Venerdì, 06 Dicembre 2024

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Il pianeta B

Con gli occhi di Alice

silvia romano2

Se di questo mondo siamo stanchi e… vorremmo scendere... Beh, fra venti anni potrebbe essere una realtà.  Elon Musk, il secondo uomo più ricco del mondo, un signore di 49 anni che fin da giovanissimo le ha azzeccate proprio tutte, lo ha promesso. Soltanto pochi giorni fa Musk ha annunciato che ha venduto tutte le sue proprietà (tranne le azioni di Tesla e SpaceX che comunque sono schizzate ad alte quote!) con l’unico scopo di realizzare una città sostenibile su Marte, dove vuole arrivare fra pochi anni!  E se lo dice lui che è un visionario talentuoso, la tentazione del meraviglioso progetto ingegneristico-spaziale (come si può... per chi come me di fisica e dintorni non capisce un’acca) è fortissima.

Siamo pronti per una civiltà spaziale prossima ventura abitata da una specie multi-planetaria? Forse ci sarà un certo numero di persone che non vede l’ora di salire sul super razzo predestinato alla mission e ritiene il progetto di Musk una gran trovata! Questo pianeta è troppo affollato, troppo inquinato, privo di risorse che abbiamo predato fino al loro esaurimento? Il pianeta B è pronto. Forse sono davvero molti che, magari non faranno la fila per un viaggio un po’ impegnativo, ma pensano scientemente che le innovazioni tecnologiche indispensabili per mettere una bandierina sul suolo del pianeta rosso ci porteranno dei magnifici benefici! Scoperte sconvolgenti e mirabolanti di cui pregustano la goduria. Ma sicuramente c’è un altro partito di scettici che non credono proprio a questa possibilità avveniristica veramente troppo ambiziosa! E poi c’è pure un’altra piccola patria di individui che non sanno se crederci o meno, ma sono così affezionati a questo pianeta, che rappresenta l’orizzonte di ogni giorno per se stessi e per la propria tribù di riferimento, e così desiderosi di riparare i danni che la civiltà industriale ha combinato, che invece vorrebbero vedere i ghiacciai al loro posto a garantirci riserve idriche e permafrost integro, mari e fiumi puliti, prati verdi e cielo blu per dirla con una cartolina.

Forse un’ipotesi di questo tipo è ancora più utopistica della colonizzazione di Marte, però ha il fascino del mitico paradiso terrestre, e anche più verosimilmente del paesaggio che abbiamo avuto per qualche migliaio di anni, com’è noto, fino al precipitare degli eventi.

Se posso dire la mia posizione, mi piacerebbe stare dalla parte dei progressisti, di quelli che si entusiasmano per le sfide della tecnologia e delle invenzioni più esaltanti, ma la mia natura di inguaribile sentimentale mi induce ad abbracciare la schiera di chi si commuove per le balene uccise, per gli incendi nell’Amazzonia e per la fine dei laghi più belli della Terra.

Ma poi alla fine non sono solo questioni di cuore, piuttosto di lessico, ovvero di un altro genere di “progresso”. ◘

di Daniela Mariotti


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