Un Papa accerchiato

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malato terminale

Nello Scavo è uno dei giornalisti di punta del quotidiano “Avvenire”. Le sue inchieste sulle guerre degli ultimi anni dalla ex Jugoslavia, all’Africa e al Medio Oriente hanno illuminato uno spaccato tragico della storia contemporanea. Osservatore particolarmente attento anche delle vicende vaticane, gli rivolgiamo alcune domande in merito.

La firma dell’ultima enciclica papale Fratelli tutti è stata oscurata dalla vicenda del cardinale Angelo Becciu e dei discutibili investimenti finanziari fatti per conto del Vaticano. Cosa impedisce alla Chiesa di assumere un atteggiamento più trasparente nella gestione delle finanze?

«Direi nulla, se non altro perché le inchieste che arrivano alle autorità italiane partono direttamente su impulso delle autorità vaticane. Addirittura il Papa ha rafforzato la funzione di Pubblico Ministero con due Procuratori che conducono l’indagine e si avvalgono di una squadra investigativa di prim'ordine, tanto è vero che sono arrivati a indagare sul cardinale Becciu al quale sono stati sottratti gli attributi cardinalizi».

scavoTuttavia la continuità di tali fenomeni nel tempo denuncia il persistere di problemi non risolti.

«Per tanto tempo ci sono stati una serie di comportamenti e di atteggiamenti non conformi agli standard internazionali riguardanti l’uso del denaro e l’organizzazione del bilancio e questo ha fatto sì, come succede anche nei migliori acquedotti, che qualcosa si perdesse lungo le condutture. Adesso il lavoro da fare è quello di individuare i colpevoli e anche gli ingenui, perché bisogna dire che in tutta questa vicenda emerge anche una buona dose di ingenuità di chi si è fidato di faccendieri, imprenditori commercialisti al contrario poco affidabili».

Parlare di ingenuità non può apparire poco giustificabile in una realtà complessa come quella attuale e in relazione al Vaticano?

«La banca vaticana si muove come qualsiasi altra banca: molto meglio su alcuni fronti, peggio su altri. Ci sono problemi di trasparenza da risolvere a cui si è arrivati molto in ritardo. Papa Francesco su questo è molto determinato. Aveva istituito un’apposita Commissione che esiste ancora, ma che era stata screditata prima dal caso Chaouqui, poi dall’inchiesta contro il cardinale australiano Pell, che oggi sappiamo essere stata fortemente manipolata dall’esterno, da parte di emissari di personale del Vaticano interessato a calunniare e disarcionare il cardinale australiano».

E il parallelismo con le altre banche?

«Il Vaticano non è uno Stato come gli altri. E non mi riferisco all’aspetto eminentemente religioso. Per esempio, il Vaticano sostiene alcune minoranze perseguitate in giro per il mondo e per poterlo fare deve compiere una serie di operazioni anche francesco papafinanziarie che non devono essere del tutto tracciabili. E gli stessi organismi internazionali e dell’Unione Europea hanno preso a modello queste forme di operatività e iniziative messe in atto dal Vaticano. Quando c’era Marcinkus si facevano operazioni sporche per interesse magari di Cosa Nostra, di banchieri senza coscienza, ma allo stesso tempo si provava a sostenere Solidarnosc e molti movimenti cattolici oltrecortina. Quindi bisogna sempre tener presente le due cose. La differenza reale la fa l’interesse personale. Se, come sta emergendo, ci sono degli interessi personali in forma di gestione del potere e anche di appropriazione indebita di denaro, questo neanche la migliore delle leggi riuscirà ad evitarlo del tutto. Quindi c’è un problema che riguarda anche la selezione: la selezione dei consulenti, dei professionisti e in questi si sta tentando di fare passi avanti. Sono rarissimi al mondo gli Stati in cui ci siano delle inchieste indipendenti e approfondite sui Presidenti e i loro collaboratori. E il Papa sta chiedendo di non fare sconti neanche ai suoi collaboratori più stretti. Da questo punto di vista Francesco è un esempio».

È possibile che dietro a questa vicenda ci sia una lobby internazionale interessata a mettere le mani sulla cassaforte del Vaticano?

«No, perché gli attori sarebbero stati di ben altra caratura. Qualsiasi esperto di dinamiche finanziarie può dire che questi si sono mossi come ladri di polli. Hanno lasciato tracce dappertutto. Le loro mosse sono state molto goffe. Non è così che operano le grandi lobby finanziarie.

Invece esiste una lobby internazionale interessata a screditare la Santa Sede, in particolare papa Francesco, e a farlo con molti soldi».

pellDa chi è formata?

«Da produttori di armi, da società finanziarie, società petrolifere che hanno finanziato degli studi per alimentare campagne di discredito contro il Papa. Lo abbiamo pubblicato e messo tutto in chiaro».

Può fare una mappa di questi poteri?

«Il primo che abbiamo documentato è stata l’American Enterprise Institute, paragonabile a una specie di Confindustria nordamericana a quel tempo presieduta dalla moglie di Dick Cheney, che era l’uomo nero dell’amministrazione Bush. Dick Cheney, a sua volta, era delegato nella più grande industria di produzione di armi a livello mondiale. E hanno finanziato una serie di studi per sostenere che papa Francesco è incompetente in economia e quindi non può essere preso in alcun modo in considerazione. Altre compagnie petrolifere nordamericane come l’American Petroleum Institute, la Chevron, la Exxon Mobil hanno incaricato un istituto che, almeno nominalmente, in quel momento si occupava di studi sull’ambiente e dai quali emergeva ancora una volta che il Papa è incompetente in tema di ecologia. E poi si è scoperto che a finanziare questo studio c’erano anche delle imprese petrolifere coinvolte nel disastro petrolifero del Golfo del Messico».

Questi potentati economici hanno anche relazioni con religiosi e politici americani ed europei?

«Naturalmente sì. C’è una parte della Destra e della Chiesa americana che è legata a questi ambienti. Non scopriamo l’acqua calda dicendo che il cardinale Burke è legato a Steve Bannon, che anche in Italia stiano cercando di aprire un centro studi con modalità che sono oggetto di indagine da parte della magistratura, ma anche il partito Repubblicano statunitense, il Tea party, i Cavalieri di Colombo, il Pontiphical North America sul Gianicolo, ecc.».

E in Italia?

«In Italia con intellettuali di Forza Nuova, la Lega di Salvini che il 7 settembre 2018 ha incontrato Steve Bannon per aderire al suo The Movement, una infrastruttura globale per il movimento populista. Altri ambienti sedicenti cattolici, giornali come “Libero”, “Il Giornale”, “La Verità”. È quello che qualcuno ha definito “l’ecumenismo dell’odio” che parte dall’America del Nord, attraversa l’America Latina, sta cercando di fare presa in alcuni paesi africani e di penetrare in Europa attraverso la Destra più becera il cui scopo è quello di difendere la "civiltà giudaico-cristiana"». ◘

di Antonio Guerrini