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È una delizia per gli appassionati di Storia e una preziosa miniera di notizie per tutti gli abitanti e i lettori della Valtiberina, questo lavoro profondo e puntuale di Alberto Barelli.
L’oggetto centrale della narrazione è, naturalmente, la vicenda del condottiero Baldaccio di Anghiari (pare, originario di Castello dei Sorci).
Un condottiero di cui, il grande Machiavelli nelle Historie fiorentine scrisse: «Intra molti altri capi dell’esercito era Baldaccio d’Anghiari, uomo in guerra eccellentissimo, perché in quelli tempi non era alcuno in Italia che di virtù di corpo e d’anima lo superasse».
Questo era Baldaccio, nato nel territorio della Valtiberina toscana, lo stesso di Borgo Sansepolcro di Piero della Francesca e Caprese Michelangelo di Buonarroti.
Ferito a morte, gettato da una finestra di Palazzo Vecchio a Firenze, decapitato, denudato e lasciato alla mercé del pubblico in circostanze torbide e scandalose per il governo dei Medici.
Prima di affrontare questa vicenda, ricostruendone attraverso le molteplici voci di studiosi e storici la vera dinamica, l’Autore del saggio delinea un quadro dettagliato e affascinante dell’ ”avventura delle armi nel Quattrocento” – focalizzato in particolare nell’Italia centrale, tra Firenze e la Valtiberina – e dell’avvicendamento delle armate: a partire dai Capitani di ventura (compagnie) fino ai Condottieri (condotte).
In particolare, Firenze, con le sue frequenti cospirazioni, le sue lotte interne, le sue alleanze tattiche e strategiche rappresentano il “focus” dell’analisi di Barelli che, peraltro, dedica molte pagine a Firenze stessa a cui riconosce l’altissimo ruolo culturale (si pensi a Masaccio, Brunelleschi, Donatello, Beato Angelico, Piero della Francesca, Leonardo e più avanti Machiavelli, Michelangelo e altri).
Per quanto riguarda il quadro militare, è sottolineato il passaggio dai Capitani di ventura ai Condottieri che sfuggivano, per quanto al loro servizio, alle mire totalizzanti dei Signori.
In ogni caso, tornando a Baldaccio d’Anghiari, a proposito del ruolo politico, sociale e militare da lui ricoperto, è necessario ricordare tre dati importanti:
1) Il legame con Braccio Fortebraccio da Montone.
2) La profonda amicizia con Neri di Gino Capponi, figura di notevole spicco nella Firenze
Medicea.
3) La sua fedeltà al Papa (Eugenio IV) che, dopo molte controversie, ottenne Borgo S. Sepolcro
in cui Baldaccio ebbe un ruolo di grande rilievo (si vedano, ad esempio, i suoi rapporti con i
banchieri ebrei).
Dopo aver descritto, dalla I° alla VI° Parte del libro, le vicende biografiche e militari di Baldaccio, nell’ultima Parte viene raccontato il feroce assassinio consumato a palazzo Vecchio.
Qui, l’Autore espone la sua personale ipotesi sul delitto: analizzando le lacune delle ragioni ufficiali e i limiti delle ricostruzioni storiche, aggiunge nuove rivelazioni sul ruolo che ebbe in tale fatto Cosimo de’ Medici e quello degli esecutori materiali.
Con l’intelligenza, lo studio comparato e approfondito di molteplici fonti e l’analisi meticolosa dei fatti, Barelli riesce a far luce su questo “giallo lungo cinque secoli”.
Possiamo solo dire che è rarissimo poter gustare un saggio storico come se si leggesse un romanzo e anche la bibliografia è ricca, come si addice alla migliore tradizione storicista.
Davvero un lavoro interessante, pregevole e di grande comunicativa!! ◘
Di Ambra Bambini