inabitabili … Anche la più piccola creatura può detronizzarci, destituirci, scalzarci». Questo accade, tra l’altro, perché abbiamo fatto della terra la discarica dei nostri rifiuti ed è impensabile poterla abitare ancora a lungo «senza congedarci dall’economia planetaria».
Tuttavia, in questa sosta forzata impostaci dal Virus, possiamo fermarci a riflettere su quanti danni ci abbiano fatto l’iperattività e la frenesia con cui abbiamo convissuto finora.
E possiamo rimarginare, forse, le ferite che la chiusura, la xenofobia e la paura ci hanno inflitto.
Finora la nostra vita è stata caratterizzata da una specie di "Fobocrazia", che ci ha fatto erigere muri poderosi a difesa di tutto ciò che ci è sembrato Altro. Ancor di più, sotto la minaccia del Covid-19, tantissimi governi nel mondo si stanno arroccando ulteriormente (vedi: le teorie del complotto; la visione sommaria e magica della storia; la messa a distanza; la riduzione del cittadino a paziente ecc …).
Così, drammaticamente, sono anche venute a galla le sciagurate scelte politiche a livello sanitario: extraprofitti per le strutture private e stasi (o blocco) del sistema sanitario pubblico (salvato solo da più che coraggiosi, medici, infermieri e personale degli ospedali e non).
Il bellissimo e chiaro saggio dell’Autrice si chiude con una retrospettiva delle epidemie del passato e sulle immagini terribili delle morti, a cui è stato negato il diritto al rito parentale e collettivo del commiato.
Ma, nel finale, la filosofa ci offre una speranza nuova:«Sarà necessario convivere con questo virus e, forse, con altri. Il che significa coabitare con il resto della vita in ambienti complessi, che si sovrappongono e si incrociano, nel segno di una riscoperta covulnerabilità». ◘
a cura di Ambra Bambini