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Destra di governo e di opposizione

Regione. Se l’opposizione alla Tesei (Lega) la fa Zaffini (F.lli d’Italia)

destra di governo e di opposizione altrapagina mese marzo 2021

Nulla di sconvolgente in ciò che sta ac­cadendo in Umbria, dove un senato­re di F. d’Italia (Zaffini), spalleggiato (più blandamente) dai seguaci um­bri, da tempo non risparmia attacchi e critiche alla Presidente di Destra della Re­gione umbra.

Il senatore rimprovera alla Giunta regionale poca efficienza e determinazione in partico­lare rispetto alla gestione della pandemia, che evidentemente in Umbria va peggio che nelle altre Regioni, accusandola di “dormic­chiare”, mentre servirebbe tutto il dinami­smo possibile per fronteggiare l’emergenza e segnare, proprio sul piano dell’efficienza, la differenza con una Sinistra che è stata mandata a casa dagli umbri perché non ne potevano più di tatticismi e traccheggia­menti.

Il destro-senatore, in particolare, sembra cal­care la mano sulla gestione “straniera” della sanità, puntando il dito sull’Assessore veneto Coletto e il suo seguito di figure apicali, inca­paci, a suo dire, di gestire la macchina sanita­ria per deficit di conoscenza dello strumento e del territorio. Anche se l’attacco in questio­ne potrebbe essere considerato l’ennesimo tentativo di strappare qualche presidenza o qualche incarico a favore degli amici.

La cosa che alla fine desta stupore, per de­terminazione e toni accesi, è l’attacco di un alleato della Presidente della Regione, seppur poco spalleggiato dai membri del Consiglio e dal Presidente del Consiglio stesso, che sulla vicenda tiene un profilo più prudente e più “istituzionale”.

Il senatore Zaffini, pur essendo un personag­gio guasconesco e dai modi diretti, se ha de­ciso questo comportamento avrà sicuramen­te validi motivi “politici”, speriamo.

La questione, pur partendo da Destra, non può non chiamare in causa la Sinistra, dove l’inconsistenza dell’opposizione, che si limi­ta a rintuzzare la crisi sanitaria con minore determinazione della Destra, finisce per con­segnare l’intero campo politico alla Destra stessa, che in mancanza di un avversario all’altezza, si fa governo e opposizione.

La vicenda, se ve ne fosse bisogno, mette an­cora più in evidenza la pochezza del Centro Sinistra, che così perde definitivamente il ruolo di già “mite oppositore se non di propo­sitore come più volte dichiarato da alcuni”, risultato e sommatoria di errori clamorosi e di opportunismo.

Le elezioni regionali del 2019 erano già se­gnate da queste volontà distruttive, e sarebbe utile in questo momento una riflessione sulla perdita del patrimonio della Sinistra umbra. Ma la sua classe dirigente, come purtroppo ha dimostrato la sconfitta di Perugia, è dispersa in una serie di bande che si fanno guerra l’un l’altra. Il risultato è una opposizione concen­trata unicamente sulla ricerca del consenso e sul mantenimento di rendite e di privilegi, incapace di analisi o di fare battaglie politiche serie, e disinteressata a qualsiasi dibattito o confronto vero (anche il commissariamento della Sanità è stato promosso da singoli cit­tadini).

Difficile dire da chi e come possa rinascere un dialogo, un confronto che possa andare oltre l’orizzonte temporale dell’attuale opportuni­smo dominante.

L’occasione potrebbe essere il congresso del PD, che in quanto forza prevalente e condi­zionante le sorti della Sinistra umbra, potreb­be provare, se ne avesse veramente la volontà, a realizzare quanto promesso al movimen­to delle sardine dopo lo scampato pericolo dell’Emilia Romagna, quel “tutta un’altra sto­ria” che avrebbe dovuto aprirsi a nuove espe­rienze e soggetti sociali attivi nel territorio e in politica.

Purtroppo, la fretta di eleggere il Segretario e il gruppo dirigente non va in questa direzione. La storia sembra ripetersi: chi gestisce il po­tere, anche dall’opposizione, non ha nessuna intenzione di mettersi in discussione, di aprir­si davvero alla società civile, di tornare nelle periferie, alle sedi territoriali, di riscoprire i temi del lavoro, del reddito, del welfare, tutte materie scivolose che è meglio evitare per non rischiare, e continuare a occuparsi di Sanità rincorrendo le mancanze degli altri.

Zaffini non è una vera opposizione e la Sini­stra, per quanto ricordato e per le responsa­bilità pregresse (segnata da continui scandali, sanitopoli, appaltopoli, concorsopoli), non c’è e non potrà esserci, per mancanza di classe di­rigente credibile, di responsabilità, di legame sociale con i ceti del lavoro e con quelli popo­lari segnati dalle diseguaglianze e dalla margi­nalità, e con dei giovani condannati alla preca­rietà e senza più pari opportunità di partenza.

Alla Destra non rimane altro da fare che oc­cupare tutto il campo e a Zaffini farsi opposi­tore di se stesso; nulla di cui stupirsi. Mentre a Sinistra il problema è ciò che non fa la Si­nistra. ◘

Di Ulderico Sbarra


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