Mercoledì, 24 Aprile 2024

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Vulnerabili

Editoriale: La Calabria è divenuta lo specchio di tutti i mali del Paese

silvia romano2

La pandemia, ha scritto lo psichiatra Paolo Crepet, ci ha fatto riscoprire la vulnerabilità. Non che non sapessimo di essere vulnerabili, ma il progresso scientifico e tecnologico dominanti hanno fatto di tutto per farcelo dimenticare. Siamo vulnerabili perché abbiamo dei limiti temporali invalicabili. Siamo vulnerabili perché non siamo onnipotenti e non possiamo fare tutto quello che serve solo ai nostri interessi: per esempio uccidere lo scienziato iraniano Mohsen Fakhrizadeh nel proprio Paese, lasciando intendere che uccidere in Occidente è terrorismo mentre uccidere in casa d’altri è un’operazione di sicurezza internazionale. Una uccisione voluta da Israele e condivisa dagli Stati Uniti per eliminare il rischio rappresentato dal nucleare iraniano, come se gli arsenali atomici israeliano e americano fossero più buoni e rassicuranti. Siamo vulnerabili perché basta un temporale più sostenuto del solito e la Sardegna, o la Liguria, o la Sicilia vanno in apnea. La natura è vulnerabile perché è un organismo complesso come lo siamo noi umani. Entrambi hanno proprie leggi e propri equilibri che, se alterati, ne provocano la morte. Bisogna saper guardare in faccia alla realtà: senza timore, spiega Crepet. Perché se ne fossimo capaci, potremmo comprendere che nella vulnerabilità non si annida solo il terrore, ma anche la speranza di futuro, di cambiamento, che dipende esclusivamente da noi.

Cosa difficile da riconoscere nell’atteggiamento del Paese di fronte all’incedere della pandemia, ai disastri ambientali e a quelli della politica. Lo spettacolo offerto dalle discussioni sulle settimane bianche, sugli acquisti natalizi e sul cenone di fine anno nel momento in cui il bollettino quotidiano dei contagi ci vede stabilmente al primo posto nella graduatoria mondiale delle vittime, senza che gli stessi scienziati riescano a darne una spiegazione, sono difficili da digerire.

Di fronte a questo dramma, ogni giorno va in onda la rappresentazione di una classe di dirigenti di ordinario squallore. Solo a nominarli si capisce plasticamente l’abissale distanza che esiste tra malattia e cura: i Fontana, i Gallera, gli Zaia, i Toti, gli Emiliano, i De Luca, gli Spirlì… sono ovunque. La scena del Commissario alla Sanità calabrese che confessa di non aver fatto il Piano anti-Covid perché non lo sapeva, e il Ministro della Sanità che lo surroga con un suo fedele di partito ripreso mentre dice cose oscene sul contagio sono la cartina di tornasole. A tutto ciò fa da sfondo l’arresto del custode del tesoro della 'ndrangheta, il quale pare amministrasse un volume di circa 500 miliardi di euro, un quarto del Pil italiano.

La Calabria in questi ultimi mesi è diventata lo specchio di tutti i mali nazionali. Nel Paese che ha dato ampia prova di non riuscire a spendere i soldi dell’Europa e che accumula un debito pubblico stratosferico, solo la criminalità riesce a far girare la sua economia. La criminalità prospera sulla vulnerabilità strutturata. Soprattutto per l’assenza di una Sinistra progettuale, che ha rinunciato ai propri valori per sposare in pieno il modello esistente. Ha ragione Occhetto quando dice che non si può rinunciare ai valori, che «è meglio perdere che vincere con le idee degli altri… che bisogna smetterla con la baggianata della vocazione maggioritaria o minoritaria. La Sinistra deve essere progettuale per il governo del Paese, se sarà maggioritaria lo decideranno gli elettori... Serve una costituente delle idee». E soprattutto «Serve un rigore riformista... una rivoluzione gentile che guarda al mondo con gli occhi della sofferenza globale». Parole inaudite a Sinistra. Bisogna ripartire da qui, perché «il nuovo sovrano, il popolo, deve avere un'educazione per poter gestire la democrazia... vuol dire che una quantità enorme di energie deve essere impiegata sul tema dell'educazione, della ricerca, della formazione scientifica, della critica dell'elemento diseducativo dei media...». Non tutti possono entrare nelle aule giudiziarie o nelle sale operatorie, sostiene Crepet, ma tutti passano per i banchi di scuola. ◘

di Antonio Guerrini


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