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Il "Partito di Draghi" a sua insaputa

silvia romano2

Senza governo, sembrava di essere entrati in un labirinto. Senza vie d’uscita. Ma no, una via d’uscita c’era, eccome, ed era quella di un governo Draghi, caldeggiata da mesi da tutti i poteri forti d’Italia che contano. Innanzitutto dalla Confindustria di Bonomi e Bonometti. Per loro l’«Avvocato del popolo» (del popolo minuto) e i 5S (piccola borghesia declassata e impoverita dominata da istinti di vendetta roussoiano-robesperriani) erano, e sono, come il fumo negli occhi: lorsignori non hanno mai sopportato né i «soldi a pioggia» (reddito di cittadinanza, ristori, ecc.), né la priorità della salute pubblica sull’economia privata (dove è stato fatto il contrario, vedi la Lombardia confindustriale, il risultato è sotto gli occhi di tutti), né il progettato intervento dello Stato nell’economia. Per Bonomi e Bonometti, Mario Draghi dovrebbe essere, insomma, il Salvatore della patria (dei profitti privati, e alla malora i ceti più deboli e il Mezzogiorno d’Italia).

L’ideologia bonomettista è comune, manco a dirlo!, all’ex-Fiat della famiglia Agnelli-Elkann, che, con la fusione con la Psa, si avvia, a quanto pare, a trasformarsi prevalentemente in una holding finanziaria (dopo aver ricevuto oltre 6 miliardi di prestito statale), pronta a manipolare, più di prima, l’opinione pubblica italiana, impadronendosi della stampa che conta («Stampubblica») e recidendo i rami secchi (la rivista “MicroMega”, attiva da 35 anni, una delle poche voci critiche rimaste). Ebbene, da questa stampa «libera», e da tante tv collaterali, da mesi s’invoca il nome di Draghi come il nuovo Salvatore («il sogno nel cassetto» di Massimo Giannini).

il partito di draghi a sua insaputa altrapagina mese febbraio 2021È dunque questo il «Partito di Draghi», in realtà a insaputa di Draghi, e di cui «LauRenz d’Arabia», l’uomo-bomba appena tornato da Riad, si è fatto l’«eroico» interprete, sfasciando la vecchia maggioranza, impedendo la formazione della nuova, e beffando anche i suoi, assetati di poltrone? Io penso che il presunto partito di Draghi ha fatto i conti senza Conte, sì, ma anche, forse, senza Draghi. Il quale potrebbe riservare delle sorprese. Un governo tecnocratico, di tecnici, esperti e competenti, è sempre un governo politico: le competenze sono solo i mezzi, il fine della politica è il bene della polis, della comunità nazionale. Anche un tecnico fuori della politica (Conte lo era) può rivelarsi un buon politico: a condizione di essere un «giusto» punto di equilibrio e di armonizzazione tra gli interessi in conflitto, con un occhio in più a favore dei più deboli e bisognosi.

Perché Draghi, che ha avuto anche esperienze politiche pregresse, non potrebbe rivelarsi un buon politico? Se si esclude il voto anticipato, come vuole Mattarella, due sono le ipotetiche vie d’uscita dalla crisi: a) un «governissimo», approvato da tutti i partiti, da cui si sfilerebbero però almeno FdI e 5S, via che quindi sembra impercorribile; b) l’allargamento della vecchia maggioranza, ossia una «maggioranza Ursula», con dentro 5S, Pd, LeU, gruppi centristi, FI o transfughi di Fi, e ancora, perché no?, l’Iv di Renzi (ancora lui!), che, nel vicolo buio in cui si è cacciato, difficilmente potrebbe negare il consenso a Draghi, il cui governo sarebbe però molto più forte e autorevole per poter essere ricattato dal diabolico sfascia-tutto arabo-rignanese. ◘

di Michele Martelli


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