Venerdì, 19 Aprile 2024

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The Irishman

Con gli occhi di Alice

silvia romano2

All’inizio del film incontriamo il protagonista Frank Sheeran, chiamato l’irlandese, un anziano veterano della Seconda Guerra mondiale. Questi, oramai in una casa di riposo viene “stanato” dalla macchina da presa seduto su una sedia a rotelle mentre “scorrazza” lungo un corridoio. Inizia così il suo racconto in voce fuori campo. Negli anni cinquanta è autista di un camion incaricato di fare consegne. Ma fa un gioco sporco: di nascosto vende parte del contenuto delle spedizioni ad un gangster locale. Viene alla fine scoperto e denunciato per furto. E inoltre gli viene chiesto di rivelare al giudice i nomi di eventuali complici. Siccome l’uomo si rifiuta ostinatamente di fare i nomi, entra nelle grazie della famiglia mafiosa di Russell Bufalino, che lo contatta. Ed in tal modo Sheeran andrà a “dipingere case” un eufemismo che sta a significare “uccidere su commissione”. Viene un giorno presentato al noto Jimmy Hoffa, capo del potente sindacato degli autotrasportatori “International Brotherhood of Teamsters” che darà del filo da torcere a certi padroni e che ha legami finanziari con la famiglia Bufalino. Hoffa, che si sta difendendo da un collega e dal governo federale per attività sindacali poco chiare, diventa intimo di Sheeran, tanto che quest’ultimo viene addirittura scelto quale sua principale guardia del corpo. Nel 1960 Hoffa è contrariato dall’elezione a presidente degli Stati Uniti di John Kennedy. Sheeran collabora con la CIA per la tentata e fallita invasione di Cuba. Quando Robert Kennedy viene nominato procuratore generale, ad essere messo sotto accusa è ancora Hoffa che, arrestato, finisce finalmente in prigione. La sentenza di Hoffa viene commutata dal presidente Richard Nixon nel 1971, sebbene gli venga proibito di partecipare a qualsiasi attività del sindacato fino al 1980. Sheeran, per la sua spregiudicatezza, viene incaricato da altri gangster di eliminare Hoffa. Così uccide il sindacalista e nasconde il corpo, tanto che le indagini sulla scomparsa di quest’ultimo non porteranno mai a niente.

Basato sul libro L’irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa” di Charles Brandt e sulla vita di Frank Sheeran, The Irishman - afferma un critico in Internet - «è un’epopea gangster malinconica ed elegiaca, intima e ampia, che stratifica progressivamente tutto quanto sappiamo sul mafia movie, sul cinema di Martin Scorsese, del quale è un compendio (...), e sull’abilità recitativa di tre mostri sacri del grande schermo finora mai apparsi tutti e tre insieme».

Il regista Martin Scorsese famoso per grandi film tipo Mean Streets (1973) su un uomo diviso tra la volontà di fare l’arrampicata sociale con l’aiuto di un parente mafioso e l’amore per una sua cugina epilettica, Taxi Driver (1976) sulla discesa nell’inferno dei bassifondi di New York di un tassista reduce della guerra nel Vietnam, New York, New York (1977) sull’incontro di un sassofonista e una cantante nel giorno della resa del Giappone nel secondo conflitto mondiale, Toro Scatenato (1980) sull’esistenza di un pugile che ha come avversario fuori del ring se stesso, Il colore dei soldi (1986) sulla storia di una educazione sentimentale, L’ultima tentazione di Cristo (1988) su un uomo che tenta di opporsi alla scoperta della propria divinità, Quei bravi ragazzi (1990) sulla vita di giovani italo-americani a Brooklin, Cape Fear - Il promontorio della paura (1991) su un sadico, che uscito dal carcere, vuole vendicarsi di colui che ha contribuito alla sua condanna, L’età dell’innocenza (1993) su un giovane avvocato di successo che si innamora di una contessa una donna libera ed eccentrica, Casinò (1995) su un giocatore d’azzardo, The Wolf of Wall Street (2013) sull’ascesa e la caduta di uno spregiudicato broker newyorkese, realizza questo The Irishman dove indaga – come si è visto – sulla criminalità organizzata del tempo coi suoi intrighi, i suoi misteri, e i rapporti con la politica statunitense.

Dice il regista: «Ci piaceva arrivare a raccontare l’esperienza di una vita intera, in un film con al centro il cuore e la condizione umana. Si svolge nel passato, ma questo non lo rende meno contemporaneo, riferendosi all’immediata esperienza umana, in cui tutti possono identificarsi”. Altrove: «Da molti anni, con De Niro, volevamo fare di nuovo un film insieme, a quasi venticinque anni da “Casinò». Dopo alcuni tentativi mi parlò del personaggio di Frank, e facendolo si emozionò. Era sufficiente per capire come fosse la storia giusta, sentivamo di poter andare ancora più in profondità in quell’umanità che avevamo raccontato in Quei bravi ragazzi e poi in Casinò». ◘

di Pietro Mencarelli


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