Venerdì, 06 Dicembre 2024

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Una piazza e un orologio

Cronache d'epoca

malato terminale

Era il 1397 quando il Comune decise di dotare la torre civica di un buon orologio di fronte al Palazzo dei Priori, in Piazza del Comune, che allora nessuno poteva chiamare “piazza di sotto” per il semplice motivo che non esisteva nessuna “piazza di sopra”. La genesi di questa piazza di sopra, a quel tempo una ragnatela di vicoli e una chiesa, ebbe inizio nel 1487, quando i Vitelli, ormai sempre presenti, nel bene e nel male, nelle vicende cittadine, abbatterono le case di due vicoli, che in quel luogo possedevano, per costruirvi il primo palazzo di prestigio, chiamato dell’Abbondanza. Più tardi, nel 1495, il Comune decise di realizzare, sempre in quel luogo, una piazza. Per far questo comperò una ventina di case e casupole lì esistenti, per abbatterle. La piazza cominciava a prendere forma, tanto più quando, nel 1527 i Bufalini vi costruirono un palazzo e Alessandro Vitelli, nel 1544, per l’ampliamento dell’Abbondanza, fece abbattere altre fatiscenti costruzioni e “scorciare” il palazzo del Governatore. Non erano pochi ormai i signori che ambivano ad aver casa vicino ai Vitelli, non lontano dal Palazzo del Governatore e da quello dei Priori. Così anche il casato dei Mancini acquistò dai frati della Verna un piccolo convento che avevano lì, per edificarvi una propria abitazione, oggi palazzo Bondi. Ormai siamo alle rifiniture, la piazza è pavimentata con mattoni a coltello. La mutilata faccia del palazzo governativo fu rifatta nel tardo Seicento in stile barocco. Più tardi fu abbattuta la chiesa e casa parrocchiale di San Fortunato, che stava lì dal 1270. La piazza è servita. C’è anche il nome: Piazza Nova, poi Vitelli, oggi Matteotti, ma i tifernati, scusandosi con i Vitelli e soprattutto con Matteotti, da subito la chiameranno “piazza di sopra”, perché più giù, a poche decine di metri, c’è “piazza di sotto”, la più bella della città.

Ma non dovevamo parlare dell’orologio posto sulla torre civica? Scusate, la biro ci ha preso la mano. Per rimediare non ci resta che dare la parola a chi ne sa più di noi (non è uno sforzo), Giovanni Muzi, con le sue Memorie civili: «1397. Matteo di Vanne di Borgo Sansepolcro e suo figlio Antonio, bravi artefici di chiavi, serrature ecc. fecero l’orologio con campana per porlo nella torre della piazza, come fu posto il 13 giugno e però furono dichiarati con tutti gli onori reali e personali. Ma perché non fu a essi pagato il costo dell’orologio i borghesi lo ripresero e lo misero al palazzo dell’allora loro signore Malatesta». Non fu una bella figura, anzi, come tifernati facemmo una figuraccia. Chissà quanto avranno sghignazzato i biturgensi! Comunque acqua passata. Anzi, no: i priori del Comune, consci del “liscio” si diedero da fare per rabberciare alla meglio, cercando un altro valido maestro orologiaio in giro per l’Italia. Forse lo avevano trovato a Venezia. Lo fa pensare, solo pensare, quanto letto in questi giorni in un libro degli anni Trenta del secolo scorso, L’Italia artistica di Ottorino Guerrieri, il quale senza alcun riferimento al contesto della storia fin qui raccontata, scrive: «Il celebre Gaspare degli Ubaldini, maestro di orologi di Venezia, alla fine del 1300 (le date corrispondono) scrive una lettera al Comune di Siena per «acconciare il grande orologio di piazza». «L’è fato – scrive il celebre maestro orologiaio – l’oriolo de Rialto de Venezia, el quale sona con du’ homini e inanze che quegli du’homini sona le ore, el’ vene fora un galo el quale canta tre volte per ora. Ancora è fato de prexente a Orvieto a lo oriolo del comune lo chorso del sole e quelo de la luna, e quale fa so chorso come fa quelo del cielo. Adeso de presente fazo un oriolo al comune de la Città di Chastelo el quale ve fazo un homo de metalo, serà fato de qui a un mese». Tutto qui, almeno per chi scrive. Di certo non è lui, il “prestigioso maestro orologiaio di Venezia Gaspare degli Ubaldini” a fare l’orologio di piazza. Lo conferma puntuale ancora una volta il Muzi «lo Comune pattuì con fra Gregorio di Gaspare di Romagna; altro orologio da porsi nella torre del Comune come ebbe effetto», era il 1399.

Un dubbio! Può darsi che il celebre Gaspare degli Ubaldini, maestro di orologi, saputo della storiaccia con i biturgensi avesse rinunciato a portare sulla torre per farlo «sonare l’homo de metalo…».

Comunque ormai l’orologio sulla torre c’è e la piazza si chiamerà Piazza dell’Orologio, non più Piazza del Comune. Nel corso dei secoli la piazza di nomi ne ha cambiati tanti. Con l’Unità d’Italia venne dato un po’ di ordine alla toponomastica cittadina. Così “piazza di sotto” avrà il nome di Giuseppe Garibaldi, più tardi si chiamerà Piazza XX settembre, nel ventennio fascista Piazza Costanzo Ciano, che tra l’altro fu il mandante dell’assassinio dei fratelli Rosselli, figure di primo piano dell’antifascismo, uccisi in Francia dove erano rifugiati. Nell’immediato dopoguerra, Piazza del Municipio. Oggi Piazza Venanzio Gabriotti, medaglia d’oro della Resistenza, fucilato dai fascisti.

L’orologio che fine ha fatto? Fu sostituito nel 1441 da uno più moderno al quale si aggiunse, secondo quello che scrisse lo storico Cornacchini, una campana: «stava nella torre, in questa data 1455, la campana grossa (il campanone, n.d.c.) cui i nostri concittadini erano al Consiglio chiamati», la quale «fu tolta dalla torre per essere collocata nella dirimpettaia nuova torre del palazzo comunale, nel 1715». Tale sorte toccò anche all’orologio. Da tempi lontani, e fino a ieri, campanone e orologio che hanno scandito con il loro suono la storia della nostra città sono stati ammutoliti. Che tristezza… a una piazza a cui da poco è stata ridata dignità, hanno tolto la voce! ◘

di Dino Marinelli


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