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Un professore diverso

Personaggi. La scomparsa di Corrado Rosini, storico dell'arte e uomo di grande cultura

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Recentemente è venuto a mancare Corrado Rosini, a una età certo ragguardevole, ma sempre troppo presto per i suoi concittadini e per tutti coloro che lo hanno conosciuto e apprezzato. Praticamente quasi fino all’ultimo era rimasto vivace e accogliente, giovane d’animo. È stato professore di Storia dell’Arte al Liceo classico di Città di Castello, e personalmente lo ricordo bene. Era il nostro docente preferito, perché non impartiva lezioncine, ma faceva comprendere dall’interno la bellezza dell’arte, la faceva vivere e gustare, spaziando attraverso i secoli e coinvolgendo gli studenti. Sembrava che volesse trascinare tutti nel suo mondo fatto di bellezza, di intelligenza e di cultura.

Rimase al Liceo per poco, perché fu chiamato ad altri e più importanti compiti. In un primo tempo si spostò alla Soprintendenza ai Beni Storici e Artistici di Firenze, Pistoia e Arezzo. Dopo il ’70 fu nominato all’Università di Siena, Facoltà di Lettere e Filosofia nella sede di Arezzo con l’incarico dell’insegnamento di Storia dell’Arte medioevale, moderna e contemporanea.

Amava molto la nostra città, l’antica Tiferno, della quale conosceva fin nel profondo la storia e alla quale ha dedicato tante pubblicazioni, di indubbio valore scientifico e di grande rigore filologico; la sua produzione si è protratta fino agli ultimi anni della sua vita. Le prime opere sono state: L’Abbazia di Santa Maria e Santo Egidio di Petroja, del 1959, ristampata nel 2002 e Città di Castello nell’arte, del 1956. Un’opera di particolare rilievo e tuttora “scrigno” prezioso di notizie e spunti di riflessione è poi stata: Città di Castello: guida estetica della città, dei dintorni e luoghi vicini, con la realizzazione grafica di Nemo Sarteanesi, del 1961, ristampata anch’essa nel 2002. Un testo monumentale e validissimo, forse la sua fatica più notevole è: Dietro la moda delle grottesche: Prospero Fontana e Paolo Vitelli, del 1986, pubblicata a cura della locale Cassa di Risparmio. Prospero Fontana (1512 – 1597) fu un manierista di grande rilievo, legato a un contratto triennale con Paolo Vitelli (1519 – 1574) che lo impiegò nella realizzazione del Palazzo Vitelli a Sant’Egidio. Nella decorazione di questo palazzo Prospero Fontana si impegnò nella tecnica delle grottesche, così chiamata perché si ispirava alle decorazioni di edifici romani, che emergevano allora dagli scavi archeologici. Si trattava di dipinti ornamentali su fondo bianco o chiaro. Rosini non solo dedicò molte energie alla descrizione delle pitture in tale stile del Fontana a Palazzo Vitelli, ma rinvenne anche la firma dell’artista in una parete del palazzo.

Agli ultimi anni appartengono due lavori che apparvero a tutti un frutto miracoloso, dal momento che già allora Corrado Rosini era anziano, ma forse ancora più raffinato negli studi: Il tesoro di Canoscio: due identici reperti del tesoro nel museo capitolare di Città di Castello e nel Bode-Museum di Berlino, del 2011 (pubblicazione dedicata ad una singolare opera di oreficeria del periodo tra la classicità e il Medioevo); ed inoltre Marco Benefial nel duomo di Città di Castello: manoscritto e bozzetti inediti, nuovi contributi, del 2015. Quest’ultimo lavoro, che dimostra il grande amore di Rosini per il duomo di Città di Castello, è dedicato a Marco Benefial (1684 – 1764), un pittore che subito dopo il 1743 realizzò vari dipinti in questa chiesa. Purtroppo il terremoto del 1789 ha distrutto parte delle opere di Benefial, in particolare la cupola, affrescata poi dal pittore romano Tommaso Maria Conca (1734-1822) nel 1795-97.

Se le produzioni locali di tanti artisti, soprattutto dell’età rinascimentale, hanno avuto il giusto riconoscimento, lo si deve a Corrado Rosini; se la nostra città occupa un posto notevole nel panorama umbro, lo si deve a lui.

Era comunque molto lontano dal cliché dello studioso di professione. Amava che la casa in campagna nella quale abitava con la sorella Giuliana fosse aperta agli ospiti, che accoglieva in maniera festosa e dei quali conosceva le famiglie e tutte le vicende. Per questi ospiti non disdegnava di cimentarsi nella cucina, e soprattutto era un anfitrione attento e coinvolgente.

Una delle nipoti ha pronunciato un breve ricordo al funerale. Oltre alle espressioni di affetto ed ammirazione per lo zio, la giovane donna ha messo in evidenza il suo “amore per i libri, la musica classica, l’arte, i cani, i fiori, la campagna” e ne ha sottolineato “l’intelligenza, la generosità, l’eloquenza, la cordialità, la signorilità”. Corrado ha arricchito le vite dei suoi parenti, continua la congiunta, ma non solo di essi: diciamo pure di tutta la cittadinanza. Concludiamo ripetendo la invocazione finale della nipote: “Preghiamo il Signore perché lo accolga nella sua casa facendogli riabbracciare la sua amata mamma, la sua sorella e i suoi amici più cari”. Non ti dimenticheremo, Corrado! ◘

di Antonella Lignani


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