Arte
Quest’anno, nel mondo dell’arte, si ricordano anche i 100 anni dalla morte di Amedeo Modigliani, deceduto a Parigi il 24 gennaio 1920. Aveva visto la luce a Livorno nel 1884 da Flaminio ed Eugénie Garsin, nata a Marsiglia ma di famiglia labronica; i genitori di Amedeo, seppur d’ascendenza israelita, erano atei. In quel periodo le società agricole e minerarie del padre in Sardegna dichiararono fallimento; la famiglia poté sostentarsi grazie ai ricavi provenienti dalla scuola materna ed elementare fondata da Eugénie, attiva pure come traduttrice e critica letteraria. Cruciale per la maturazione della pittura di Amedeo fu il suo trasferimento a Parigi nel 1906, dove entrò in contatto con i gruppi d’avanguardia. Fu influenzato dai fauve, da Toulouse-Lautrec, Cézanne e Picasso. Rielaborò tali osservazioni nelle figure umane oggetto della sua ricerca, esplicitandole tramite inquadrature di grande modernità e dal taglio ravvicinato. Nel 1908 espose agli Indépendants opere nettamente ispirate al maestro di Aix. Modigliani a Parigi conobbe anche Gino Severini, che raccontò successivamente un episodio significativo: quando venne in contatto con Filippo Tommaso Marinetti, per decidere se aderire o meno al Futurismo, il cortonese chiese suggerimento a Modigliani, desiderandolo nel gruppo, ma il livornese declinò l’offerta.
Nel 1909 Amedeo conobbe Brancusi, che lo diresse verso la scultura, l’arte arcaica e negra. Ne è testimonianza la serie di sculture (che il livornese espose agli Indépendants nel 1912) con le caratteristiche teste allungate dalla bellezza asciutta e angolosa. Dal 1913, abbandonata la scultura, Modigliani si dedicò esclusivamente alla pittura.
La sua ricerca stilistica ebbe come obiettivo l’unità di ritmi lineari e coloristici. Il segno è marcato (vi si riconosce l’ascendenza della grande pittura toscana, cosa che sicuramente non sarebbe dispiaciuta a Vasari) e trasfigura l’immagine utilizzando una sequenza sinuosa di curve. I colori sono intensi, caldi e avvolgenti.
Notevole interesse, per la ritmica del segno, rivestono i disegni. Tra i tanti ritratti, nel 1917 Amedeo eseguì quello del collega Chaïm Soutine, nato nel 1894 a Smilovič (nei pressi di Minsk) da una povera famiglia ebraica e che, prima di arrivare a Parigi nel 1913 (dove fu amico anche di Lipchitz e Chagall), aveva frequentato l’accademia di Vilnius.
Sia Modigliani che Soutine godettero dell’apprezzamento di mercanti quali Léopold Zborowski che si prodigò per aiutarli anche cercando di vendere i loro lavori, a Nizza, a ricchi turisti. La prima mostra personale di Amedeo avvenne nel 1917 alla Galleria parigina di Berthe Weill, ma i suoi sensuali Nudi vennero giudicati indecenti e fu ordinata la chiusura dell’esposizione. Celebre anche per i ritratti caratterizzati da volti stilizzati, da cui traspare però un’umanità profonda, Amedeo si faceva soprannominare Modí, forma contratta del suo cognome avente la stessa pronuncia del termine maledetto (in francese maudit). La sua breve esistenza fu molto tormentata. Scrisse il collega de Vlaeminck: «Ho ben conosciuto Modigliani; l’ho conosciuto affamato, l’ho visto ubriaco e l’ho visto abbastanza ricco. Mai l’ho visto mancare di grandezza… Mai ho sorpreso in lui il minimo sentimento basso… Ora che tutto è imbellettato e azzimato, ora che si crede di potere sorpassare la vita, dove tutto è super, da supertassa a surrealismo, alcune parole perdono il loro vero senso. lo non so più usare le parole “arte”, “artista”.
Ma supponiamo per un istante che questa parola riprenda il suo colore, il suo senso, il suo sesso… Allora Modigliani era un grande artista». Modigliani, assumendo droghe e bevendo troppo, condusse vita da bohémien, compromettendo irrimediabilmente la sua già instabile salute fisica.
La tubercolosi lo portò alla morte all’età di nemmeno trentasei anni, mentre il successo - finalmente - gli arrideva. Spirò nell’ospedale parigino della Charité. È sepolto nel cimitero del Père Lachaise insieme alla compagna Jeanne Hébuterne, pittrice di talento. Nata a Meaux nel 1898, incinta del loro secondo figlio, Jeanne si suicidò - appena ventiduenne - due giorni dopo la scomparsa di Amedeo. ◘
di Maria Sensi