Sul continente africano si scatenano gli appetiti delle multinazionali e le mire dei grandi Paesi extraeuropei desiderosi di controllare le risorse di oro, diamanti, uranio, di cui è ricco il continente.
Con la globalizzazione le classi dirigenti locali si sono limitate a contenere le spese statali, a privatizzare l’economia, a pagare il debito estero, come ha spiegato lucidamente Susan George in uno studio diventato un classico. I cosiddetti “aggiustamenti strutturali” hanno fatto crescere la povertà, l’insicurezza sociale, l’esplodere di guerre fratricide e il desiderio di scegliere la via dell’emigrazione.
In questo contesto si diffonde il terrorismo jihadista che dilaga dalla fascia sahariana fino al Mozambico e al Corno d’Africa. Spesso vengono reclutati giovani che non hanno prospettive di futuro, con scarsa cultura e costituiscono bande criminali che seminano terrore e morte senza che gli Stati possano offrire servizi e protezione. Gli immensi spazi del Sahel, con le aree desertiche, rendono difficile controllare le frontiere. La zona delle tre frontiere tra Mali, Burkina Faso e Niger è un’area dove vige il terrore, per il vuoto lasciato dalle popolazioni in fuga. La politica della terra bruciata favorisce traffici di ogni genere, dalle armi alla droga. Il terrorismo, comunque, è utilizzato dalle potenze coloniali per consolidare la loro presenza militare e strategica nel continente.
Quello che non stupisce è che il terrorismo in Africa provenga dai Paesi del Golfo e soprattutto dall’Arabia Saudita, che esporta un salafismo radicale fondato su una interpretazione letterale e anacronistica del Corano. Con i suoi petrodollari costruisce moschee e forma i predicatori africani del jihadismo militare. Sarebbe bene che l’Europa cessasse di flirtare con un regime che calpesta qualsiasi diritto e stravolge la convivenza pacifica tra l’islam e le altre tradizioni religiose. L’Africa meriterebbe ben altro. Il suo destino è collegato a quello dell’Europa, che non ha condiviso la medesima storia, ma avrà di certo lo stesso futuro.
DI Achille Rossi