Dossier. L'avventura educativa
Alla fine dobbiamo scegliere: favorire gli acquisti di Natale, l’apertura della stagione sciistica o mettere in primo piano la questione della scuola, legata al futuro delle giovani generazioni. La disattenzione con la quale abbiamo seguito l’inizio dell’anno scolastico è sintomatica e il conto lo pagheranno i nostri ragazzi.
L’invito di Massimo Recalcati a rimboccarsi le maniche perché la vita non è un’autostrada lineare e i giovani possono recuperare il tempo perduto, è solo il dritto della medaglia. La lunga chiusura primaverile ed estiva non è stata utilizzata per affrontare la questione degli insegnanti e tantomeno quella dei trasporti. Abbiamo assistito a un turbinio di persone che circolavano nelle classi per rimpiazzare i docenti abituali o si è ricorsi alla didattica a distanza come se fosse la panacea di tutti i mali. Stessa cosa si dovrebbe fare per riorganizzare orari e trasporti per evitare l’affollamento nelle ore di punta.
Ma il vero problema è un altro: sono state completamente misconosciute le nuove generazioni, sacrificate alla logica del potere che governa il mondo. Gli adulti dovrebbero aprire la strada ai piccoli e ai giovani per salvaguardare la loro libertà e la loro originalità, anche perché essi hanno bisogno di ascolto, di empatia e di rispetto. Affidarsi completamente alla tecnologia significa perdere il rapporto educativo e umanizzante della scuola che coltiva invece le relazioni umane.
Ci troviamo a una svolta della storia in cui le generazioni devono creare una alleanza inedita per abitare il mondo, che richiede creatività e armonia, anziché competitività e flessibilità. Riannodare i fili tra giovani e adulti ci libera non solo dal Covid, ma dall’individualismo.
di Achille Rossi