Editoriale
L’Italia è una Repubblica democratica fondata sulle lotterie. Se proprio si deve cambiare la Costituzione, bisogna partire dall’art. 1. Perché la Costituzione materiale ha preso il sopravvento su quella scritta: il lavoro diminuisce, il ricorso alle lotterie aumenta. Abbiamo cominciato da lontano con “Lascia o raddoppia”, la madre di tutti i quiz. Poi con l’1x2 delle schedine del Totocalcio: la Sisal. Infine la svolta nazionalpopolare: la televisione. Sanremo, con la lotteria abbinata ai cantanti, ha fatto diventare milionari tutti gli italiani nell’immaginario. Tutti hanno sognato di comprarsi il frigorifero, la macchina, la vacanza al mare, e l'amante, con la vincita assicurata dal magico biglietto della lotteria. La ruota della fortuna e il vaso pieno di fagioli da contare hanno fatto il resto.
Le lotterie sono cresciute di pari passo col boom economico. Siamo passati dalla 500 ai Suv così come dai quiz alle slot machines. Una sarabanda infinita. Abbiamo superato la fama degli inglesi. Lotto, scommesse, Enalotto, Bingo, Bongo, Gratta e Vinci, Paga e Perdi, che rispetto ai quiz della domenica, sono come la cocaina pura in confronto col metadone.
Ma c’è di più. Con l’introduzione della lotteria degli scontrini della spesa e con i pagamenti elettronici per combattere l’evasione fiscale siamo entrati nella next generation della globalizzazione ludico-popolare. A fine anno, in una sola settimana, 8 milioni di italiani si sono iscritti al magnifico gioco che promette rimborsi-spese e la partecipazione finale a un sacco di premi estratti a sorte, una corsa che appassiona più dell’epico scontro Renzi-Conte. Molte persone, che hanno poca dimestichezza con le nuove tecnologie, hanno fatto corsi serali di addestramento per poter entrare nel sito che consente di iscriversi alla platea dei possibili vincitori.
Si vince comprando. La logica è sempre la stessa: per uno che vince, ci sono milioni di italiani che perdono. Se il cittadino non paga le tasse non importa, lo Stato dà la caccia ai soldi, non agli evasori. Gli unici che non spendono nelle lotterie sono proprio loro, perché hanno già vinto senza partecipare: gli basta portare il gruzzolo nei paradisi fiscali. Sono i disgraziati, attratti dalla pubblicità del tutto gratis, del bonus, della vincit facile, a cadere nel tranello. ◘
Redazione l'Altrapagina