Risponde Enrico Paci per "Europa Verde"
Enrico Paci, noto esponente del mondo culturale tifernate, rappresenta localmente Europa Verde. Gli chiediamo cosa significa essere ecologisti oggi. Ci risponde: «I cambiamenti climatici si sono trasformati da previsioni sibilline a fatti di cronaca, con morti e devastazione. La natura ci sta urlando di cambiare il nostro modo di relazionarci con l’ambiente che ci circonda. Essere ecologisti non è più una questione di ‘sensibilità’ verso tematiche ambientali. È diventata una questione di sopravvivenza della specie umana».
E a livello locale?
«Città di Castello ha delle potenzialità enormi sul piano ecologico, come laboratorio di sostenibilità. Non a caso Alexander Langer la scelse per la sua Fiera delle Utopie Concrete, per sperimentare nuove strategie di conversione ecologica. È triste vedere come le amministrazioni comunali che si sono succedute non abbiano fatta propria alcuna idea, alcuna visione di questo incredibile progetto. È rimasta tanta utopia (senza la componente del sogno) e niente concretezza».
Più specificamente come si muove Europa Verde nella scena politica tifernate?
«Europa Verde è nata come movimento politico in Umbria soltanto due anni fa, per le regionali. È discendente dei Verdi e fa propria l’esperienza degli European Green, movimento paneuropeo di cui fa orgogliosamente parte. A livello comunale insieme a Castello Cambia, al Movimento 5 stelle e a La Sinistra abbiamo creato un Coordinamento per il cambiamento e stiamo intavolando un confronto con il Partito Democratico in vista di una possibile coalizione unica di centro sinistra. Le sfide, e le opportunità, che abbiamo davanti possiamo vincerle solo tutti insieme. Mi riferisco non solo a quella di scongiurare una scellerata amministrazione marcata “Lega”, ma alle sfide e alle opportunità di questa epoca storica. C’è poco da fare il teatro dei burattini della politica, c’è bisogno di agire in praticamente tutti i campi della vita umana, con urgenza, lungimiranza ed entusiasmo».
Tu fai parte di associazioni, movimenti civici... C’è tanta attenzione per il bene comune quanto disinteresse per la politica.
«È vero. La politica è vista come distante, come un muro, un ostacolo. E lo penso anche io. A livello locale sembra sia diventata un giocattolone di alcuni, con pedine da muovere e posizioni da acquisire tra spartizione di assessorati, nomine di partecipate, fondazioni… La soluzione però non è solo essere bravi e impegnati come membri della società civile. Bisogna fare il salto dall’altra parte, altrimenti tutte le azioni che facciamo come società civile resteranno sempre, se non vane, comunque incomplete. L’amministrazione comunale dovrebbe fare da catalizzatore di tali generi di attività. Si avverte invece, di fronte a tentativi di gestione comunitaria della cosa comune, la sensazione che siano vissuti da chi amministra come scocciature e invasioni di campo piuttosto che opportunità di crescita di una intera comunità».
Il Recovery Fund sembra prospettare risorse concrete per un futuro diverso.
«Sembra davvero che per la prima volta ci saranno i soldi per realizzare tanti progetti ambiziosi. Bisognerà farsi trovare preparati a questo appuntamento costituendo un ufficio apposito per rintracciare i fondi europei e per dare informazioni ai cittadini sulle opportunità che anche ai privati vengono date dall’Europa (ma anche da fondi statali e regionali). Mi immagino, oltre a un portale internet, dei locali fisici destinati proprio a questo. Una sorta di show-room dove i cittadini possono raccogliere informazioni e osservare i progetti per la città e le opportunità per i privati. Pubblico e privato devono tornare a giocare insieme».
Qualche esempio?
«Sparo un po’ a raffica: Autosufficienza energetica (con le comunità energetiche); mobilità dolce con città e frazioni ricucite nel loro assetto urbanistico, funzionale ed estetico, da percorsi ciclopedonali in collegamento con stazioni ferroviarie e bus, nonché con l’incentivazione dei veicoli elettrici (in primis devono esserlo i mezzi pubblici e quelli degli enti pubblici); gestione dei rifiuti con obiettivo “rifiuti 0” e la creazione di una filiera del riciclo e riuso; riconversione del tabacco con la coltivazione della Canapa (con creazione della relativa filiera), prodotto dagli utilizzi industriali infiniti e dalle altissime capacità rigeneranti dei terreni contaminati da colture inquinanti; incentivazione dell’agricoltura bio, biodinamica e della permacultura; aumentare gli standard di salubrità di aria, acqua e suolo con monitoraggi costanti e operazioni di bonifica; creazione di una fontanella dell’acqua per ogni quartiere e ogni frazione; riqualificare il territorio tenendo centrale il valore della bellezza di cui la nostra valle trabocca (una periferia, una zona industriale, uno svincolo, una strada di collegamento perché mai dovrebbero dare senso di abbandono e degrado?!); valorizzare gli spazi e gli usi comuni facendosi catalizzatori dell’iniziativa comunitaria (che oggi viene fatta pienamente esprimere solo quando si tratta di sagre e veglioni...)» ◘
Imparare dagli errori del passato
Risponde Stefano Picchi per il "Movimento 5Stelle"
Redazione l'Altrapagina