Il fatto del mese. La Lega scrive alla scuola Franchetti di Fighille
Vi sono persone che parlano e poi pensano, altre che pensano e poi parlano e quelle che parlano senza pensare. I tre leghisti umbri, che hanno alzato la voce contro la scuola elementare di Fighille perché una maestra ha fatto leggere, in classe, un testo di Averroè a una madre di uno studente arabo, appartengono alla terza categoria. “Qui si insegna l’arabo ai bambini italiani” hanno protestato i parlanti. E presa carta e penna hanno scritto una vibrante protesta alla scuola primaria Franchetti di Fighille: «… durante la mattinata di giovedì 21 gennaio, una madre si sarebbe improvvisata insegnante e avrebbe impartito lezioni di arabo. Riteniamo doveroso che la scuola relazioni in merito a quanto accaduto. Sembra, infatti, che la donna non sia in possesso di alcuna abilitazione all’insegnamento, e se ciò trovasse conferma, sarebbe alquanto grave per di più in un momento di emergenza sanitaria...».
A parte il fatto che l'emergenza sanitaria con la presunta mancanza di abilitazione della insegnante-madre c'entra come i cavoli a merenda, i leghisti hanno preteso la giustificazione dalla scuola: «Perché si insegna arabo e non dialetto? Magari lumbard?».
E deve essere stata una cosa molto grave, se per stigmatizzarla si è mosso un triumvirato regionale con tanto di patacche attaccate al bavero: il Vicesegretario della Lega Umbria, On. Augusto Marchetti, il Commissario Provinciale per Perugia Manuela Puletti e il Consigliere regionale Valerio Mancini.
La Dirigente scolastica, educatamente, ha risposto che la lettura in classe di testi ad alta voce, anche in lingue straniere con l’intervento dei genitori, fa parte di un progetto didattico “Leggendo superiamo le barriere”, approvato dal Consiglio dei Docenti e dai genitori, già in essere da alcuni anni. Operazione quindi da lodare piuttosto che criticare, perché volta ad ampliare l’orizzonte formativo degli studenti, mettendoli a confronto con culture diverse. Se i triumviri avessero minimamente riflettuto, avrebbero capito che senza la cultura araba non avrebbero imparato né a leggere né a scrivere né a far di conto... E quindi, loro stessi sono debitori di culture diverse. Se avessero contato fino a dieci, non si sarebbero coperti di ridicolo. Ma i numeri sono arabi, e forse questo rappresenta un ostacolo insuperabile. Ma a essere puntigliosi anche l’algebra l'hanno inventata gli arabi. E pure gli algoritmi. Per non dire della medicina studiata in tutte le università europee sui testi di Avicenna per sette secoli. A onor del vero non potremmo leggere nemmeno Le Mille e una Notte, La lampada di Aladino, immergersi nelle atmosfere misteriose dei suk arabi, che hanno riempito la fantasia di generazioni di bambini. O forse si sono fermati solo alla lettura di Alibaba e i 40 ladroni!? La stessa Divina Commedia è strutturata su un canovaccio di provenienza araba. E Averroè è quel grande filosofo arabo che ha tradotto minuziosamente i testi di Aristotele, facendoli pervenire fino ai nostri giorni come tanta parte della cultura classica. Dunque, se parlano e se scrivono, i leghisti sono debitori della cultura araba. A loro insaputa, perché avendo la fonte del pensiero altrove o non pervenuta, non possono comprendere ciò che si insegna in tutte le scuole, dalle elementari all’università.
Probabilmente nessuno si interesserebbe alle loro intemerate, se non fosse che questi signori si candidano al governo del Paese. Ma per loro la "cultura" è un orpello, un mix tra esibizionismo e crassa ignoranza, cosa di cui ha dato prova il loro capo, chiedendo tutto il potere per governare al Papeete; sulla spiaggia; in mutande; circondato da oba oba che gli facevano l'ola ola. Sono gli stessi della mascherina a giorni alterni in tempi di pandemia; quelli che rifiutano l'Europa però ci dia gli sghei; quelli dei porti chiusi e delle osterie aperte. E sono gli stessi che qualche anno fa hanno impedito l’accesso di bambini extracomunitari alla mensa scolastica della scuola elementare di Adro perché insolventi, cioè poveri. È questa l’educazione che a loro interessa: la discriminazione?
Allora non è la scuola di Fighille a dover giustificare ciò che è normale prassi educativa, ma il triumvirato dovrebbe spiegare come sia possibile ricoprire cariche pubbliche con una dose così greve di idiozia.
Dovrebbero chiedere scusa e andare alla scuola Franchetti di Fighille, e farsi leggere una pagina in lingua araba dalla madre-insegnate-per-caso. Sono piccoli segni da non sottovalutare: questa intolleranza ha illustri precedenti storici di cui bisogna conservare memoria. ◘
di Antonio Guerrini