Gli amici poeti di Walter Cremonte
Dopo cosa resta (Aguaplano, Perugia 2018), in cui sono raccolte liriche tratte da silloge composte tra il 2001 e il 2016, Walter Cremonte torna a farci dono del suo canto con la raccolta dieci poesie per gli amici (Morlacchi, Perugia), un breve e intenso percorso di scrittura, in uno stile piano e colloquiale, in cui ancora una volta, secondo una sua peculiare cifra stilistica, tessuta in una leggera trama di rimandi, inserisce la poesia di “amici-poeti”, cosicché fare poesia diviene una sorta di vibrazione corale, al di là del tempo e delle contingenze, chiamando accanto a sé chi ha già cantato drammi, emozioni, sentimenti, chi ha già detto dei sentieri tortuosi del nostro esistere. Ma se in altre liriche di precedenti raccolte la citazione trovava un suo fondamento nel nitore rappresentativo di versi o espressioni, in dieci poesie per gli amici Cremonte sembra rimodulare i versi di poeti, come nella prima lirica Cuore di luna, che rimanda al Canto notturno di un pastore errante di Leopardi, complice la mediazione dell’amico e poeta Paolo Ottaviani, che in un bellissimo haiku, posto in esergo, ha capovolto la prospettiva leopardiana. E così anche il pastore-poeta Cremonte non pone domande, ma ascolta la luna, che si rammarica di non poter acquietare la sua ansia e lo invita a contemplarla e a perdersi in lei nelle sere in cui è più bella.
Anche la lirica A un’anguilla è scritta nel ricordo di due poeti, Eugenio Montale e Fabio Pusterla, ma non per confermarne l’istinto vitale o per riprendere problemi di carattere ambientale, quanto per cogliere «l’attaccamento commovente alla vita» dell’anguilla, quello che l’ha «fatta attorcigliare quando è finita», senza che ne cogliesse il senso. L’anguilla di Cremonte non è sorella, come in Montale e Pusterla, ma sorellina, ponendo con estrema umiltà la propria poesia accanto a quella di altri, in una sottile riflessione metapoetica che è anche nella lirica La nuova umanità in cui la citazione da Fortini è trascritta solo in parte, con puntini di sospensione (e la poesia non muta nulla…), mentre Fortini concludeva con queste parole: «Nulla è sicuro, ma scrivi». E sento che questo pensiero è in fondo sotteso non solo alla breve silloge dieci poesie per gli amici, ma a tutta la poesia di Cremonte, che oscilla tra la percezione dei limiti del canto e la certezza della sua insopprimibile necessità. ◘
CUORE DI LUNA Sorgi la sera e di un vago pastore poi t’innamori? (Paolo Ottaviani) Sei così caro al mio cuore di luna e ti somiglio: semplice sono anch’io che sono un sasso pur così bella. Mi fai domande e io non so rispondere: vorrei tanto sapere non per me, ma per te che non t’acquieti. Ma guardami le sere che sono bella e in questo perditi. |
A UN’ANGUILLA Anguilla nel piatto del ristorante al Trasimeno non sei più la sorella di Montale e Pusterla non sei più quella che va dal Baltico ai nostri fossi a portare, forse, un senso alla vita e non sei quella ancora più sorella, nel Reno a imputridire imputridita del nostro putridume globale tu niente di tutto questo, soltanto l’attaccamento commovente alla vita che t’ha fatta attorcigliare quand’è finita e non hai chiesto il senso forse è mancato il tempo non hai capito perché (un po’ come me e m’è rimasta in bocca una spina, sorellina). |
LA NUOVA UMANITÀ Sotto il filo spinato strisciare mordere l’aria mordere i sassi questa la nuova umanità noi li dovremo incontrare, ascoltare insieme faremo di nuovo libertà (ma tanta è la stanchezza non so se ci vedremo, se ci riconosceremo e la poesia non muta nulla…) |
BREVE NOTA BIOGRAFICA |
di Ombretta Ciurnelli