Mercoledì, 06 Novembre 2024

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C'era una volta il torneo di Montedoro

Lettere in redazione

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Semiii, noccioline, caramelle… La voce di Aniceto, che con tanto di giacchetta bianca passava tra i gradoni delle tribune del campo di San Pio X per la vendita dei suoi prodotti, e le mitiche battute del ‘mago’ Silvio Penni, custode del campo per decenni. La sua frase: «fregno, to’ se’ bono pel pallone; sta què che me de ‘na mano» resterà impressa nella memoria di quella generazione di tifernati che ha vissuto i tempi d’oro del torneo di calcio in notturna di S. Pio X. Siamo nel 1970. Il campo era stato inaugurato dal Comune il 26 novembre del 1966, con la partita fra il Rapid Duomo (di cui facevo parte) e lo Sporting club di Trestina finita 1 a 1. Sindaco Angelini. Al torneo voluto e organizzato dalla Società rionale Montedoro, di cui era Presidente il Cav. Biagioni, non mancava “il barrino” che Enzino Casacci, ‘Strapazzino’, apriva proprio per l’occasione.

Potrà sembrare sciocco ricordarlo a 45 anni di distanza, eppure quei due mesi estivi hanno significato molto per molti della mia generazione. La Società rionale Montedoro oltre al Presidente annoverava nel direttivo Venanzio Ciliberti (avvocato), Umberto Michetti (ragioniere), Giulio Rossi (mio padre detto ‘Tombolino’), Franchino Bani (il fotografo), Carletti (il Fuffo), Vincenzo Benni (ragioniere) e Giorgio Perugini, per tutti ‘il maestrino’, vera mente e per anni responsabile tecnico della squadra di Montedoro, la prima storica vincitrice del torneo. L’idea di fare un torneo cittadino maturò in seno a quella dirigenza e fu un successo destinato a segnare le estati tifernati per almeno un lustro.

montedoro1La prima edizione, anticipata addirittura da una gimkana automobilistica nel campo di gioco, vide scontrarsi i rioni del centro storico e Montedoro, il primo rione nato fuori delle mura cittadine. La finale, con le tribune piene in ogni ordine di posto (anche sopra il “muro” degli orti di Via Petrarca) venne vinta dai padroni di casa contro la fortissima formazione del rione S. Giacomo, con un calcio spettacolare e giocatori che oggi farebbero la fortuna di molte squadre professionistiche e non. Nella mia mente resta scolpita questa formazione: Ennio Riponi (detto Fedora), Fabio Cozzari, Petri, D. Volpe, Raffaele Gragnola, Cenciarini, Marco Bani, Michetti, A. Perugini, Roberto Rossi, R. Volpe, Oscar Bellanti, Angelo Pauselli (Ambolone), Brunino in panchina; i giovanissimi G. Michetti, M. Bracchini, Daniele Feligioni, C. Quieti, Carlino Cecci, i gemelli Polchi, Pino Carletti, Claudio Carletti (il Cica), Sandro Rossi (il Mulo), Gino Pippolini e Enrico Mercati (Grissino), Mario Signorelli e FabioPerugini (e mi scuso per tutti quelli non citati in buona fede).

Ebbero la meglio sulla fortissima squadra del rione S. Giacomo. Di successo in successo l’iniziativa divenne riferimento anche per le altre realtà cittadine e le rappresentanze agguerrite delle località del comprensorio. Mitiche le partite giocate contro la formazione di Citerna, che per l’occasione presentava in campo addirittura una lunga lista di giocatori provenienti dall’hinterland di Roma (una Lodigiani che militava in serie D mascherata). Anche gli arbitri delle serate Stinchi (Pepe), Spelli e Vigna vanno ricordati per la loro simpatia nel discutere con noi calciatori estivi.

Indimenticabili le partite contro il rione Prato. I tifernati dai 40 anni in su non possono non avere ricordi della manifestazione.

Basti pensare che per assistere alle gare si rendeva necessario raddoppiare la tribuna dello stadio di S. Pio X. Per non contare quanti si assiepavano negli orti delle case popolari (quelle con le persiane grigie e verdi soprattutto) circostanti, per risparmiare sul biglietto d’ingresso.

Tutti ricorderanno un calcio fatto di valori che attualmente sembrano valere solamente per un libro di ricordi e che invece dovrebbero essere riscoperti e valorizzati..

Il sano agonismo, il piacere della competizione, il gusto del contraddittorio spinto fino agli eccessi, ma tanto rispetto e tantissima amicizia. E poi c’era lui, il “Mago” Herrera su tutti!!!, lui che, tifosissimo del Montedoro, dove abitava, chiamava il trio Bani, Rossi, Volpe “gli angeli dalla faccia sporca” come i mitici argentini. Per noi giovani calciatori del Città di Castello è stato un secondo padre! ◘

di Roberto Rossi


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