La cultura non si LEGA

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silvia romano2

Ciao Roberto,
hai ragione: abbiamo fatto molte cose insieme. Ed è proprio per questo che con “la mia grande cultura”, come affermi con enfasi, non riesco a capire come sia stato possibile passare da “Giovani per il Terzo Mondo”, i cui punti di riferimento erano Dom Hélder Câmara, Oscar Romero, le Comunità di base, i Teologi della Liberazione, profeti del riscatto dei “dannati” della Terra, alla Lega dei Salvini, dei Bossi, dei Trota, delle lauree in Albania, dei Fontana, degli Zaia, dei respingimenti, del dio Po, delle ampolle e l’elenco sarebbe infinito, profeti delle partite Iva. Confesso che, ancora oggi, non riesco a fare questo salto mentale. Abbiamo anche collaborato in questo giornale. E, a suo tempo, ti chiedemmo di uscire quando ricopristi una carica politica, non diversamente dagli altri amici ugualmente approdati a incarichi pubblici (Ciliberti, Dottorini, Gambuli, Bani, Placidi Cumbo…). È strano, dopo tanto tempo, non aver capito che un giornale non può avere al suo interno militanti politici, perché non può stare dalla parte di chi controlla e di chi è controllato. È l’a, b, c del giornalismo. Peraltro, non abbiamo mai polemizzato settariamente, ma giornalisticamente perché non abbiamo mai fatto sconti a nessuno: neanche agli amici, come vedi. Il “bene”, di cui cerchiamo di parlare, non è né il mio né il tuo: è “comune”; è superiore alle nostre singolarità. È anche vero che facciamo “politica”, come qualunque mezzo di informazione fa, ma non nel senso militante di sposare la causa di un qualsiasi partito. Se ben ricordi, anche i tuoi scritti ne l’altrapagina avevano questo timbro e questa intenzionalità “politica”, che significa scelta di campo, di valori, di sensibilità, stare dalla parte degli ultimi. Ci siamo sempre opposti alla Lega in questo senso, perché, a nostro giudizio, rappresenta e ha rappresentato una caduta complessiva di valori nel nostro Paese e un imbarbarimento della società civile. Il Salvini che suona il campanello chiedendo “lei spaccia droga?” o che in mutande, al Papeete, chiede “tutti i poteri” circondato da ola ola mentre intona l’inno di Mameli, avrebbe dovuto produrre un fuggi fuggi dalla Lega per raggiunti limiti di (in)decenza. E invece è accaduto il contrario: e ciò dimostra a quale livello civile, politico e culturale sia stata posta l’asticella dal tuo partito. Per questo mi stupisce che tu, ricordando esperienze giovanili, che ci hanno aiutato ad aprire gli occhi su “Come muore l’altra metà del Mondo” (Susan George nel numero di febbraio), possa fare simili affermazioni. Leggi attentamente il dossier di questo numero per capire cosa accade alle porte di casa nostra, su cui voi, Lega, non spendete una parola, anzi appoggiate quegli Orban e quegli aguzzini che seviziano le persone.

Nel merito della vicenda, a un ex insegnante di matematica conveniva forse sorvolare sui numeri arabi, perché se è pur vero che essi provengono dall’India, sono stati valorizzati e hanno assunto uso universale grazie al perfezionamento apportato dagli arabi stessi. E se proprio si voleva insistere sugli astrologi, bisognava citare Ipazia, la filosofa e astronoma alessandrina che è stata uccisa per le sue idee scientifiche e filosofiche, fatta a pezzi e bruciata da fanatici cristiani dell’epoca, perché l’intolleranza non ha confini spazio-temporali, religiosi, geografici, mentali.

Ribadisco che il “nemico” per la Lega è “l’immigrato”: questa è l’intenzionalità di fondo delle vostre iniziative in materia, che proprio per tale a-priori sono tutte connotate politicamente. E non può esserci “idiozia” più grande di chi approfittando del proprio ruolo si gonfi il petto e faccia la voce grossa per incutere timore. Nelle cose che ho detto non c’è alcuno sfoggio di cultura. È il minimo sindacale per chiunque ricopra cariche pubbliche. A me sono servite solo per dimostrare che alla vostra classe dirigente qualche esame di recupero, come si faceva una volta, non farebbe male: un ripasso, un esame e poi si governa. E se si viene bocciati per manifesta incapacità, si fa un passo indietro. Chi ha la pretesa di governare non può ostentare idee situate sotto le scarpe, ma dovrebbe viaggiare con la testa tra le nuvole, come affermava Platone. Metafora che parla di orizzonti larghi, di alti profili, di visioni innovative, senza fermarsi, come accade dalle vostre parti, solo all’ombelico, al proprio particulare: i soldi, gli sghei, il mio, il nostro. Non c’è altro linguaggio che questo, nel momento stesso in cui la pandemia fa riscoprire che l’umanità è Una, è interrelata.

Posizione aggravata, nel fatto specifico, dal pretesto della madre araba che scrive alla lavagna come dimostrazione di indottrinamento: mi rifiuto di aggettivare questa considerazione perché sarebbe umiliante per te. La scrittura araba, come tutte le scritture iconografiche, ha un forte valore simbolico, estetico, artistico e religioso, per questo la madre che scrive alla lavagna non fa lezione, ma dà una dimostrazione di scrittura araba. Sei stato insegnante, possibile che non si capisca questa semplice cosa? E se fosse stata una madre cinese, o inglese piuttosto che spagnola, cosa sarebbe cambiato? Oppure dovremmo dire lombarda piuttosto che napoletana? O perché no, della vostra città? Magari del vostro rione? Forse meglio se dello stesso condominio: certo! La ristrettezza del perimetro si traduce in ristrettezza di pensiero: è questo il vostro tallone di Achille (mi scuso per la citazione colta).

Il vostro, sì, è un attacco politico, perché discrimina, separa, connota negativamente, erge un muro tra noi e loro, cosa che i bambini non fanno mai: non nel senso che voi date alle parole. Non ha invece discriminato la dirigente che ha offerto uno spazio a tutti, che a scuola non fa politica ma cultura; la politica la riserva al suo Comune e in altra veste. Una vera testimonianza di democrazia da parte di chi non legge le cose con un’unica lente: quella del “prima gli italiani”; del “padroni a casa nostra”, che significa anche “a scuola nostra”, “cultura nostra”, “razza nostra”, ma sa distinguere i piani.

E risulta pure che i genitori fossero informati, anche se gli organi scolastici da me citati non sono stati proprio esatti. Un peccato veniale per chi non è stato Dirigente scolastico. Se proprio si volesse capire chi fa politica a scuola, si ripassi la lezione di Adro, della scuola che esponeva la bandiera padana e non quelle italiana o europea, che all’ingresso aveva posto il sole padano della secessione, che nelle aule aveva appeso l’immagine di Gianfranco Miglio e non del Presidente della Repubblica, quella, sì, vero strumento di “pensiero unico”. Quella scuola che rifiutò i figli degli immigrati che non pagavano la mensa perché poveri. E sorvolo sulle altre questioni burocratiche, semplicemente ridicole alla luce della trasparenza con cui è stato esposto il lavoro fatto. I genitori contrari a “un qualcosa” ci sono sempre stati: anche ai nostri tempi! Do you remember la contestazione studentesca? Gli insegnanti di Sinistra e quelli di Destra? O i genitori diventati sindacalisti dei figli? O quelli che picchiano addirittura gli insegnanti?

È famosa la frase del comico Petrolini che disse a uno spettatore che lo fischiava: «Non ce l’ho con te, ma con quello che ti sta accanto e non ti butta giù dal loggione». Anche io non ce l’ho né con te né con la Lega: è troppo facile, e non vale la pena. Ce l’ho con la Sinistra per non avervi “buttato giù dal loggione”, ossia per non essere stata capace di arginare le vostre discriminazioni, i vostri argomenti rodomonteschi, le vostre comparsate, che ha taciuto in tutti questi anni senza sporcarsi le mani con i temi della povertà, dei migranti e delle disuguaglianze per puro calcolo elettorale.

E la Sinistra ha taciuto anche di fronte alla piccola/grande vicenda della scuola di Fighille, perché non capisce che oggi la politica è attraversata da questi temi. Che l’educazione è toccata profondamente dal confronto con le diversità e con l’Altro. Questo è il vero scandalo: che non si sappia più cosa sia fare opposizione, non solo istituzionale, ma culturale, sociale e politica. E invece bisogna tutelare gli insegnanti che, lontano dai riflettori, dove invece amano stare quei politici che speculano sulla pelle delle persone, fanno un lavoro prezioso, intelligente, difficile da imbastire, ma utile per il domani del Paese.

La forza della Lega è stata costruita sulla debolezza altrui e la vostra base è cresciuta grazie alla viltà, all’ignavia e agli egoismi della Sinistra. Per questo l’attacco alla scuola Franchetti andava stigmatizzato. Voi temete una scuola attenta, aperta, libera, perché temete la cultura, la gente che pensa con la testa e non con la pancia, che guarda il mondo e non solo ciò che succede di là del ponte o al proprio conto in banca. La cultura, caro Roberto, non si Lega. Per fortuna è un carburante che in questo Paese non manca e resiste a tutti i tentativi di volerla piegare al padrone di turno.

Sono stato lungo e solitamente non si fa così, ma bisognava rispondere, oltre che a te, a tutto quel caravanserraglio supponente, spregiudicatamente ostentato, che siete capaci di mettere in mostra quando aggredite i problemi. D’altra parte, con una Sottosegretaria (Borgonzoni) alla cultura che si vanta di non leggere libri e afferma che l’Emilia Romagna confina col Trentino Alto Adige, ci si può anche aspettare che tre triumviri più uno possano scambiare una dimostrazione di scrittura araba per una lezione di arabo.

A.G.